Era il 2005 quando Antonino vinse la quarta edizione di Amici di Maria De Filippi. Ai tempi le case discografiche erano ancora riluttanti a mettere sotto contratto i cantanti usciti dai talent ma lui ebbe la fortuna di pubblicare un EP che ottenne il disco d’oro, a cui sono seguiti negli anni altre produzioni.
Oggi, a distanza di dieci anni, la Universal Music Italy pubblica Nottetempo, il nuovo disco di Antonino, contenente il brano Ali nere. Un bel sunto per una carriera che si è mantenuta nel tempo senza farsi influenzare dalle mode cangianti, sia in ambito musicale che televisivo.
Ciao Antonino e benvenuto su All Music Italia. Dalla tua vittoria ad Amici il programma si è modificato profondamente, edizione dopo edizione…
Più che altro è cambiata la scena musicale, credo di essermi trovato a cavallo di questo cambiamento.
Sei un po’ l’esempio vivente del “Crederci sempre, arrendersi mai”. I tuoi dischi sono stati pubblicati da varie etichette e oggi, dopo dieci anni, hai ottenuto un contratto con la Universal Music, una delle major più importanti d’Italia.
Ho vissuto sulla mia pelle il periodo di transizione della musica proprio a livello internazionale, con la crescente importanza del ruolo dei talent, la nascita dei social network. È cambiato tutto. Internet nel 2005 era quasi una novità per la musica, dal quel momento in poi è diventato fondamentale e le major si sono dovute adeguare.
A dieci anni di distanza avere un album sotto contratto con Universal per me è motivo di vittoria e orgoglio. Altrimenti non saremmo qui a parlarne. Ci sono artisti one shot che fanno un successo clamoroso e poi svaniscono, io credo, almeno secondo quello che è stato il mio percorso, che una persona possa dimostrare nel tempo il suo valore.
Con molta onestà, bisogna ammettere che non sei mai stato protagonista nelle classifiche. È possibile vivere di musica anche senza grandi riscontri commerciali?
Beh, con la mia prima produzione sono arrivato in top 5, terzo in classifica credo. Se si guarda YouTube il video di Ritornerà, il primo singolo di Libera quest’anima del 2012, ha oltre 6 milioni di visualizzazioni. Le classifiche sono da prendere in considerazione ma alla fine è la gente che sceglie cosa ascoltare.
Sai perfettamente che ci sono playlist di radio nelle quali magari non rientri, ma se alla gente piace un pezzo, lo sposa. In caso contrario i mie brani non avrebbero quelle visualizzazioni su YouTube. Ho sempre campato di musica, è una grande cosa per me, e se la gente si è legata a me ci sarà un motivo, altrimenti non sarei oggi qui a parlarne.
E oggi sei qui per presentarci “Nottetempo”. Come nasce questo album?
Tre anni fa dall’incontro con Luca Mattioni, il produttore del disco Da quel momento ci siamo confrontati, abbiamo iniziato a lavorare sulle prime tracce, sperimentando con l’elettro-pop e l’EDM. Ci siamo mossi fra il calore dell’analogico e la freschezza e attualità del digitale. Luca, a mio parere, ha cucito su di me un vestito unico perché dalla mia parte ho una vocalità riconoscibile, e per un interprete è fondamentale, ma non deve diventare l’unica peculiarità.
Era arrivato anche il momento, dopo le esperienze di dieci anni di musica, di mettermi a scrivere e propormi come cantautore. Avevo un sacco di cose da dire. Per questo motivo Nottetempo è il mio album più veritiero, trasparente e coerente con l’uomo che sono oggi.
Durante la promozione si è parlato molto spesso di Emma. Qual è stato il suo ruolo?
Mi sento molto fortunato perché ho conosciuto Emma prima come persona e poi come artista. Ho trovato in lei una donna che lavora a ritmi pazzeschi, una grandissima professionista. Vedere da vicino chi lavora in questa maniera può essere solo d’esempio, è gratificante. Mi sono sentito una spugna, ho imparato molto da lei. Il suo ruolo è stato questo, mi ha fatto da esempio e ha contribuito con le sue esperienze a chiudere un progetto nato, come ho già detto, in molti mesi di lavoro.
C’è una frase di “Ali nere”, il primo singolo di “Nottetempo”, che mi ha colpito: “Certe colpe non si lavano mai, rivoglio le mie ali (…) io non mi fermo più”. Ci ho visto un riferimento al tuo percorso post talent, con l’iniziale riluttanza delle major, fino a oggi.
No, non è riferito a quello. Ali nere è una rinascita, in generale, sotto tutti i punti di vista. Nel videoclip è snocciolato davvero bene il significato. Ci sono più versioni di Antonino e a poco a poco ce n’è uno predominante, che è l’Antonino di oggi, che si guarda allo specchio.
Com’è l’Antonino di oggi rispetto a quello di ieri?
È una persona sicuramente più matura, come nel percorso naturale delle cose. È un giovane uomo di 33 anni più coerente con se stesso.
In più tracce di “Nottetempo” si evince la presenza del reggae.
Che è sempre stato presente nelle mie vene, anche nelle precedenti produzioni ci sono riferimenti a questo genere che mi diverte ed è sempre stato presente nella mia formazione artistica. Ho sempre ascoltato Lauryn Hill, Macy Gray, Bob Marley. Ammetto però che non c’è stato un pensiero a priori sui generi da inserire nel disco, ogni brano ha avuto il vestito che si meritava, mixato alla mia vocalità.
