Negli ultimi due mesi abbiamo ricevuto svariate segnalazioni riguardanti le certificazioni dei singoli di Annalisa.
La cantante non può certo lamentarsi del bottino raccolto con l’ultima era, avendo ottenuto dischi d’oro e di platino per tutti i cinque singoli estratti dal suo ultimo album: Sento solo il presente, L’ultimo addio, Una finestra tra le stelle, Vincerò e Splende.
Tuttavia, diversi lettori sostengono che dietro i dischi d’oro digitali degli ultimi tre singoli certificati in ordine cronologico, ci siano presunte anomalie legate al meccanismo di conteggio streaming di Spotify.
Abbiamo quindi voluto andare a fondo alla vicenda, cercando di fare chiarezza, e per questo abbiamo chiesto il parere di un nostro fidato analista infomatico che monitora costantemente le classifiche italiane iTunes e Spotify. L’intervistato ha preferito rimanere anonimo ma ha risposto senza problemi a tutte le domande da noi poste, al fine di fare luce su una questione aperta originariamente dal nostro sito partner Reality House.
Dopo aver contattato personalmente Spotify Italia e FIMI, rimaniamo a disposizione (anche di GFK) per qualsiasi tipo di risposta e delucidazione e specifichiamo, qualora ce ne fosse bisogno, che non vuole essere in nessun modo un articolo accusatorio nei confronti di Annalisa o qualsiasi altro artista italiano, ma bensì utile per la musica italiana e tutti gli appassionati per spiegare nel dettaglio come funzionano questi servizi.
INTERVISTA ESCLUSIVA
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A partire dalla fine del 2014 (l’11 settembre per l’esattezza) con l’introduzione di Spotify e di altri sistemi di streaming musicale minori nel conteggio delle classifiche FIMI, sembra essere diventato più facile per i nostri artisti ottenere certificazioni per i propri singoli.
In un certo senso sì. Prima del cambio delle soglie per arrivare ad una certificazione disco d’oro digitale occorreva aver venduto 15.000 copie digitali (iTunes), ora questo limite è stato alzato a 25.000 (50.000 per i platini e multipli di cinquanta per i successivi platini) con l’idea che ai 15.000 precedenti sarebbero stati aggiunti un “effetto” di circa 10.000 download, ovvero l’equivalente convertito di 1 milione di streaming/riproduzioni Spotify.
Nella realtà c’è qualcuno che ha fatto più fatica a sdoganarsi su Spotify, mentre per altri si è verificato che, specie nel raggiungimento del disco di platino digitale, il contributo di Spotify è stato pari o addirittura superiore al 50%. Prendiamo ad esempio Lorenzo Fragola o Fedez, che hanno un consistente numero di ascolti su Spotify, arrivati al superamento di un contributo pari a 50.000 download convertiti dagli streaming.
In sintesi: Spotify sta prendendo piede quindi gli artisti riescono ad ottenere certificazioni con meno download effettivi (copie vendute) rispetto all’anno scorso.
Leggendo i commenti nel web sembra che il caso più eclatante si sia verificato con il raggiungimento del disco d’oro digitale da parte di “Vincerò” di Annalisa. C’è chi sosteneva che addirittura il 90% del dato provenisse da ascolti Spotify e non da iTunes…
90% mi sembra tanto, vorrebbe dire solo 2.500 download effettivi dei 25.000 richiesti, probabilmente però siamo all’80% o più, non stimo più di 5.000 copie acquistate (le stime vengono supportate dai dati riportati da siti di previsioni e statistiche come il preciso portale olandese Kworb, gestito da un olandese, ndi)
Partiamo dal presupposto che per alcuni artisti si è notato un contributo Spotify molto forte, devo dire che quello di Annalisa sembra fuori dalla norma. Dico questo perché ci sono una serie di cose che non quadrano dietro a questa certificazione.
Infatti dopo questo traguardo, sul forum Reality House è stato aperto un topic (QUI per leggerlo) in cui si parla del soprannominato caso “Annastreaming” con il contributo di alcuni utenti che hanno iniziato a monitorare gli streaming del successivo singolo della cantante, “Splende”, ma anche dei precedenti. So però che tu hai iniziato fin da Sanremo a notare qualcosa di anomalo.
