A 5 anni di distanza dalla pubblicazione del suo ultimo album di inediti Le Vie Del Rock Sono Infinite, Edoardo Bennato sta per tornare sulla scena musicale con il suo nuovo progetto discografico Pronti a Salpare, in uscita venerdì 23 ottobre per Universal Music. Il nuovo album, prodotto da Brando (Orazio Grillo), è anticipato dal primo estratto Io Vorrei che per te in rotazione radiofonica dal 25 settembre prossimo.
Pronti A Salpare è un album ricco di contenuti, dalle sonorità più moderne e ricercate, 14 brani in cui il cantautore rhytm & blues partenopeo fotografa con la caratteristica ironia che da sempre lo contraddistingue, diversi aspetti della nostra società, dalla politica, la famiglia, il futuro, alla calunnia, l’amore e la menzogna, senza mai dimenticare le proprie radici.
Per questa importante occasione, Edoardo Bennato ha incontrato la stampa e i maggiori esponenti delle diverse realtà editoriali di settore, per raccontare e spiegare le novità di questo nuovo progetto, le aspettative, i progetti futuri e qualche curiosità inedita.
Ci troviamo a Milano, negli uffici Universal Music, casa discografica dell’artista, davanti a noi un Edoardo Bennato ironico, spigliato, che ha voglia di raccontarsi. Inizia subito, impetuoso..
Quando scrivo le canzoni non ho l’idea del testo, partono sempre canticchiando in finto inglese. Il tema da’ il titolo e poi lo svolgo, sono i fatti che mi vengono incontro, veniamo sollecitati dai media, dall’ambiente esterno, ciò che ci colpisce, le tragedie, i barconi, il terzo mondo, questo diventa canzone cercando di evitare il buonismo, la retorica e i luoghi comuni. Soprattutto Pronti e salpare ed È una Macchina mi sarebbe piaciuto farli ascoltare a De Andrè, ma lui purtroppo non c’è, mentre altri come Fossati sono stati messi da parte.
Quando parli di De Andrè, ti riferisci al fatto che è sempre stato una persona vicina ai disadattati, alle puttane?
Non per questo, ma per il suo modo di raccontare le cose, di svolgere i compiti, per il suo modo di fare poesia, non facciamo trattati di sociologia o denuncia sociale, o trattati di geopolitica, dobbiamo dare buone vibrazioni con la musica, abbiamo a fare con una lingua che non va tanto di moda. Le nuove generazioni cantano in inglese, hanno byepassato a priori la lingua italiana, perché comporta più complicazioni; ogni giorno eliminiamo una parola italiana e ne introduciamo una inglese, quando il ciclo sarà terminato, probabilmente non avremo problemi a dialogare con il mondo intero, la lingua italiana non sarà moribonda, ma morta come latino e greco. Manipolare la lingu italiana è un compito ingrato. Noi siamo poveri italiani, anzi italioti.
Quelli che potrebbero fare qualcosa di buono sono stati tagliati fuori, come Ivano Fossati.
E Guccini?
Il suo spazio lo ha, lo ha sempre avuto, è una specie di santone, non perde più tempo a scrivere canzoni, scrive qualche libro. Probabilmente l’album più bello è stato quello in cui Guccini canta Carducci.
Come mai dici che Fossati è stato tagliato fuori?
Si è scocciato, ha detto andate a farvi fottere tutti. Non ufficialmente, ma è così.
Canti Rossini?
Quando ascolto gli album in macchina ci sono i Black Rebel, i R.E.M., però c’è anche Rossini e spesso e volentieri vado a vedere un suo musical, anziché vedermi Jesus Christ Superstar riscaldato, o Hair, o ancora Greese, preferisco vedere Rossini e penso che anche le nuove generazioni dovrebbero andare a vedere Il Barbiere di Siviglia, Cenerentola.
Da sempre utilizzo questo linguaggio cercando istintivamente di affermare la mia italianità, utilizzando la lingua italiana.
Il Musical Pinocchio sarà presto in scena, il personaggio di Lucignolo non c’era nell’album Burattini senza Fine, in questo caso il tema c’era già, sono partito dal rif di chitarra, il nome mi ha fatto pensare ad uno che ha la luce
“Vi illumino la via per arrivare allo sballo, faccio il pr per vocazione”.
E’ un pezzo rock, alla AC DC, ho aggiunto questo brano agli altri, al Mangiafuoco, La fata, Il grillo parlante. Rossini c’è sempre stato, anche in Peter Pan il linguaggio è rossiniano.
