Dimostrando un’intelligenza fuori dal comune per il panorama musicale italiano odierno, che vuole che si batta il ferro finché caldo, Rocco Hunt, il rapper salernitano giunto alla gloria due anni e mezzo fa con la vittoria a Sanremo nelle nuove proposte e un disco di platino da appendere alle pareti, soltanto oggi è pronto a tornare sulle scene e lo fa con questo disco, Signor Hunt, che sa di prova del nove, di disco della maturità che stona un po’ con la comunque giovanissima età dell’artista.
Tuttavia Signor Hunt è davvero un disco maturo, che ha come comune denominatore i sogni e il sonno, che alternano quindi paure e speranze, positività ed angosce; un disco fatto di testi che sanno di sociale ma anche di vita odierna, di pezzi adatti a spaccare in radio ma anche di collaborazioni preziose, di invito alla denuncia, ma avvalendosi di quella morale andata via via perdendosi per far spazio alla rivalsa rabbiosa, che non porta mai molto lontano.
Anticipato da Vene e vvà che su ritmiche quasi reggae ci dona un Rocco gioioso e solare nelle intenzioni, in Signor Hunt il discorso caraibico viene approfondito in O’ reggae de’ guagliune, dove interviene Clementino, già amico ed in un certo senso mentore del giovane collega. C’è spazio anche per sapori soul, conferiti da un Neffa in stato di grazia, che qui intona l’inciso di Se mi chiami, brano in cui lo stesso Hunt non disdegna di lanciarsi pure lui in qualche passaggio canticchiato; del resto in O post mio se lo dice da solo di non avere la voce per cantare, ma noi non si sarebbe negativi in merito, e difatti le prove vengono ripetute in maniera quantomeno riuscita in diverse altre tracce.
Bello l’intervento vocale di Chiara, che arriva ad impreziosire Allora no!, con la sua vena malinconica, che si ritrova anche nell’evocativa chitarra di Maletiempo, dove Rocco da prova della velocità del suo rap e della capacità di gestione fiati, alla base della bravura di un artista rap.
Tra le altre, tante collaborazioni in Signor Hunt ci si misura con altri esponenti di genere come Luchè per Nu brutt suonno, dove si invita a vivere le proprie vite senza accelerazioni, godendosi momenti ed età, ai signori di stile come Guè Pequeno e J-Ax che si dividono la scena in Una moneta e un sogno, in cui si ragiona su aspettative e futuro, partendo appunto da ciò che si ha, una misera moneta ma ricchissimi sogni. Se Mario Biondi sfoggia la sua voce marcando a fuoco senza anestesie Back in the days, la perla la conferisce il sax ma anche la voce di Enzo Avitabile, che in Eco del mare lancia un messaggio chiaro: “Chi lotta può anche perdere, ma chi non lotta ha perso già“, ed effettivamente….
Una volta ascoltato quindi si capisce che Signor Hunt è un titolo giustissimo, perché si tratta di un signor disco, e proprio quella maturità, attesa, richiesta ed alla fine raggiunta fa di Rocco Hunt anche un Signore del Rap.
Insomma, Rocco Hunt, il ragazzino di belle speranze diventa Signore di promesse mantenute.
BRANO MIGLIORE: Eco del mare – Maletiempo
VOTO: 8/10