Sì, il fenomeno streaming di Annalisa si è cominciato a notare subito dopo il Festival di Sanremo 2015. La cosa era un po’ meno eclatante però fin dall’inizio c’è stato un chiaro confronto fra Una finestra tra le stelle e Siamo uguali di Lorenzo Fragola, i due pezzi viaggiavano più o meno alla pari. Successivamente il pezzo di Fragola ha preso il largo, diventando nel tempo la canzone di maggior successo del Festival su Spotify e iTunes, solo su YouTube è rimasta dietro Il Volo.
C’è stato però un periodo in cui si osservava che su Spotify Fragola era sistematicamente una decina di posizioni più avanti di Annalisa nella classifica giornaliera, ma poi nella totalizzazione settimanale che si raccoglie sul singolo brano, Annalisa era alla pari se non addirittura davanti al collega. Avrebbe dovuto essere indietro di un 20%, sommando i risultati spalmati su 7 giorni di rilevazione, ma in realtà questa percentuale veniva azzerata da una serie di altre visualizzazioni che però non comparivano nella Top 50 Italia di Spotify.
Un’anomalia non pazzesca, che avevo motivato ipotizzando che alcuni fan di Annalisa fossero in vacanza all’estero ed ascoltassero il brano da lì, contribuendo quindi al totale del brano ma non al suo dato italiano.
Le analisi però sono andate avanti e con “Splende” sono diventate addirittura pubbliche, nel topic già citato su Reality House.
Sì, ho visto anch’io questo topic. I dati sono abbastanza chiari ed eclatanti: un utente ha preso in considerazione Splende di Annalisa confrontandola con Magnifico di Fedez e Francesca Michielin. Nel periodo analizzato il duetto è stato sistematicamente e ampiamente davanti sia su Spotify che su iTunes, mentre il singolo di Annalisa addirittura non compariva né in top 100 su iTunes né in top 50 su Spotify, eppure a un certo punto nella classifica ufficiale singoli redatta da FIMI / Gfk è sbucata improvvisamente Splende e diverse posizioni più in alto di Magnifico.
Se si andava poi ad analizzare il numero totale di streaming di Splende, il contatore cresceva e in maniera direi spaventosa, tanto da dover vedere il brano nella top 10 se non top 5 dei più ascoltati in Italia su Spotify, ma questo non è mai accaduto. Tra l’altro da qualche tempo, tramite Kworb, è disponibile la Top 200 Italia Spotify giornaliera e lì Splende è comparsa qualche volta ma sotto alla posizione 150.
Non si capisce cosa sia accaduto. È come se Spotify tenesse due dati distinti, uno totale sul brano e uno relativo alle classifiche giornaliere italiane, per questo motivo avevo inizialmente ipotizzato che parte degli ascolti provenissero dall’estero. Il cerchio tuttavia non si chiude nel momento in cui il dato completo, o comunque buona parte del dato completo, va a finire nei conteggi della FIMI / Gfk che poi dà le certificazioni. Se ci si basasse sugli ascolti italiani di Spotify della top 100, Splende non otterrebbe nemmeno lontanamente una certificazione disco d’oro digitale.
Parlando proprio di ascolti all’estero, ricordo che Annalisa ha avuto modo di affacciarsi al mercato dei Paesi Bassi ed è stata inoltre ospite in un concerto della spagnola Vanesa Martin ma credo che sia improbabile parlare di pubblico internazionale acquisito.
Gli ingenti ascolti all’estero di Annalisa si possono ora escludere perché da qualche tempo Spotify, che nel tempo cambia e migliora i suoi parametri, permette di vedere per singolo artista le cinque aree geografiche (città o province) in cui vi sono più ascolti dei propri brani. Mentre per Baby K (grazie a Roma Bangkok), Il Volo, Marco Mengoni o Alessandra Amoroso appaiono in top 5 anche città prevalentemente spagnole o sudamericane, con Annalisa questo non accade. Le sue città sono i soliti grandi centri del nostro paese: Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna ecc.
Cosa ancora più sospetta è che quando “Vincerò” ha ottenuto il disco d’oro digitale, in poche ore gli ingenti numeri di streaming si sono spostati in massa “Splende”e successivamente su”L’ultimo addio”. Entrambi poi certificati anch’essi con il disco d’oro.
Assolutamente sì e la cosa è successa in 24/48 ore. Si parlava anche di 30-40.000 ascolti al giorno che di botto venivano concentrati su un pezzo, poi quando il pezzo arrivava all’oro venivano girati sull’altro, quando anche questo arrivava all’oro venivano girati sul terzo, quasi come se ci fosse un direzionamento volontario.
