Tredici anni fa debuttava sul palco del Festival di Sanremo con Siamo tutti la fuori, un brano dalle sfumature pop e folk con richiami alla taranta salentina che colpì da subito la platea dell’Ariston e si piazzò in cima alla classifica delle “Nuove proposte” lasciando presagire immediatamente che il suo non sarebbe stato un semplice passaggio. Nel corso degli anni Emanuela Trane, aka Dolcenera, è diventata una donna e si è imposta in maniera sempre più prepotente nel panorama delle voci femminili italiane, cementano un percorso musicale grintoso, ricercato e contemporaneo, reinventando se stessa e la sua musica ad ogni album. A settembre 2015 è uscito Le stelle non tremano il sesto disco in studio della cantautrice che in questa intervista ci racconta il significato profondo che l’ha spinta a scrivere questo album, i suoi progetti e la storia di una canzone speciale che (per ora) resta chiusa in un cassetto.
Buona lettura.
Dolcenera su All Music Italia per la prima volta ed in occasione dell’uscita di un disco molto importante, Le stelle non tremano, annunciato oltre un anno fa e raccontato passo passo attraverso i social… Come mai questo disco è tanto speciale per te?
Durante tutta la fase di produzione di questo album mi sono divertita a raccontarne lo sviluppo e la realizzazione attraverso i social utilizzando l’hastag #astronavemusica ma ho sempre detto che non ero sicura sarebbe stato poi il titolo definitivo… Poi qualche mese fa è uscito Astronave Max (l’ultimo disco di Max Pezzali) e lì ho realizzato definitivamente che avrei dovuto comunque trovare un’altro titolo.
Per me Le stelle non tremano è una metafora perfetta che racchiude tutto il senso del disco che è: non avere paura, ma combatti l’ansia del futuro! La maggior parte dei brani ha come tema principale proprio questo: l’agire come arma per difendersi dalle ansie, senza perdere tempo a sperare che le cose possano migliorare da sole. Bisogna fare per essere padroni del nostro destino; che sia un sogno, un progetto od una questione personale il discorso non cambia, solo così ci possiamo avvicinare quanto più possibile alla nostra realizzazione. Mentre scrivevo i brani di Le stelle non tremano ho letto un libro di James Hillman intitolato Il codice dell’anima: un viaggio bellissimo di analisi alla scoperta della vocazione vera delle grandi anime che hanno fatto storia, da Judy Garland ad Ella Fitzgerald, che mi ha ispirato molto ed influenzato tutto il mood dell’album. Come disse Monicelli in un’intervista: bisogna valorizzare il sogno come forza di movimento contrapposta alla speranza che invece genera solo passività, attesa.
Ti è capitato di vivere un momento di incertezza artistica o personale in cui non ti sei sentita realizzata prima di scrivere questo disco?
Come artista, avendo a che fare con la scrittura vivo uno stato d’ansia e introspezione generale costante per forza di cose. Tornando al discorso di prima potrei dire che se attraverso le mie canzoni non riuscissi a comunicare più con le persone mi sentirei tremendamente sola ed incompleta, non arriverei mai nemmeno vicina alla mia realizzazione personale; per questo scrivo: per necessità e per cercare il meglio di me. Nel caso di questo disco ho cercato anche di provare a sorprendermi, facendo scelte musicali e letterarie che mi dessero un’idea di movimento, di maturazione. I testi che ho scritto sono una conseguenza di questa mia nuova filosofia di vita: così la rabbia ed il disincanto di Ci vediamo a casa che cantavo qualche anno fa, si sono trasformati in nuova energia , evolvendosi insieme a me.
Nel periodo in cui registravo ho iniziato a praticare anche diverse discipline come crossfit e gli anelli che mi caricavano il corpo di adrenalina e alla fine sfogavo tutta nella musica. In chiusura dei lavori ho addirittura tenuto fuori dei pezzi perché troppo veloci!
Quindi dove è finito il pianoforte di Dolcenera? Come mai nella tracklist non c’è nemmeno una ballad?
In realtà c’è un pezzo lento molto bello che è venuto fuori ma ho deciso di tenerlo da parte. E’ la prima volta che mi capita di lasciare qualcosa nel cassetto, ma sono molto legata a questa canzone che ha un testo molto viscerale e profondo, così ho preferito metterlo via in attesa che i tempi maturino.
Il pensiero vola al prossimo Festival di Sanremo. Hai intenzione di provare quest’anno, magari proprio con questo pezzo segreto?
Non è detto che lo presenterò a Sanremo. Quello che posso dire è che per me è una canzone davvero speciale che merita tanta attenzione e la giusta atmosfera quindi quando deciderò di farla uscire sarà sicuramente su un palco importante.
