Una delle belle scoperte dell’ultimo Festival di Sanremo è senz’altro stata Ermal Meta, terzo classificato tra le nuove proposte dell’ultima edizione e subito protagonista con un album , Umano, che ho avuto la fortuna di poter recensire, poiché lavoro intelligente, di pop raffinato condito da un racconto lineare, vero e per nulla banale. La scoperta è stata però solo ad uso e consumo degli ascoltatori distratti, quelli che con l’arte della musica hanno un rapporto più labile, perché chi invece non riesce a farne senza, sa che Meta non solo è stato leader dei La Fame di Camilla, che per un lustro circa ci han deliziato di buone parentesi apposte su pentagramma, ma a seguire si è distinto come fine autore per star vecchie e nuove della musica italiana, dal nuovo reuccio Marco Mengoni, alla divina Patty Pravo, dalle voci possenti di Francesco Renga ed Emma alla classe di Annalisa, solo per citarne alcuni.
Questo lo sa benissimo invece il suo nutrito gruppo di fans, in cui ho avuto modo di imbattermi già ai tempi della recensione e che ha letteralmente invaso le mie pagine social, cosa ripetuta non appena ho pubblicato la notizia che lo avrei intervistato, cosa non comunissima questa ai giovani artisti, a meno che questi non passino dai talent. Chissà se Ermal si è reso conto di tutto questo affetto e se si, se se lo aspettava…
Certo che no! Chiaramente speravo di riuscire ad avere un pubblico mio, qualunque artista lo desidera, però ammetto che si è andati ben al di là di ogni più rosea aspettativa. E’ incredibile anzi, per non essere troppo forbiti, è una figata!
Sei al corrente che i tuoi fans si sono forgiati anche un nome ovvero i LUPI DI ERMAL?
Si che lo so! E la cosa è stata molto naturale.
Quindi sai pure come è nata la cosa?
Si, è nata a Sanremo. E’ una nascita abbastanza recente quindi.
Come è accaduto?
Stavo rilasciando una delle tante interviste quando un gruppo di ragazzi accorso ad ascoltare, alla fine della stessa mi ha gridato il classico “in bocca al lupo”. Al che io anziché rispondere nel modo classico, ho risposto: “che il lupo sia con me”. In seguito a questa cosa loro si sono così soprannominati e devo dire che ne sono molto contento perché, nemmeno a farlo apposta, il lupo è il mio animale preferito.
Umano è il tuo primo disco solista e nuovo punto di partenza. Ma se dovessi ricordare quale è stato il tuo vero start nella musica cosa mi racconteresti?
Che avevo appena 4 anni. Mia madre suonava in un’orchestra ed era impegnata nelle registrazioni di un progetto classico e così mi ritrovavo a stare ore con lei in sala dove registrava. Una di quelle volte mi misero a sedere su uno sgabello davanti al pianoforte e non sapendo che fare iniziai a toccare quei tasti magici, a sentire i suoni. Fu subito amore per me, anche se fu anche la prima sensazione di forte imbarazzo!
E perché mai?
Perché all’improvviso dalla cabina regia fu urlato un nervosissimo stop! Il fonico iniziò a dire che sentiva un suono di piano in sottofondo che non c’entrava nulla. Si girarono di colpo tutti verso di me.
Beh magari non ci hai pensato ma quella è stata la prima volta che hai avuto un riflettore addosso; l’artista deve essere abituato a questo!
E’ vero, non ci avevo pensato ( ride ndr ). Diciamo che forse al momento era proprio impossibile pensarci.
Prima di approdare ad “Umano” non è però possibile non citare gli anni con i La Fame di Camilla. Che anni sono stati?
Meravigliosi. Ho ricordi indelebili di divertimento, di esperienze, di grande amicizia. Noi effettivamente abbiamo iniziato semplicemente come amici che volevano suonare assieme. La composizione e l’idea di provarci è arrivata molto dopo. Il progetto e le persone tutte che ne hanno fatto parte sono nel mio cuore, in un posto speciale.
Ed allora come è che si decide di chiudere la parentesi del progetto? Problemi discografici?
Quelli sono all’ordine del giorno quasi per tutti oggi. Il problema reale è stato che le esigenze iniziavano ad essere diverse ed eravamo diventati 4 teste che avevano idee , punti di arrivo e passaggi per arrivarci con modi e tempi diversi. Visto che però la cosa che non è mai mancata tra noi è stata l’amicizia, anziché rischiare di comprometterla, abbiamo ragionato assieme e capito che era meglio finirla li. Abbiamo salvaguardato i rapporti dandogli la precedenza ed infatti ora li sento quasi tutti i giorni. Sono nella mia vita sempre.
Finita questa esperienza, prima di provarci da solista sei diventato autore per altri artisti. E’ stata una casualità o un tuo volere personale, una prima strada da percorrere?
Nulla accade per caso e nel mio personale modo di scrivere non può esserci una canzone data a caso. Le canzoni a caso non si danno. Ho bisogno di conoscere l’artista che le canterà e mi piace anche vedere una cosa che io ho scritto, pensandola in un modo, come viene letta ed interpretata da altri occhi, altra voce, altra testa proprio. Ho avuto anche la fortuna di poter scegliere con chi collaborare e questo è indubbiamente un privilegio.
In tanti hanno quindi avuto successi con cose scritte da te. Hai mai provato invidia verso di loro? Alla fine la canzone era tua…
L’invidia non fa proprio parte della mia concezione mentale. Ognuno ha il suo percorso ed io posso solo sentirmi onorato di fare parte anche di quello di altri. Se hanno fortuna con cose mie non può che essere una gioia per me.
Con chi sei stato più contento di collaborare?
