Tanti i colleghi di Laura Pausini che hanno voluto far parte del suo nuovo album, Simili, in uscita il 6 novembre. Oltre ai decantati Biagio Antonacci, Jovanotti e Giuliano Sangiorgi, vi sarà anche una firma femminile di peso, quella di L’Aura.
L’artista bresciana, che aveva conosciuto la Pausini in occasione di Amiche per l’Abruzzo, ha avuto modo di collaborare con lei tramite suo marito, il produttore Simone Bertolotti. Dagli incontri con Laura è nata una canzone molto importante per il repertorio dell’artista romagnola, un brano che parla del padre Fabrizio, probabilmente l’uomo da cui la passione della cantante emiliana è nata: Lo sapevi prima tu.
Ecco un dettagliato racconto di L’Aura, che tornerà presto con il disco di inediti Il Contrario dell’Amore (una commedia musicale suddivisa in tre racconti brevi costituiti da quattordici capitoli, i quali narrano le vite di tre personaggi femminili ispirati agli anni ’60, ’70 e ’90):
Nel 2012, quando ero incinta di mio figlio Leonardo, e dopo aver già collaborato nel festival “Amiche per l’Abruzzo” da lei organizzato, ho avuto l’opportunità di conoscere Laura Pausini. Mio marito Simone Bertolotti aveva già prodotto e arrangiato per lei due brani del suo ultimo disco “Inedito”. Mi aveva parlato molto di Laura. Della sua grande professionalità. Di quel suo carattere frizzante che mi sarebbe molto piaciuto. Conosco le sue canzoni da quando lei era adolescente, ed io poco più di una bambina. Io ero la tipica ragazzina rock, perennemente imbronciata, arrabbiata col mondo. Laura era dolce, rassicurante, piena di energia. Così, quando ci siamo conosciute, per me è stata una vera sorpresa realizzare quanto avessimo in comune.
In questi ultimi anni Simone ha lavorato spesso con Laura, quindi ho avuto modo di conoscerla ancora più a fondo. Ho incontrato tutta la sua famiglia (non è difficile, poiché viaggiano tutti con lei), e l’ho osservata attentamente mentre lavorava. È stata una specie di folgorazione, perché molte cose che davo per scontate, così scontate in fondo non erano. Tipo che dietro il successo di un’artista non c’è solo il talento, ma ore e ore di duro lavoro, e di grande, meticoloso perfezionismo. È forse questa attitudine, questa propensione verso il dettaglio, che distingue i grandi artisti da tutti gli altri. Questo spingersi sempre oltre, senza accontentarsi mai.
Qualche anno fa Simone ha scritto per Laura uno dei suoi brani a cui sono più affezionata, “Mi tengo”, ed era diverso tempo che nella mia testa maturava l’idea di fare altrettanto, insieme a lui. Così, a metà 2015, Simone ed io abbiamo realizzato 5 brani per lei. Volevo scrivere qualcosa di molto intimo, qualcosa che parlasse di lei, della sua vita personale, e in un certo qual modo anche della mia. Così è nata “Lo sapevi prima tu”.
Osservandola sul palco mi sono resa conto di quanto la figura di suo padre fosse stata fondamentale per lei. Fabrizio Pausini è un uomo incredibile, estremamente divertente e con un amore per la musica così forte da venire contenuto tutto dalle possenti corde vocali di sua figlia. Una figlia per la quale sacrificò tutto il suo tempo per proteggerla da un mondo che avrebbe potuto approfittarsi di lei. Una figlia che segue tutt’ora ad ogni concerto, e che rappresenta la concretizzazione di ogni suo sogno musicale.
Anche per me è stato così. Ricordo ancora quelle sere passate a suonare il pianoforte, facendo ascoltare le mie canzoni al mio primo fan: mio papà. Quello che quando dipingevamo insieme sul tavolo della sala e io mi arrabbiavo, perché non riuscivo a copiare Raffaello e Leonardo bene come faceva lui, mi diceva “prova ancora, vedrai che ci riuscirai”. Quello che quando Corrado Rustici mi chiese a 16 anni di trasferirmi in America per registrare il mio primo disco disse “facciamolo, è una grossa opportunità”. Certo, Fabrizio è un musicista, è stato in grado di lavorare al fianco di Laura perché era il suo campo. Mio papà, invece, di musica ne mastica poca. Canta molto bene, questo sì. Ma di dischi, pochissimi. I Beatles, Battiato, Morandi e Zucchero. E poco altro. Ma c’è una cosa che entrambi i nostri papà hanno fatto, Gianfranco e Fabrizio. Credere in noi. Credere nel nostro sogno. Come se lo avessero sempre saputo che le loro bambine un po’ scatenate avrebbero percorso quelle strade artistiche (nel caso del mio papà, la pittura, sua grandissima passione) che a loro, in qualche modo, furono ostacolate.
È un grande dono d’amore il sacrificio di un padre, o di una madre. Ora lo so, perché sono mamma anch’io, e so che cosa significa porre il frutto del proprio sangue davanti alle proprie egoistiche priorità. A volte nella vita reale non si riesce a dirsi tutte le cose che si vorrebbero dire. Non ci si riesce ad essere “cuore aperto” con le persone che ti hanno cresciuto. Magari le si rimprovera di essere state “troppo questo” o “troppo quello”, e magari il rapporto può anche incrinarsi. Ma il bene resta. Resta e trasforma tutto ciò che abbiamo dentro. E le canzoni hanno questo grande potere. Riescono a dire le cose che non riusciamo a dire. Riescono a farci essere quello che nella vita reale non riusciamo o non vogliamo essere. Così, questo è l’inno che ha scelto Elettra per il suo Agamennone, e l’ha cantato Laura Pausini. Una grande donna e una voce capace di entrare nelle emozioni più sincere, che ha commosso anche me nella sua strepitosa interpretazione».