Nella serata delle cover Annalisa, vestita di rosso, ha presentato la hit di Gianna Nannini America. Ha scelto questa canzone perché è, innanzitutto, una canzone meravigliosa, energica che ha fatto la storia che dà la possibilità di creare un contrasto con Il diluvio universale.
“America mi ha dato la possibilità di affrontare l’altra faccia dell’amore, quello fisico e passionale, quella più sanguigna, aspetto che nel mio brano di Sanremo non c’è. Ho chiuso il cerchio dell’amore”.
Nel brano prima dici che cos’è l’amore e poi cosa non è. Pensi che esista una definizione assoluta dell’amore?
Quando con Diego Calvetti ho scritto questa canzone abbiamo cercato di dare una definizione dell’amore, sapendo che non è possibile, ma volevamo vedere cosa ne sarebbe venuto fuori: un flusso di conoscenza tra ricordi fondamentali e momenti che ti sono rimasti impressi quando dovevi prendere una decisione, sei rimasto deluso o ti sei rialzato. Tutti attimi in cui ho creduto di essermi avvicinata all’amore.
Il risultato è stato un diluvio di parole.
Siamo partiti da ciò che non è. È un messaggio di amore universale.
Cosa si prova e cosa cambia a presentarsi a Sanremo con una canzone scritta anche da te.
È una grandissima soddisfazione e il coronamento di un sogno, perché io mi sono sempre sentita cantautrice anche quando facevo l’interprete. Quando ho iniziato a suonare con le band e facendo concorsi, io ho sempre scritto le cose che ho cantato. Questa è la mia sensibilità.
Ho fatto un percorso che mi ha dato la possibilità di fare questo mestiere ad altissimi livelli e sono contentissima in questo momento.
Ascoltando la canzone, ho pensato si avvicinasse a Sei Bellissima di Loredana Bertè e Tu semplicemente tu di Rino Gaetano. Cosa provi verso questi due artisti?
Hai citato due personalità gigantesche che fanno parte di quelle presenze nel panorama musicale totale che ispirano e hanno dato tantissimo. Io ho ascoltato moltissimo entrambi e, nel momento in cui crei la tua identità, devi ascoltare tutti. Ho ascoltato loro ed altro, perché per fare la propria musica bisogna avere una mentalità apertissima ed ascoltare qualsiasi espressione musicale ti arrivi.
Sono onorata che tu abbia percepito qualcosa di questo tipo.
Puoi raccontarci della tua esperienza in Spagna con Vanessa Martinez?
È stato bellissimo, lei è una cantante splendida e mi sono trovata benissimo. Ha fatto un percorso affine al mio e ci siamo piaciute subito da lontano e, quando ci siamo incontrate, ancora di più.
Ho cercato di imparare un po’ di spagnolo e abbiamo comunicato come siamo riuscite ed è successo qualcosa di molto bello. Dal momento in cui abbiamo cantato, non c’è stato bisogno di dire altro.
Quel duetto ha lasciato qualcosa: parecchi suoi fan mi scrivono ancora su Twitter. Sono contenta abbia lasciato qualcosa.
Gira l’indiscrezione secondo la quale una cantante in gara sia incinta…
Sono felicissima che tu mi chieda questa cosa. Io non sono, ve lo giuro!
Ti abbiamo vista in TV e al cinema. Ti tentano o la musica è il tuo mondo?
La musica è il mio mondo. Le esperienze che ho fatto gravitavano intorno alla musica.
Il film è stata un’esperienza molto carina: io dovevo interpretare una ragazza che tenta di fare la cantante, non dovevo fare altro che tornare indietro nel tempo. È stata una cosa carina perché era diretta alle famiglie e ai bambini.
L’esperienza televisiva è stata una cosa diversa. Tutta colpa di Einstein parla di scienza in maniera divulgativa ed io ho fatto da Cicerone e la fisica fa parte di me. Noi siamo abituati a pensare ai fisici come persone quadrate, in realtà sono dei fighi pazzeschi che devono immaginare ed essere creativi prima di fare un’ipotesi, proprio come il musicista che si immagina qualcosa che non c’è.
Alla fine hai deciso di fare musica. La fisica rimarrà sempre una parte di te?
Per me il punto centrale è quello che ho appena detto: curiosità, creatività ed apertura mentale che fa parte di entrambi i mondi. Ho fatto un percorso come tanti altri, non mi sento diversa dagli altri perché ho iniziato a studiare musica da piccola perché era il mio istinto. Non ho mai avuto dubbi: io voglio scrivere canzoni.
In tutto ciò ho altre passioni e le ho coltivate attraverso il percorso scolastico che ho fatto, i miei genitori sono insegnanti e ho scelto una cosa che mi piace molto.
Quando avrai la possibilità di esprimere di più e cantare una canzone autoriale, di autori più importanti?
Io desidero scrivere le mie canzoni.
Quello di questa canzone sarà lo stesso intento delle canzoni del nuovo disco?
Credo che si debba fare sempre qualcosa che sia riconducibile a se stessi. Io scrivo di me, non scrivo delle storie che non ho vissuto perché non saprei rendere giustizia a quelle storie quando devo cantarle. Lo stesso faccio quando scelgo una cover come nell’occasione di ieri.
L’importante è che ci sia io. Che poi siano mondi diversi… la musica è una e tutta questa distinzione tra mondi lascia un po’ il tempo che trova.
Tra poco uscirà il tuo nuovo album. Che tipo di lavoro è stato fatto? C’è un tour in programma?
Il disco si chiama Se avessi un cuore ed uscirà il 17 aprile.
Ci sarà un’anteprima tour il 17 maggio a Milano e poi il 19 a Roma.
Il lavoro su questo disco è stato continuativo, da Splende sono successe un sacco di cose, ma io già da prima non ho mai smesso di scrivere, ho sempre dato sfogo alla mia urgenza e, nel frattempo, sono nate diverse nuove canzoni e ho cominciato a metterle insieme, a svilupparle anche con l’aiuto di altri autori e, senza accorgersene, è venuto fuori un disco intero. Ora facciamo vivere questo Sanremo in modo leggero e tra due mesi uscirà il disco.
Se avessi un cuore è una provocazione: pensare sempre che quello che stiamo facendo è esattamente come vorremmo essere percepiti. C’è sempre un distacco tra come ci sentiamo e come ci vedono gli altri. Questo crea un tutto interessante.
Questo è il fulcro di questo disco, anche nelle copertine di singolo e album: il concetto di doppio.