Ti sembra strano se ti dico con tutti? Alla fine in effetti ho quasi sempre potuto scegliere…
Ma un nome me lo devi pur dare…
Vabè Patty Pravo! Cioè la divina della canzone italiana ha cantato una cosa mia. Ci rendiamo conto? Quasi non ci credevo nemmeno mentre l’ascoltavo. E poi ti direi Marco Mengoni perché è nata anche una bella amicizia ed un rapporto di stima reciproca.
Veniamo ad “Umano”. Hai scelto di presentarlo a Sanremo grazie ad “Odio le favole”. Tu però al Festival c’eri già stato con la band. Come è stata questa nuova esperienza?
Diversissima. Con la band io ho diviso tutto ciò che è accaduto, bello e brutto, con altre 3 persone. Non è poco poter gioire, confrontare e confortare con altri che stanno provando la stessa cosa tua. Quest’anno come sono salito sul palco ho subito pensato che dietro di me non c’era nessuno e tra l’altro con un’ aggravante …
Quale?
Ero reduce da una bronchite la settimana prima e non mi ero ancora ripreso. Per essere pronto per Sanremo mi sono imbottito di cortisone. Fare quell’esperienza non al pieno delle proprie forze non è il massimo, anche perché il Festival non è solo il palco; è una giostra sempre in moto e tu devi girarci assieme.
Ma toglimi una curiosità che proprio non riesco a ricordare: ma il termine stronza lo hai detto anche al Festival?
Ah ah ah ah ah ( ride ndr ) e certo! Nessuna censura, la canzone era così e l’ho proprio detto.
L’album, come appuntato nella recensione, è un disco cantautorale che non rinuncia a suonare pop. E’ stato difficile far convivere le due anime?
No perché semplicemente non ci penso quando scrivo. Lascio che il tutto sia quanto più naturale è possibile. Ogni canzone segue una strada sua e questa cosa mi piace. Cerco di non farmi chiudere in un genere, di non essere proprio un cantante di genere. Poi se gli arrangiamenti vengono fuori pop è forse perché sono un figlio degli ottanta.
Colpisce “Lettere a mio padre” come canzone tanto dura che ha però un finale a sorpresa, colmo di speranza, quello in cui affronti tu l’ipotesi di diventare padre..
E’ un racconto sincero, onesto. Sono i miei pensieri senza filtri, la mia emotività. Se sei onesto e serio con te stesso prima di tutto riesci a raccontare anche cose difficili come queste.
“A parte te”, che già era arrivata al successo come “Sempre sarai” interpretata da Moreno con Fiorella Mannoia assume nella tua versione un maggiore spessore grazie al quale la mancanza raccontata diventa tangibile. A chi è dedicata?
Non te lo dirò mai.
Ma sai che è una risposta bellissima?
L’unica che potevo dare ( ride ndr ). Comunque sono contento che ti sia piaciuta, che piaccia in generale.
E se rincaro la dose dicendoti che mi piace addirittura di più la tua interpretazione rispetto a quella della regina delle interpreti quale Fiorella Mannoia?
Non può che farmi ancora più piacere. E’ come dicevo prima. Una stessa emozione letta in maniera diversa da teste diverse.
Il nuovo singolo “Volevo dirti” parla della ricerca di se stessi in un mondo non facile, pieno di guerre che vogliono in pochi ma che fanno in tanti…
Se ci si pensa quante persone decidono se fare o non fare una guerra davvero? Quanti comandanti guidano le truppe? Quanti sono invece quelli che si trovano sul campo a sparare davvero, ad uccidere davvero? E spesso non sanno nemmeno quale sia l’esatto movente. Vorrei vedere se le proporzioni fossero invertite. Credo che sia incredibile come la gente sprechi il tempo. Il tempo andrebbe impiegato al meglio, perché non sai quanto ne hai davvero. Come diceva Baudelaire non bisogna mai pentirsi di ciò che fai.
Tu ti sei mai pentito di qualcosa che hai fatto?
No, mai. Come dicevo sono sempre onesto con me stesso e faccio solo cose di cui sono convinto.
Altra cosa che colpisce è che nel disco suoni quasi tutti gli strumenti, con pochi interventi di altri musicisti. Una sorta di Prince italiano?
Oddio non facciamo paragoni inesistenti.
Figurati, non intendevo quello. Era solo un omaggio ad un grande artista scomparso da poco e apripista a quali siano stati i tuoi grandi cult nella musica, i dischi degli artisti da non perdere …
Pink Floyd, Radiohead, Vasco, Ivano Fossati… ma potrei dirne davvero tanti altri, soprattutto del periodo ottanta. Come dicevo prima sono figlio di quegli anni.
Chiudiamo con una bella analogia cantata nella title track, quella in cui parli come contenuto di luci di lampioni che si sostituiscono a quelle delle stelle. Quali sono le stelle di Ermal? Ne hai ancora?
Sempre! E quella più luminosa è che avvenga una rivoluzione silenziosa. Non bastoni, non guerriglie, quelle le fanno i cretini. La rivoluzione deve essere interna, nelle persone, nella gente, nel popolo. Deve essere la coscienza di ognuno a ribollire ed essere contagiosa, diventare una coscienza collettiva. Per cambiare ingiustizie e insufficienze della nostra collettività, le tante cose che non vanno, bisogna partire proprio da li. Io ci spero sempre.
Cosa non abbiamo detto che vorresti dire a chi ci legge?
Che in attesa di mettere in piedi le date del mio tour ho ricevuto un bel regalo da parte dei grandissimi Negramaro, che sono grandi come persone, come amici, prima che come band. Aprirò il loro concerto di Pescara il 12 di Maggio con un mini spaccato acustico. Un altro onore che si aggiunge ai tanti onori che sto avendo in questi anni.
E’ il caso di augurarti allora un “in bocca al lupo”!
Che il lupo sia con me!