È proprio Rossini. È proprio Bennato.
Una serie di domande botta e risposta continuano a susseguirsi frenetiche, le curiosità della stampa sono tante e Bennato, molto attento, euforico, racconta di episodi folli e divertenti dei suoi Musical, canticchiando e riarrangiando al momento piccole strofe (tutti ridono compiaciuti ndr).
.. continuiamo
L’episodio più folle è quello di non è bello ciò che è bello, confesso che fu una canzone scritta per Pavarotti, ci frequentavamo, eravamo vicini di casa, mi invitò al Pavarotti and friends nel ’96, ci tenne alla mia presenza, disse che era la perfetta unione tra la mia musica rock e la sua musica classica, lo feci con il quartetto d’archi che da sempre mi è servito per sottolineare la mia italianità. All’estero ci guardano come dei cloni patetici dei modelli angloamericani. È oggettivo, siamo un baraccone zoppicante che si muove ai margini dell’America e dell’Inghilterra, i giochi di potere si fanno a Londra a New York.
Altro episodio divertente
Pavarotti ha la casa a 20 metri dalla spiaggia e si lamenta: “Guarda tutti mi fanno le fotografie!” – “E per forza Lucià fai la pasta e fagioli sulla spiaggia con la maglietta a fiori, di certo non passi inosservato.” E poi continua: “Sai, mi fanno fare sempre canzoni tristi, mi scrivono sempre canzoni tristi, mi fai una canzone allegra?” – E quindi nel viaggio da Rimini a Milano mi venne in mente: “Non è bello ciò che è bello..”
..dissero che era una cosa troppo leggera.
Ci sono tanti rimandi alle tue prime esperienze, ad esempio “L’isola che non c’è” è una storia che continua? Sembra di sentire la tua grinta di quegli anni.
In effetti mi ero rimbambito negli ultimi 20 anni, poi mi hanno fatto un’iniezione ed ho ritrovato tutta la mia energia e vitalità.
Ti stai esprimendo molto, è una tua presa di posizione (riferimento a Grillo ed alle feste)?
Io la patente per fare questo mestiere l’ho avuta dall’intelligenza genetica, dopo 9 anni di gavetta tra Roma e Milano, mi fecero fare Non farti cadere le braccia, pensavo di avercela fatta!
Invece Rignano mi disse che come casa discografica non aveva niente da rimproverarsi, ma nella fattispecie la mia voce era sgraziata, sgradevole, per cui per il contratto era da considerarsi estinto. Il mio album non è stato vidimato dall’industria della canzonetta, dal mondo ufficiale di sorrisi e canzoni. Ricorsi all’ultimo artifizio istintivamente: a Londra vidi questi che suonavano one man band, mi costruii il tamburello a pedale, poi da un fabbro a Brescia mi feci costruire un catafalco per suonare contemporaneamente l’armonica, poi c’era una specie di trombetta, la chitarra, tutto; mi piazzai di fronte alla Rai perché sapevo che sarebbero passati tutti gli opinion leader, i giornalisti, e mi feci notare.
Fui fortunato! In quegli anni il Festival di Sanremo era diventato una recita parrocchiale. Dall’America arrivavano determinati imput di livello superiore.
Con Una settimana e un giorno fui bocciato.
Raffaele era quello che trasmetteva in radio e mi metteva in guardia: “Mi sembrano tutti figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari, stai attento ti fanno fuori dal gioco se non hai niente da offrire al mercato.” Ero lì, a quei Festival OPPORTUNISTICAMENTE, da qualche parte dovevo pure entrare e lì c’erano quelli più all’avanguardia. Aggiunsi al mio repertorio Arrivano i buoni, uno sfottò su tutti i piani e tutti i fronti.
Faccio quello che faccio in modo istintivo, è giusto non sventolare badiera, il rock è antitetico ad ogni fazione e partito politico.
Quello che dice Grillo è ineccepibile, la colpa non è dei politicanti e dei politici, la colpa è di chi li elegge.
Come sei arrivato alla calunnia è venticello su Tortora e Mia Martini?
Siamo amici di infanzia con i fratelli Tortora, ci trattiamo da cani. È un episodio emblematico quello di Tortora, di un Paese in cui l’antistato è più potente dello Stato e ci tiene a dimostrarlo costantemente.