Nessun altro brano della top 200 Spotify ha degli andamenti così “isterici”, nessun brano passa da 2-3.000 ascolti al giorno ai citati 30-40.000 che lo porterebbe teoricamente in top 10. A oggi non si è capito cosa possa esserci dietro.
I fan di Annalisa sono convinti di essere loro a manovrare questo “gioco delle certificazioni”. Non è difficile leggerli nei gruppi Facebook anche di altri artisti, ma soprattutto nei commenti ai post della loro beniamina, dove festeggiano i traguardi raggiunti e si impegnano ad ascoltare in massa un nuovo brano da portare almeno al disco d’oro digitale. Il problema è che, fossero davvero loro, come mai le altre tifoserie non fanno lo stesso? Cosa non hanno scoperto rispetto ai fan di Annalisa?
Ti dirò, ci sono altri brani, non di Annalisa (sul forum Reality House si citano Ho scelto di no di Marco Carta, Un giorno di sole di Chiara e Danzeremo a luci spente di Deborah Iurato, ndi), che hanno avuto delle oscillazioni decisamente inferiori, circa un quarto dell’effetto Annalisa. Vedremo se riusciranno ad arrivare pian piano alla certificazione.
Non ho una risposta alla tua domanda, perché rimane il grande nodo della classifica quotidiana Spotify. Pur mettendo il caso che siano i fan ad organizzarsi per effettuare un tot di ascolti ripetuti, perché questi non vengono considerati da Spotify nella sua top 100?
So, per sentito dire, che ci sono gruppi di fan che lasciano andare in repeat un brano tutto il giorno e tutta la notte. Sempre nel topic del forum si nota che esistono siti specializzati nella vendita di pacchetti streaming Spotify/visualizzazioni YouTube/download iTunes, ad esempio Streampot.
Questo potrebbe anche avere un minimo riscontro e se lo ha, è chiaro che c’è una falla nel sistema, un problema da risolvere. Spotify dovrebbe proteggersi da gruppi di persone che accendono il pc e lasciano andare in loop un brano, così come fa YouTube che dopo 301 visualizzazioni da singolo IP blocca i conteggi e effettua verifiche e controlli. Se si vuole che il sistema sia serio, si presuppone che Spotify faccia la medesima cosa.
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Grazie a Facebook, e ai gruppi chiusi gestiti da fan di vari cantanti, siamo venuti a conoscenza di un metodo per “crackare” Spotify, tramite l’applicazione Mouse Recorder, che registra una serie di movimenti del mouse e li ripete all’infinito. La procedura è molto semplice, una volta avviata l’applicazione e la registrazione è necessario avviare il player della canzone, mettere in riproduzione consecutiva, registrare il comando “canzone successiva”, avviare la ripetizione del comando ogni 30 secondi.
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A mio parere, a monte, c’è anche un problema di tipo “etico”. Le certificazioni nascono per decretare il successo di un brano, se i fan con questi metodi (tra l’altro per lo più gratuiti) riescono a far ottenere ai propri beniamini dischi d’oro e di platino per brani che su Spotify hanno 2 milioni e mezzo di streaming ma su YouTube non raggiungono nemmeno le 700.000 visualizzazioni, è una presa in giro. Io auspicherei sia la riparazione della falla, sia un cambio delle soglie per le certificazioni.
L’analisi etica la lascio a voi, mi sembra logica ma io sono più dal lato dei numeri e dei processi. Certamente ribadisco che mi risulta strana una cosa: ad analizzare i dati totali dei brani e quelli delle classifiche quotidiane, sembra che Spotify abbia due contatori diversi all’interno della stessa nazione. Io invece mi aspetto che Spotify abbia un contatore univoco per paese, e tramite questo mandi poi i dati alle FIMI di turno per i calcoli delle posizioni in classifica e delle certificazioni.
Sarebbe utile capire come Spotify raccolga i dati, in che modalità. A oggi non ci è dato saperlo, ma magari chiedendo direttamente a Spotify si potrebbero ottenere delle risposte. Una volta appurato quanti e quali sono i contatori, sarebbe bene a quel punto capire quali sono i dati che vengono passati alla Gfk / Eurisko, ovvero la società italiana, di livello altissimo, che raccoglie i dati e li passa poi alla FIMI, che ne prende atto e assegna le certificazioni.
Nel corso della mia carriera informatica purtroppo mi è capitato di assistere a casi, legati anche a multinazionali, in cui vi sono stati errori nella raccolta dei dati. Mi sorge spontaneo chiedermi se la Gfk / Eurisko raccolga o meno i dati esatti.
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