Infatti ascoltando il disco mi ha colpito l’eterogeneità stilistica. Fra le tracce, le mie preferite sono quelle movimentate come “Gira”, “Onda libera” e “Carpe diem”.
E mi fa molto piacere perché Gira mi piace moltissimo!
Sarà il prossimo singolo?
Guarda, durante la conferenza stampa di presentazione ho cantato quattro brani, fra i quali Gira. C’è stato un entusiasmo notevole quindi chissà, potrebbe essere il prossimo singolo.
In “Gira”, canti: “Non sprecare il tuo tempo con chi parla, parla parla”. A cosa si riferisce?
Ho scritto Gira in un momento in cui avevo bisogno di vedere gente, contornarmi di amici. Mi è capitato spesso di uscire, incontrarmi con loro e vederli dietro a un telefono. Spiegatemi a che serve uscire in compagnia e stare sempre con il telefono in faccia? Forse stando a casa avrei avuto più possibilità di parlare con loro visto che sono tutti su Whatsapp, Facebook e diavolerie varie. Una sera quindi sono tornato a casa, mi sono seduto sul divano, e ho scritto Gira. Il punto è che ci vogliono più rapporti umani e meno digitali.
Parlando di rapporti umani, spostiamoci verso un tema fondamentale: l’amore. C’è un brano del disco, “Stanotte”, che reputo una dolcissima dichiarazione d’amore. La definirei quasi adolescenziale, e non lo dico in maniera negativa, perché c’è genuinità, semplicità.
Ti dirò invece che Stanotte non è una canzone d’amore, per lo meno non come lo hai inteso. Non l’ho scritta pensando a questo. È una canzone che mi ha fatto riflettere sul valore di un porto sicuro, quando non vuoi restare solo o le cose non girano come devono girare. Parla anche della difficoltà di trovare il coraggio di chiedere scusa a una persona a cui vuoi bene.
Qual è il tuo porto sicuro?
La mia famiglia sicuramente, Stanotte è una dedica a loro.
Qualche giorno fa hai rilasciato un’intervista ad Adnkronos facendo coming out. Ti faccio i complimenti perché ritengo giusto che i personaggi pubblici si espongano sul tema, può aiutare molti ragazzi e ragazze che hanno ancora timore a mostrarsi per quello che sono. A differenza di qualcuno, inoltre, ho apprezzato la naturalezza della cosa, non ci ho visto una mossa pubblicitaria.
Non ho mai nascosto la mia posizione sulle unioni civili. Mi hanno fatto una semplicissima domanda e io ho risposto nella maniera più semplice del mondo. Spero che tutto vada come deve andare perché in realtà le cose sono già cambiate, l’ho sempre detto. Non ci sarà nulla che potrà fermare l’amore tra due persone. Non siamo nel Medioevo, siamo nel 2016.
Il 9 maggio, pare, la legge Cirinnà diventerà realtà. Farai “il grande passo”?
Adesso vuoi sapere troppo però!!! (ride).
Non so se ti è capitato di leggere i commenti di alcuni utenti della comunità LGBT in risposta agli articoli di Spetteguless o BitchyF. C’è un diffuso sarcasmo acido che mi fa vergognare e arrivare a pensare che forse, in fondo, non ci meritiamo che voi ci mettiate la faccia.
Se bisogna andare dietro i commenti di queste persone, magari sempre le stesse che commentano fra di loro con risposte assurde, non se ne viene fuori. Preferisco leggere i commenti che trovo, ad esempio, su Twitter, il social che preferisco. C’è stato chi mi ha ringraziato dalla Calabria scrivendomi: “Con il tuo messaggio, la tua presa di posizione, ci dai coraggio e ci fai sperare che le cose cambino“. Voglio vedere il lato positivo delle cose e non pensare a chi usa i social perché insoddisfatto o annoiato e in cerca di qualcosa da fare. Il divano di mamma e papà è sempre molto comodo, invece bisogna metterci la faccia.
Voglio chiudere l’intervista con una riflessione sul tuo fisico. Quando eri ad Amici avevi una certa costituzione, che fece anche parte del tuo personaggio, oggi sei cambiato. Che messaggio potremmo dare ai ragazzi fuori forma fisica, che soffrono per questo?
Ho semplicemente iniziato a volermi bene. Nel momento in cui cominci a volerti bene passa anche il pensiero di voler raggiungere un certo ideale fisico suggerito dai media. Tutti devono essere perfetti, come modelli, ma non è così. Ognuno deve arrivare a uno status di benessere.
Sei molto grosso? Vai a correre, mettiti a dieta, mangia bene. Non fare la fame, magari fatti seguire da un nutrizionista, riprendi in mano la tua vita e riattivati. Non è stando sul divano che puoi raggiungere dei risultati, che non devono essere quelli che guardiamo sui giornali. È una cosa interna, una volta che stai bene con te stesso, con il tuo cervello, la tua anima, puoi stare bene anche con gli altri. A me è andata così, ho perso 35 kg, ho fatto un sacco di palestra e non ho mai fatto digiuni. Ho semplicemente imparato a mangiare.