A Sanremo è di scena la serata più lunga e solitamente straziante, quella delle cover. Senza dimenticare le sfide per decretare gli altri due giovani che raggiungeranno la finale di venerdì. Sono talmente emozionato che me ne dimentico e mi fermo a chiacchierare fin oltre le nove con Omar, il mio fruttivendolo marocchino. Disquisiamo su un avocado in particolare: lui dice che è pronto per essere mangiato, io lo ritengo acerbo. Vince lui e lo compro.
Così mi perdo le nuove proposte e ignoro sia chi si sfida che chi ha vinto. Recupererò per venerdì, promesso.
Si parte con le cover, i 20 cantanti le eseguiranno divisi a gruppi di quattro. Il più votato in ogni gruppo andrà in finale e il vincitore si beccherà un premio. È la novità di quest’anno, credo. Quale sia il premio non ci è dato saperlo, si parla di una fionda con tanto di noccioli di pesca scolpiti nel legno da lanciare contro Garko quando fa la doccia.
Apre Noemi che propone Dedicato, cover di Loredana Bertè. La rossa la interpreta con mestiere e una certa eleganza.
Voto 6,5
I Dear Jack ripropongono una stralunata versione di Un bacio a mezzanotte del Quartetto Cetra e ci stanno sufficientemente dentro, e comunque meglio di Garko quando parla inglese.
Voto 6
Gli Zero Assoluto ripescano invece nel mio tenero passato coverizzando la sigla del manga Goldrake in chiave folk. Praticamente l’effetto di un maglio perforante su un dente cariato.
Voto 4
Giovanni Caccamo e Deborah Iurato si lanciano in Amore senza fine di Pino Daniele. Ne viene fuori una gustosa bibita gassata che ha perso tutte le sue bollicine. E senza le bolle anche la Coca Cola è imbevibile.
Voto 5
Vince Noemi, direi giustamente.
Secondo gruppo. Si inizia con Patty Pravo versione Titti in acido che coverizza se stessa (Tutt’al più) insieme al rapper Fred De Palma. Adoro i duetti un po’ stralunati ma qui si va decisamente oltre e la zia d’Italia a sto giro pare faccia fatica a tenere gli occhi aperti, figurati cantare.
Voto 5
Alessio Bernabei si misura invece con A mano a mano di Riccardo Cocciante, o Coccianté se siete fra quelli che amano il francese. Ad accompagnarlo il duo pop Benji e Fede, insomma manca solo Mark Lenders. Scelta coraggiosa, resa così e così, sarà che ho ancora appiccicata in testa la meravigliosa versione di Rino Gaetano.
Voto 5,5
Dolcenera canta Amore disperato della mai abbastanza applaudita Nada. La canzone è bellissima di suo e Dolcenera la omaggia con un esecuzione pulita e divertente. Peccato per gli arrangiamenti unz unz di cui non si sentiva alcun bisogno. Più che una cover sembra un remix.
Voto 6-
Clementino che esegue Don Raffaè di Fabrizio De Andrè, per me che sono genovese, è come vedere mia madre stuprata da un milanese a ferragosto. Eppure, superati i preconcetti iniziali, devo dire che il rapper napoletano interpreta il pezzo con tanta presenza scenica, grinta e convinzione.
Notevole e inaspettato.
Voto 7
Vince Clementino, decisione sacrosanta.
Momento super ospite, reunion dei Pooh con Riccardino Fogli. Olé. L’ho sempre detto che hanno fatto più danni i Beatles della grandine. Momento zuccheroso, medley dei loro cavalli di battaglia (non Dodi), complimenti un tanto al chilo, mega applauso, intervista inutile e sipario.
Via al terzo gruppo. Cominciano Elio e le Storie Tese con Quinto ripensamento, versione italiana di Fifth of Beethoven tratto dalla colonna sonora della Febbre del Sabato Sera. Al solito il gruppo mi lascia un po’ così. Bravi ma…
Voto 5,5
Poi è la volta di Arisa che si misura con Cuore di Rita Pavone. Pazzerella, lei…
Voto 6
Rocco Hunt, paraculizza la sua Napoli con Tu vuo’ fa l’americano (Renato Carosone). Che dire? Ruffiano e potente.
Voto 6,5
Francesa Michielin fa Il mio canto libero di sir Lucio Battisti. Poche sbavature, emozionante solo a tratti.
Voto 6
Passa il turno Rocco Hunt, in questa serata di grazia partenopea.
Il quarto gruppo incomincia con Neffa. Altra cover di Carosone con ‘O Sarracino.
Ad accompagnare l’artista campano la ska band dei Bluebeaters. Bene ma non benissimo, poca convinzione, tiro dimesso e la sensazione di un Neffa che vorrebbe essere ovunque tranne che a Sanremo. E come dargli torto.
Voto 6-
È il momento di Valerione Scanu, che la butta su Battisti interpretando Io vivrò (senza te). Continuo a pensare che al buon Scanu l’abbiano picchiato troppo, o troppo poco, da piccolo. Se però gli servissero quattro schiaffi per motivarlo, io mi offro volontario. Tutto per aiutarti, Vale. Comunque l’uomo dei cani il pezzo lo porta a casa, devo ammetterlo.
Voto 6
Irene Fornaciari sceglie Se perdo anche te, classico del Morandone nazionale. In realtà è un vecchio country americano, si intitolava Solitary Man e ne fece anni fa una stupenda versione la buona anima di Johnny Cash. Quella di Irene vale decisamente meno.
Voto 5,5
I Bluvertigo fanno una loro personale versione di La lontananza di Domenico Modugno parecchio bruttina. Morgan la voce l’ha trickata con lo skate. E mi fermo qui.
Voto 5
Passa Scanu e vince un doppio schiaffo.
Via al 5° Gruppo. Lorenzo Fragola ci presenta La donna cannone di Francesco De Gregori. Senza infamia e senza lode, in punta di piedi. D’altronde pare che la parola osare quest’anno a Sanremo sia stata condannata a trent’anni di galera.
Voto 6-
Con Enrico Ruggeri continua il sacco della canzone popolare napoletana, garanzia di voti e applausi. ‘A canzuncella degli Alunni del Sole fatta da Ruggeri è come un gita in costiera senza scendere a Sorrento: incompleta.
Voto 5,5
Annalisa ci porta a casa Nannini con America. Versione inutile e priva di mordente, nonostante i vocalizzi di maniera.
Voto 5
Chiudono gli Stadio con un omaggio all’amico di sempre Lucio Dalla e alla sua La sera dei miracoli. Struggente e capace di toccare le corde del cuore anche degli insensibili. Monumentale il chitarrone di Ricky Portera.
Voto 7
Se non vincono il gruppo gli Stadio è una vergogna. Ma un po’ di giustizia anche a casa di Sammy Davis Conti resta e si affermano loro.
Ora aspettiamo il vincitore fra i vincitori. E vogliamo anche vedere la fionda.
Ma prima c’è Hozier, il cantautore irlandese di Take to Church, un successone da milioni di copie, come ci ricorda otto volte Carletto.
È il momento della proclamazione. Vincono meritatamente gli Stadio e tutti a nanna.
Ultimo atto di una serata noiosa come poche. Notte amici, vado a strafarmi di avocado.