Oggi c’è stato l’ascolto in anteprima per la stampa delle 20 canzoni che i big del Festival presenteranno a Sanremo 2016.
All Music Italia ha mandato sul posto Fabio Fiume che, ascoltati tutti i brani, ha stilato le sue pagelle scrivendo le prime impressioni. Eccolo a seguire…
Un Festival abbondante nei testi; molti artisti hanno presentato dei brani inusualmente lunghi per lo standard festivaliero. Ovvio che questi brevi giudizi sono figli di un ascolto unico e possibilmente soggetti a variazioni con ascolti più approfonditi. Per tanto i voti restano contenuti, stavo eccezione, sia in un senso che nell’altro e non mettono in paragone i brani tra loro, ma per singolo artista il brano è valutato rispetto al suo percorso.
Annalisa – Il diluvio universale:
Inizio che fa molto Sei bellissima della Bertè. Esplode vocalmente dimostrando la bravura dell’interprete, ma implode a livello di appeal. Appare pesante come un macigno e non era probabilmente ciò che serviva all’artista, il cui problema non è mai stato dimostrare quanto sia brava, ma di accedere ad una popolarità più di massa.
Cinque
Arisa – Guardando il cielo:
Di ogni giorno prendo il buono così come noi di Arisa lo splendido cantato, a servizio però di una canzone non così forte come altre sue cose del passato, sia quando era scanzonata e vintage che quando è diventata melodica ed appassionata. Insomma tutta la tracklist del suo Amami di qualche anno fa, per dirla tutta, è superiore a questo brano. Strapperà però applausi in platea
Cinque 1/2
Alessio Bernabei – Noi siamo infinito:
L’esempio dato da Nek l’anno scorso da a Bernabei la voglia di osare in spazi dance. Brano atto a spaccare il mondo radio e forse quello è il vero punto di arrivo. Il risultato live potrebbe far la differenza su un pezzo carino, leggero, senza impegno, ma alla fine chi glielo chiedeva?
Sei
Bluvertigo – Semplicemente:
Sembra di tornare indietro alla fine degli anni 90, quando la band fondendo new wave, elettronica 80 e deliri rock eclettici dettava le leggi del nuovo che avanzava. Adesso forse suona meno nuovo ma indubbiamente valido ancora. Morgan in forma.
Sei 1/2
Giovanni Caccamo & Deborah Iurato – Via da qui :
Il cantato di Caccamo ricorda De Gregori che sposa all’improvviso i Negramaro, di cui Sangiorgi qui è firma. La Iurato è brava ma impersonale. Se cantata bene live può facilmente strappare l’applauso della sala, ma Sangiorgi ha scritto di meglio.
Cinque 1/2
Clementino – Quando sono lontano:
Il rapper canta di emigrazione, stelle inseguite e forse mai toccate. Inciso adatto ad essere cantato, nonostante il dialetto napoletano, usato comunque in maniera comprensibile. Perde la sua caratteristica velocità nel freestyle per far posto alla melodia che a Sanremo fa sempre presa.
Sette
Dear Jack – Mezzo respiro:
Musicalmente restano dove stavano col precedente leader, anche se perdono l’irruenza d’impatto, guadagnando magari in personalità vocale. L’orchestra ha il suo bel da fare per accompagnare la band, cosa che non sempre accade a servizio dei complessi. Resta nella media.
Sei
Dolcenera – Ora o mai più:
Come può la semplicità migliorare un rapporto? Dolcenera lo spiega in maniera meno radiofonica rispetto ai suoi standard ma vocalmente ardita con sostegno corale importante. “Blueseggia” con successo in alcuni momenti.
Sei 1/2
Elio e le Storie Tese – Vincere l’odio:
Una canzone composta solo da ritornelli… sette eseguiti in sette generi diversi.
GENIALI e BASTA! Che altro vuoi dire?
Nove
Irene Fornaciari – Blu:
Piglio vocale diverso dal suo solito, tanto che si stenta a riconoscerla. La ballata è importante per testo ma anche per interpretazione, forte e sentita. Irene torna in maniera più convincente di quanto fatto fino ad oggi.
Sei +
Lorenzo Fragola – Infinite volte:
Infiniti autori per una ballata di maniera, con ardito falsetto che live potrebbe creare non pochi problemi al suo interprete, sempre un po’ fragilino nell’intonazione. Forse troppo sanremese nel senso comune del termine per uno dei giovani rampolli del pop.
Cinque =
Rocco Hunt – Wake up:
Hip Hop in chiave dance incisivo e ficcante, con testo ispirato e politicamente impegnato, ma raccontato con la leggerezza utile ad arrivare a risultato. Potrebbe essere un punto di forza di tutto il Festival anche dopo in radio e far ballare al contempo la sempre stantia platea dell’Ariston.
Sette +
Francesca Michielin – Nessun grado di separazione:
Ci ha provato gusto con le basi elettroniche Francesca che approda al festival con un brano personale giocato sul sapersi aprire, vincere reticenze ed uscire da scatole in cui si è chiusi. Nell’arrangiamento si sente che la nostra ha lavorato tanto con Elisa da cui ha rubato qualche segreto, pur senza acquisirne ancora la forza.
Sei 1/2
Neffa – Sogni e nostalgia:
Fiati a “scanzonare” su un inciso cantabilissimo. Neffa resta fedele al suo ultimo percorso apparendo simpaticamente radiofonico, pur senza perdere in originalità Immaginabile nell’esecuzione con l’orchestra.
Sette
Noemi – La borsa di una donna:
Testo molto lungo, ma racconto fedele di un mondo che effettivamente una donna custodisce nella sua borsa. C’è Masini nel testo e si sente, anche forse nell’intenzione interpretativa, pur se Noemi ha sempre il suo piglio estremamente personale. Il crescendo conquista applausi.
Sette +
Patty Pravo – Cieli immensi:
Molto Zampaglione la base. Ariosa e forse meno ardita vocalmente di cose che l’hanno messa alla prova nelle recenti uscite sanremesi. Buon bridge, brano di livello che sta bene alla sua interprete. Magari divino no, ma sicuramente buono.
Sei 1/2
Enrico Ruggeri – Il primo amore non si scorda mai:
Torna all’approccio elettronico degli esordi Ruggeri, per una canzone d’amore che sfocia in ambientazioni rock per l’inciso. Forse è il più grintoso di tutti i big e per essere quello più in la con gli anni è meritevole di lode.
Sei 1/2
Valerio Scanu – Finalmente piove:
Ci voleva Moro per regalare a Scanu la miglior canzone della sua carriera, di buonissimo vocalist, ma senza un repertorio convincente. Potrebbe mirare al podio unendo la capacità dell’esecutore, la bravura autorale di cotanta firma e la potenza al televoto dei suoi fans.
Sette
Stadio – Un giorno mi dirai:
Curreri è sempre garanzia di buona scrittura, poggiata sulle doti di chi poi interpreterà i suoi pezzi e quando li tiene per se, diventano inevitabilmente Stadio d.o.c. Il brano potrebbe dare alla band un nuovo spazio nel mondo pop/rock odierno, nell’ultimo periodo un po’ perso, in quanto a visibilità. Sullo sfondo della storia il colloquio mai semplice tra padre e figlia. Risolto? Chi può saperlo
Sei 1/2
Zero Assoluto – Di me e di te:
Uptempo solito per il loro mestiere. Indubbiamente non a livello del pezzo della scorsa estate, quel L’Amore comune che li ha riportati all’attenzione dopo un periodo breve di oblio. Insomma, però, brano leggerotto che non passa alla storia o per lo meno per non più di cinque minuti.
Quattro 1/2