“la calunnia è un’arietta gentile che a poco a poco si gonfia tra la gente e diventa una tempesta che travolge il malcapitato.”
Che rapporto c’è tra musica e disegno?
Sono laureato in architettura e diplomato al liceo artistico. Ho veicolato il mio ruolo pubblico per evidenziare problemi, ad esempio il progetto per l’area suburbana di Napoli, prima ancora La torre di Babele, ho fatto più fatica a fare la copertina che a terminare l’album stesso. In Pronti a Salpare volevo rappresentare sia l’umanità dolente, amara, sia il senso del cammino. Lo spostamento equatoriale ha delinato l’umanità, i bambini rappresentano il futuro, andrebbe spiegato loro questo spostamento latitudinale che ha definito quelle che chiamiamo impropriamente razze; in realtà esiste una sola razza che si è apparentemente diversificata. Non è un presupposto buonista, ma scientifico, il colore della pelle non c’entra, bensì la latitudine.
C’è un altro libretto che illustra la teoria tra nord e sud?
Sì, L‘uomo occidentale, chi comprerà il CD su itunes avrà il libretto nel quale si ironizza su questo Bennato insegnante, sul codice latitudinale, elaborato da una ragazza di Catania che mi segue dalla prima ora, Loredana Nicosia, lei riesce ad estrarre non solo i tratti somatici, ma l’essenza.. Fa paura!
Siamo pronti a salpare per andare dove?
Riferimento non soltanto agli sbarchi, pronti a salpare noi ben pensanti occidentali, il mondo cambia piu veloce di quanto immaginiamo, gli equilibri cambiano, noi apparteniamo a quella fascia dell’umanità adulta, per adulto si intende gente che ha fatto esperienza. Non soltanto i disadattati, pronti al morire, ma tutti quanti noi dovremmo essere pronti a salpare.
Tanti ricordi, tante novità, qualche sassolino ancora da togliersi..
Hai in mente di rifare iniziative universitarie?
Potrei anche farli ma usando un gioco di parole: “Chi me lo fa fare?”. Quello che interessa a loro è vedere i dischi,Loro vogliono le canzonette. Penso sia utile avere un’alternativa a chi vuole ascoltare qualcosa di diverso.
Nelle facoltà umanistiche c’è un grosso problema: individuano l’uomo come il problema, partono dal presupposto che nel pianeta Terra il problema sia l’essere umano. Ma è inconcepibile: le leggi della natura sono implacabilmente violente. Si basano sulla sopraffazione di un essere su un altro. Quello che noi chiamiamo catena alimentare.
Approfondimento sul numero 55, il blues americano, la smorfia?
È un brano che ha almeno 15 anni e 18 versioni, ricordo a me stesso che sono stato il primo a coniugare il blues con la lingua, il dialetto napoletano “quann c’azzecca”.
“L’uomo del monte ha deciso che le mie canzonette potevano essere utili alla causa. Confesso che ne ho approfittato subito. / Era scritto nei numeri, nel destino perché a Napoli 55 è a musica./ Perchè a Napoli quann suonamm è America.”
Nel senso che siamo più bravi, io, Senese,De Rienzo, e quelli che sono con me adesso, Giuseppe Scarpato, Forcelli, io mi circondo di bravi chitarristi perché conosco i miei limiti, per sopperire a questo deficit. Io non so suonare bene la chitarra, sono una schiappa.
Domanda a bruciapelo al produttore Brando
Prima di fare questo disco c’era un’idea di come doveva suonare?
Lui scrive moltissimo, produce canzoni a profusione, la cosa comune è la passione, il gusto musicale, ricordo che è un disco registrato in analogica, di alta qualità, un disco rock ‘n roll, di pochi strumenti pensati e registrati nel modo giusto. Abbiamo dovuto fermarlo, perché non c’era una fine e volevamo un CD vero e sincero come lui. Tenendo conto che è molto difficile utilizzare l’italiano con questo tipo di ritmica, su questo tipo di pezzi.
E comunque sono un fan sfegatato da sempre!
Una conferenza stampa articolata e gestita in maniera integerrima, come solo un artista affermato della scena musicale italiana avrebbe potuto fare; un album nuovo, inedito, inaspettato che promette il meglio già al primo ascolto. Non resta che attendere il fine settimana venturo per scoprire insieme il riscontro di critica e pubblico, sicuramente importante ed incisivo. Pronti a salpare?
“Ragazzi spero che vi siate divertiti.” – Bennato