Anche la terza serata del Festival di Sanremo 2016 si apre con le sfide dei Giovani. Miele porta in gara Mentre ti parlo, un pezzo davvero sanremese, con un’apertura commovente nel ritornello. Interpreta con forza, dando tutta se stessa e vince la sfida con il 53% contro l’ironico Francesco Gabbani. La sua Amen è una movimentata traccia elettro-pop che lui porta in scena con tanto di balletto. 47% per lui. Un peccato, si direbbe, una sfida in cui davvero meritavano entrambi gli interpreti…
Ma è caos: il verdetto verrà però ribaltato diversi minuti più tardi. Durante la sfida, infatti, dei problemi tecnici in sala stampa hanno impedito il voto a molti accreditati. Una nuova votazione porta la situazione sul filo: per il 50,8% è Francesco Gabbani a passare in finale, Miele eliminata con il 49,2%. Un caso che farà parlare.
La seconda sfida vede il tenore Michael Leonardi stonare la pomposa Ritornerai e perdere con il 33% contro un intenso e moderno Mahmood. La sua Dimentica è minimal, con guizzi di r&b, e nonostante problemi tecnici Rai porta a casa un ottimo 67%.
Si passa poi alle cover. Le votazioni di stasera saranno smistate al 50% tra televoto e sala stampa. Cinque gruppi contenenti quattro artisti, cinque finalisti per eleggere poi il vincitore.
Il primo gruppo vede una grintosa e ruvida Noemi reinterpretare Dedicato di Loredana Bertè, i Dear Jack che non riescono a ridare dignità a Un bacio a mezzanotte del Quartetto Cetra, performance insipida che rende ancora più incomprensibile la loro presenza al Festival, una fin troppo delicata, al limite del soporifero, Goldrake degli Zero Assoluto e l’impalpabile duetto sulle note di Amore senza fine di Pino Daniele di Giovanni Caccamo e Deborah Iurato.
Non c’è gara: passa in finale Noemi.
Patty Pravo apre il secondo gruppo in coppia con il giovane rapper Fred De Palma. La storica Tutt’al più purtroppo viene indebolita da questo imprevedibile incontro artistico. Alessio Bernabei e Benji & Fede fan tenerezza ma sono troppo immaturi per elevare una perla come A mano a mano di Riccardo Cocciante. Dolcenera accende l’Ariston con un’ipnotizzante versione dubstep di Amore disperato di Nada e si aggiudica il passaggio ma alla fine arriva Clementino e conquista la standing ovation del teatro con Don Raffaè di Fabrizio De Andrè.
Vince Clementino.
Nel terzo gruppo ritroviamo Elio e le Storie Tese che, naturalmente, riscrivono le regole e divertono con Quinto ripensamento, una versione rivisitata di Beethoven in salsa Bee Gees. Segue la versione yeyé di Cuore di Arisa, la scaldapubblico Tu vuò la l’americano di Renato Carosone di Rocco Hunt e la strepitosa ed emozionante Il mio canto di libero di Francesca Michielin con un giro d’archi da brivido.
A sorpresa passa il turno Rocco Hunt.
Con i Bluebeaters, Neffa copre di ska O’ sarracino sempre di Renato Carosone, ma è Valerio Scanu a colpire con una grandiosa interpretazione di Io vivrò (senza te) di Battisti in bilico fra moderno e vintage e un inizio al pianoforte (la prima volta davanti al pubblico per lui). Irene Fornaciari un po’ western con Se perdo anche te di Gianni Morandi e infine l’istrionica e malinconica versione dei Bluvertigo di La lontananza, perla assoluta di Domenico Modugno, rivisitata con l’aggiunta di un godibile sax.
In finale Valerio Scanu.
L’ultimo gruppo è senza dubbio il più “debole”. Piuttosto classica La donna cannone offertaci da Lorenzo Fragola, rock in salsa napoletana per Enrico Ruggeri, poco convincente in ‘A canzuncella degli Alunni del Sole, Annalisa non esalta con la sua versione più sexy e non graffiata di America di Gianna Nannini. Chiudono gli Stadio con un toccante rendimento de La sera dei miracoli di Lucio Dalla.
Conquistano la finale gli Stadio.
I vincitori della serata sono proprio gli Stadio, a sorpresa! Si classificano sul podio Valerio Scanu e Clementino. Chiudono la top 5 finale Noemi e Rocco Hunt.