Appuntamento settimanale con l’ascolto e le pagelle dei singoli in uscita oggi, venerdì 7 ottobre nelle radio italiane.
Vi ricordiamo che le votazioni espresse al termine della minirecensione sono relative alla carriera dell’artista in questione e non sono da intendere come paragone tra brani di artisti diversi.
I voti inoltre non rappresentano il parere di tutta la redazione di All Music Italia ma di Fabio Fiume, autore dell’articolo.
Andiamo ad iniziare…
Luca Carboni – Milano
Nuovo omaggio dopo la sua Bologna ad un altro riferimento italiano. Milano come luogo da invidiare perché centro nevralgico di ciò che d’importante succede, soprattutto mediaticamente ed economicamente , nel nostro paese. Il tutto su un tappeto elettronico scarno ma essenziale, come del resto la voce di Luca, dedita da sempre più al racconto che a virtuosismi inutili.
Sei +
Demanology HiFi – Totem
Mentre Samuel, leader dei Subsonica, si produce nel primo disco solista, anche Max Casacci, storica mente della band pubblica il suo nuovo progetto dal nome Demanology Hifi. Siamo di fronte a sperimentazione elettronica che molto può piacere in ambienti club, ma non impressionare particolarmente circuiti di massa. E mica è un male?
Sette
Max Gazzè – Teresa
E’ decisamente in stato di grazia Max Gazzè. Il suo ultimo geniale album gli ha permesso di arrivare davvero a tutti senza sputtanarsi. Grandi canzoni, poste spesso in maniera filo ironica, ma senza trascurare mai gli arrangiamenti, tutti meritevoli di sottolineature. Teresa è la fine di una storia, la chiusura di una dinamica di coppia faticosa. E’persino preferibile tornare dai propri genitori pur di metter un punto.
Sette ½
Iaco – Dico no
Dopo il duetto cover con Carboni, Iaco inizia a pedalare da solo e sceglie quest’incalzante fm-rock, con qualche rimando un po’ datato dal punto di vista dell’arrangiamento ma tutto sommato funzionale proprio nei momenti in cui la chitarra diventa protagonista, salendo in cattedra anche a dispetto dell’inciso.
Sei
Jimmy Ingrassia – Alza la bandiera
Buona canzone di racconto e denuncia per Jimmy che forse trova la sua giusta dimensione dopo diversi tentativi ed esperienze più disparate. L’intenzione è cantautorale anche se nello specifico Ingrassia ha solo interpretato questo brano scritto invece da Salvatore Mineo. La convinzione in ciò che racconta, su un “branduardiano” arrangiamento d’archi, rende però il tutto molto credibile.
Sei ½
Jake La Furia – Non so dire no
Ballata introspettiva che vede La Furia prodursi in un’interpretazione riuscita, sentita, nonostante lo spropositato utilizzo di autotune. Il “Ricucirsi l’anima” fa sempre male ma avere una canzone che sa esorcizzare la cosa, rimandare i pentimenti a domani, può esser nelle corde di tanti.
Sei
Litfiba – L’impossibile
Pelù e Renzulli di nuovo in pista con un convincente ( forse il più, ad oggi ) ritorno, ritmato e calibrato tra il loro primo rock personale e underground ed il secondo più radiofriendly. Pelù più scuro nelle note ed indubbiamente più centrato rispetto alle produzioni soliste, che rispetto al glorioso passato erano ben poca cosa. L’impossibile alle cose belle, molto belle, prova a mettersi in scia.
Sette
Amedeo Minghi – Com’è bello il mondo
Ancorato al suo mondo stilistico, personale ed inimitabile, Minghi non salpa verso nuovi mondi, anche dopo qualche anno di pausa. Melodicamente il brano funziona ed ha un velo di malinconia nel cantato che lo rende evocativo. Il nuovo sta altrove, certo, ma Amedeo è per palati sensibili e quelli non li delude mai.
Sei ½
Nesli – Perfettamente sbagliato
Ballata corposa per il poeta popolare, che un po’ nell’album si perde, vista anche la collocazione in fondo alla scaletta ed invece come singolo rivela un ottimo potenziale. “Mi chiedo ogni giorno chi siamo”, dice Nesli. Lui di sicuro è un valente autore ed un interprete in costante crescita.
Sette
Noemi – Amen
Noemi dipinge con i colori a lei donati da Federica Abbate e traccia un cielo con nuvole gospel all’orizzonte che proiettano la loro ombra su un prato blues che è proprio nelle corde della cantante, la cui voce sporca, spesso imprecisa, ma terribilmente bella e personale non può che essere un valore aggiunto al bel testo.
Otto
Statuto – Ritmi di metropoli
Il loro consueto ska, sposa ritmiche giamaicane e qui è là si lascia macchiare da innesti pop. Un po’ fragilina soprattutto nell’inciso che pur orecchiabile, svilisce le strofe, decisamente più particolari e meritevoli di maggior attenzione.
Cinque