Si apre con una dichiarazione d’intenti (“Arrivederci tristezza”) il nuovo album di Brunori SAS, che per questa sua nuova produzione si è avvalso della collaborazione di Taketo Gohara (personaggio di spicco nella scena indipendente) ed ha deciso di registrare tutte le tracce in un vecchio convento di cappuccini, ormai in disuso.
Scelte particolari, in controtendenza ai trend del momento rispetto anche a tutto “ciò che fa classifica”, ma non per questo meno efficaci.
Le undici canzoni dell’album si snodano con naturalezza tra momenti di allegria e ritmo (“Mambo reazionario”, “Pornoromanzo”) e situazioni più riflessive ed intimiste (“Kurt Cobain”, “La vigilia di Natale”) mantenendo dall’inizio alla fine una bellissima coerenza melodica fatta di emozionanti aperture orchestrali ed improvvisi ritorni all’essenza del suono di una chitarra, e della voce scomposta di Brunori.
I riferimenti “classici” cantautorali ci sono tutti, da Francesco De Gregori a Rino Gaetano, ma non prevaricano l’originalità del cantautore calabrese, che in ogni caso mostra il suo punto di vista sul mondo che lo circonda, sui sentimenti e sul tempo che passa in maniera anche piuttosto cruda talvolta (“quest’anno a Natale, volevo morire”), senza mai rischiare di cadere nella drammaticità di certi cliché (“e pensare che il peggio è passato ad un passo da qua”) confezionando una raccolta di brani, che per coraggio e maturità lo collocano, non più tra “i più promettenti”, ma tra quei cantautori che le promesse fatte, le stanno mantenendo tutte. E bene.
MIGLIOR CANZONE: Kurt Cobain
VOTO: 8/10
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