Tutti quelli che hanno seguito l’ultima edizione di X Factor e che navigano nel web sicuramente conosceranno i Jarvis la band “capitanata” da un biondino che, una volta superati tutti gli step del programma, ha scelto di non entrarci. La novità dell’ultima ora (leggete qui il nostro articolo) è che dopo tutto questo casino tra contratti, rifiuti, dichiarazioni e accuse a destra e manca ora il cantante lascia la band per una carriera da solista mentre i restanti componenti del gruppo continueranno il loro percorso con un nuovo frontman che, al momento, non è ancora stato scelto.
Del resto come cantava qualche anno fa Luca Carboni “le band si sciolgono“… di solito dopo diversi anni e con una carriera alle spalle, vedi Robbie Williams con i Take That, Justin Timberlake con gli Nsync o, per restare in territorio nostrano, Riccardo Fogli con i Pooh o Francesco Sarcina con Le Vibrazioni giusto per non andare a scomodare nomi ancora più iconici.
Le band si sciolgono solitamente per due motivi… perché il percorso artistico del gruppo è arrivato al capolinea, a volte perché la band è creata al tavolino e quindi, o prima o dopo, sarebbe dovuto succedere, altre volte (spesso) per l’ego di uno dei componenti.
Quel che è certo è che sentirsi parte di una band non è qualcosa che puoi costruire a tavolino. Una band è un tutt’uno, un’amalgama di personalità umane e artistiche che si sposano tra loro, persone che sono amici se non nella vita, nella musica. Essere band non è “c’è uno che canta, l’altro suona la batteria e quello la chitarra…” le band sono un gruppo con un unico obiettivo comune.
Detto questo devo comunque fare un’ammissione per essere del tutto onesto.
Il frontman di questa band non mi è stato simpatico fin dalla prima apparizione televisiva e chi mi segue su Facebook lo sa perché lo scrissi pubblicamente.
Il motivo? Durante la puntata di X Factor in cui i Jarvis vennero scelti lui al posto di godersi il momento, di essere felice e di mostrare solidarietà e spirito di unione (che dovrebbe stare alla base del modo di pensare di chiunque vuole fare musica) con gli altri concorrenti, ebbe la brillante idea non sapendo di essere inquadrato durante l’esibizione dei Five stories (altra band in ballottaggio per un posto nel programma) di uscirsene con una frase dispregiativa pronunciata con modo arrogante “Ecco gli One Direction…“. L’insulto in questione secondo lui sarebbe stato nella parola “Boyband”. Ecco, la differenza tra sana competizione e presunzione/arroganza per quel che mi riguarda sta tutta in questa sua frase.
Fai rock? bene allora hai una rock band e puoi lasciare libere le boyband di fare musica pop… ad ognuno il suo posto nella musica. C’è posto per tutti (vabbè questo non è propriamente vero purtroppo, ma proviamo almeno a crederci) l’importante è fare bene la propria musica.
Fare rock non ti rende migliore degli altri sopratutto visto che, che tu lo sappia fare è ancora tutto da dimostrare…
Sottolineiamo che questo singolo episodio non influenza il mio giudizio artistico sul ragazzo, se e quando uscirà lo farà con un bel pezzo rock sarò il primo a dare a Cesare quel che è di Cesare come ho sempre fatto da quando dirigo questo sito, anche se onestamente credo che il ragazzo nella sua nuova avventura da solista diventerà magicamente meno rock e molto più pop. Ma staremo a vedere…
Le mie considerazioni al riguardo sono che probabilmente ci troviamo di fronte ad uno di quei casi in cui si sta in una band per comodo, per non dover fare tutto da soli, perché la si vede come la strada più facile per arrivare mentre si sta sognando una carriera da solista. E come dicevo ad inizio articolo questo non è essere una band. Chiedete ai Pooh, ai Nomadi, agli Afterhours, ai Marlene Kuntz o ai Negramaro cosa vuol dire essere una band. Di sicuro alla base c’è una dosa maggiore di amore per la musica e una decisamente minore per il proprio ego.
Quel poco di notorietà che hai è dovuta a tre fattori: le persone che hanno lavorato con e per te. Il talent show televisivo che hai rifiutato e, sopratutto le centinaia di ragazze/i che hanno creduto alle tue parole, al tuo progetto e nella tua musica. Quindi, per rispetto nei loro confronti, di fronte alla fine di un progetto si può avere tante reazioni tranne una… quella di esultare per essere apparsi con un articolo su un noto sito di musica. Il rispetto per il pubblico che ha creduto in quello che promuovevi è alla base di ogni carriera.
Una carriera che non parte bene. Al di là di quello che vogliono farci credere non basta un bel timbro e un faccino che piace alle ragazze per diventare artisti.
Concludo con un consiglio visto che nella mia vita professionale sono stato anche un consigliere, un manager e un produttore per diversi artisti. Un consiglio per il manager di questo ragazzo… RIDIMENSIONARE e un bel bagno di umiltà. Più live in “locali sporchi” e meno foto da rivista patinata altrimenti la sua sarà una strada lastricata di legnate sui denti.