Si è concluso alla Latteria Molloy di Brescia il Nice To Meet You tour di Francesca Michielin.
La vincitrice della quinta edizione di X Factor, nonostante la pubblicazione di due album e un EP, non si era ancora imbarcata in un’avventura dal vivo e alla vigilia del debutto al Festival di Sanremo ha finalmente iniziato a prendere confidenza con il suo pubblico attraverso una speciale breve tournée acustica in diversi club italiani.
Conclusione, dicevamo, e in effetti l’ultimo (pienissimo!) concerto di Francesca è stato all’insegna della malinconia. Ma non solo.
La giovane artista ha più volte ribadito quanto fosse dispiaciuta per l’epilogo del Nice To Meet You tour, allo stesso tempo però la grande occasione che vivrà all’Ariston fra pochi giorni le ha infuso una affatto nascosta carica di vitalità ricordando quanto fosse emozionata di prendere parte all’evento musicale dando al contempo due chicche legate al suo outfit sul palco: in barba alla scaramanzia Francesca vestirà di viola ma onde evitare sbavature non volute non applicherà rossetto sulle labbra.
Chiusa la parentesi “visagista”, andiamo ora a parlare di ciò che c’è stato su quel palco: la prova e allo stesso tempo conferma del puro talento della Michielin.
La ragazza ha stoffa da vendere e lo dimostra salendo da sola sul palco, ad accompagnarla la sua voce e l’abilità di padroneggiare con destrezza ben cinque strumenti: il pianoforte, la chitarra, il basso, il timpano e soprattutto la loop station che dona al progetto Nice To Meet You contemporaneità e originalità.
La usa spesso quella loop station, Francesca, e lo fa incantando il pubblico eterogeneo tra canti e controcanti raggiungendo l’apice con l’inaspettata cover di (Tanto)3 di Jovanotti che entusiasma i presenti, pronti a donare applausi scroscianti alla protagonista al termine della performance.
Un concerto non lungo, diremmo giusto nelle tempistiche. L’artista veneta canta con trasporto ed emozione alcuni dei suoi successi, le post xfactoriane Distratto e Sola, così come le più recenti L’amore esiste, Battito di ciglia e Lontano (in una mozzafiato versione in chiusura di concerto suonata solo con l’utilizzo del basso), oltre ad altri tre brani tratti da Di20, l’ultimo album, 25 febbraio, Tutto questo vento e Un cuore in due.
Tra le cover, in cui ritroviamo un ampio uso del timpano, la già citata canzone di Jovanotti ma anche Be my husband nella versione di Lisa Hannigan e Summertime sadness di Lana Del Rey.
Credo che poche artiste in Italia sappiano fare quel che ha fatto sul palco da sola stasera @francescacheeks pic.twitter.com/tvZGzXyu9p
— Cugy Cappa (@cugycappa) 31 Gennaio 2016
A trovare un difetto, la lingua inglese. Si vede che piace davvero tanto a Francesca, che canta due inediti da lei scritti in inglese, Honey sun (composta a 11 anni dopo una festa andata non secondo le aspettative, e inclusa nel suo album di debutto Riflessi di me) e Nice to meet you, scritta appositamente per i concerti. Tuttavia la resa non è efficace quanto quella delle performance in italiano. Vi è una sorta di barriera, emozionale oltreché linguistica.
Ciò che è più importante, però, è che con Nice To Meet You Francesca ha potuto iniziare a togliersi di dosso quella timidezza che spesso l’ha caratterizzata e che forse, in altre occasioni live, le ha fatto commettere qualche errore. In questa dimensione personale, invece, fa comprendere che tutto ciò che ha ottenuto fino a oggi è meritato e che, anzi, meriterebbe di più, perché è raro trovare una ragazza così giovane e già così dotata artisticamente, capace di reggere un palco passando le mani dai tasti, alle corde, ai pulsanti e senza alcuna sbavatura fra una nota e l’altra.
Ora il palco di Sanremo ad attenderla per la consacrazione cercata in questi anni e per segnare un altro tassello di una bella storia musicale che lei racconta dal palco del club con gli occhi aperti e gran sorrisi. Perché questa è la cosa più bella di Francesca: la genuina spontaneità.