La storia di questo disco inizia già oltre un anno fa con la pubblicazione del primo singolo (Niente al mondo); nei mesi successivi sono arrivati altri due brani (Accendi lo spirito,Fantastica) a preparare la strada fino ad arrivare oggi che è tra le nostre mani. C’è stato un ragionamento commerciale in questa uscita a puntate o semplicemente non era pronto?
Da ossessiva perfezionista quale sono devo ammettere che ci ho voluto pensare bene al risultato e più di una volta ho messo le mani qua e là per modificare dei particolari. In un anno e mezzo di lavorazione mi sono concessa il tempo di ascoltarlo, lasciar passare del tempo e poi ascoltarlo di nuovo con orecchie fresche fino al risultato, che è questo e di cui sono molto fiera. La verità è che poi mi ha affascinato l’idea di uscire con un album che fosse un po una raccolta di successi, come accadeva negli anni ’70 quindi ho unito le due cose.
In più di un brano ricorre il concetto di immensità. Che immagine rappresenta per te?
Parto da una premessa: amo tantissimo la fisica, ed all’università avrei dovuto studiarla anche se poi ho fatto ingegneria!
Mi è sempre piaciuto guardare e scoprire il cielo, l’universo, le stelle… Diciamo che il concetto di immensità per come lo intendo io racchiude in qualche modo la speranza che esista un equilibrio universale che regoli ogni cosa. In Credo c’è una frase che recita: “… è tutto collegato, dalle fogne fino al cielo stellato…” e sintetizza tutto questo; l’immensità è qualcosa che esiste in funzione dell’equilibrio e dell’armonia che ci connette tutti, non rendendoci mai soli; è un immagine che mi fa sognare.
Un peccato è il nuovo singolo. Quale grande peccato fa fatica a trovare assoluzione?
In quell’equilibrio di energie ed armonia di cui parlavo prima, qualsiasi cosa, persona o evento si rende causa di una non realizzazione di un atto d’amore rappresenta per me un peccato enorme, qualcosa di profondamente ingiusto. Può capitare a tutti, anche a me di impedire direttamente o meno un atto d’amore ed in quel caso “…chi mi assolverà?…” vuol dire che sarebbe dura davvero, altro che Adamo ed Eva!
Tanti i riferimenti anche alla fede, da Credo a Un peccato; che rapporto hai con la spiritualità?
Sono un’appassionata di religioni; mi piace curiosare, scoprire, indagare… Ultimamente poi mi sono accorta di avere praticamente tutti i miei migliori amici convertiti al buddismo. Mi ha sempre molto affascinato questa filosofia, non tanto per la recitazione in se ma per il metodo di pensiero e meditazione che prevede; anche qui ritorna il senso dell’equilibrio e del movimento. Per quanto riguarda Credo la questione è molto più pratica in realtà: siamo in un momento storico in cui nessuno crede più a niente di niente e questa cosa non può fare che del male; credo che sia importante credere in qualcosa, in ogni caso, anche alla persona che ci sta accanto. Io ad esempio nel brano dico “credo in te!” che è almeno un punto di partenza.
Piccolo off topic: qualche mese fa Maria de Filippi si è complimentata pubblicamente con te dichiarando che grazie ad un tuo pezzo aveva scoperto cosa fossero gli arrangiamenti… Se lei, o qualcun altro, ti invitasse a prendere parte ad un talent come coach o giudice cosa risponderesti?
Non avrei problemi ad accettare… Ovviamente mi sentirei più a mio agio potendo insegnare qualcosa ai ragazzi più che limitarmi al solo giudizio. Io stessa mi sono scoperta arrangiatrice durante un programma televisivo qualche anno fa (Music Farm nel 2005) dove bisognava proporre una cover a settimana e sfidarsi tra cantanti: in quel tipo di contesto ho capito che reinterpretare un brano non è solo un fatto di vocalità, ma c’è molto altro a cui pensare come appunto l’arrangiamento, il vestito nuovo da mettere a quelle stesse parole che si conoscono già. E’ così che sono nate delle versioni a cui sono molto legata come Sei bellissima di Loredana Bertè a cui modificai i ritornelli o I will survive che da pezzo dance diventò una ballata.
Visto che abbiamo parlato tanto di realizzazione personale la domanda è inevitabile: Manu Dolcenera è un’artista realizzata? Le stelle non tremano è il disco giusto al momento giusto della tua carriera?
Come artista si, penso che questo è il disco che doveva uscire. C’è dentro tutta me stessa e sono orgogliosa di come è venuto fuori. Come persona ne riparleremo, c’è tanta strada da fare ancora anche perché spesso la realizzazione come stato personale può essere momentanea, oggi c’è domani “… anche i sogni cambiano…” come recita una strofa del pezzo che chiude l’album Universale, ed io ho già un sacco di cose nuove in mente, strade da percorrere… ma c’è tempo per tutto.