Oggi All Music Italia perde i colori del tricolore italiani per celebrare la scomparsa di un talento internazionale… perché raramente nascono artisti come David Bowie che non hanno una nazionalità, non sono nemmeno di questo pianeta.
Forse dovevamo capirlo dalla lunga assenza live, forse dalla voglia a tutti i costi di uscire con un nuovo album il giorno del suo 69iesimo compleanno, andando anche contro le regole del mercato, che non vorrebbero che una grande star uscisse quando ancora ci sono i postumi delle grandi feste natalizie e la gente è, come di consuetudine, affogata negli acquisti natalizi sproporzionatamente rispetto al resto dell’anno. O forse potevamo capirlo dal fatto che Blackstar, frattempo uscito, è un disco piccolo, composto di sole sette tracce, quasi come se non ci fosse stato il tempo o il modo di finire altro o forse ancora potevamo capirlo dal video del singolo Lazarus, arrivato ad anticiparlo e che guardato con attenzione oggi, sembra oggettivamente un presagio.
David Bowie, il grande trasformista della musica rock, ma anche pop, dance, elettronica, psichedelica ed in un breve periodo persino jungle ci ha lasciati, facendo iniziare l’anno nuovo musicale ufficialmente sia con l’uscita del suo disco, che con la sua dipartita.
Non è una dipartita da poco, ma una di quelle che nel mondo deve lasciare il segno, perchè la storia della musica è passata anche per le sue corde vocali, per il suo mondo artistico, che dai tanti generi musicali succitati, affrontati tutti con preparazione e sapienza, da esattamente il senso di quanto il duca bianco non fosse mai pago.
Ha ispirato tanti venuti dopo di lui, senza mai davvero abdicare, lasciandosi attendere ed allo stesso tempo catalizzando i media ad ogni suo ritorno, pronti ad interrogarsi su cosa avesse mai prodotto di nuovo una tale mente. David forse sapeva che la malattia era però diventata la nemica che attentava al suo trono, che mirava a quello scettro da 50 anni detenuto e che centimetro dopo centimetro, nei lunghi 18 mesi in cui si è trovato da lei a proteggere le mura del palazzo, avanzava inesorabile.
David sapeva che questa battaglia stavolta non l’avrebbe vinta, altrimenti non avrebbe cercato di darci in fretta il suo nuovo album, non avrebbe lavorato come un ossesso e con tutte le energie possibili nel 2015, forse spendendosi anche troppo. Blackstar è così l’ultimo tassello di una carriera ricchissima, che ha conosciuto troppi successi per limitare a qualcuno solo la citazione che però pur va fatta; ed allora come non considerare Space oddity, il suo primo n° 1 in carriera nel lontano 1969, o Life on Mars del 1973, che diede poi il via alla sua immagine da extraterrestre, esplorata anche in qualche film anni dopo, forse per i suoi occhi dal colore diverso sposati alla carnagione chiarissima ed a quella immagine smilza, esile, androgina. Ed ancora Heroes del 1977, successo che ha preso corpo col tempo, non essendo stata riconosciuta immediatamente come una grande hit ( top 10 solo in Olanda ed Irlanda ), passando per una nuova n° 1 agli albori degli 80 come Ashes to ashes, seguita l’anno dopo da Under Pressure assieme al mito dei Queen. E poi Let’s dance, China girl, Dancing in the street con un altro enorme inglese quale Mick Jagger, compagno anche di scorribande di ogni tipo, This is not America del 1985, stupenda, tutte perle di una carriera dove nulla è stato trascurabile.
Forse questo è solo il riposo momentaneo del soldato, partito per altrove, per stupire un altro mondo. Finchè è stato qui noi di lui abbiam goduto. Sciagurata te attuale generazione che non sai cosa ti sei persa!
Qui potete trovare i ricordi che alcuni artisti italiani stanno lasciando in queste ore.
Ecco tre delle innumerevoli canzoni che porteremo con noi…
ASHES TO ASHES
THIS IS NOT AMERICA
LET’S DANCE