Metti una sera all’Alcatraz, il tempio del rock milanese.
Metti una serata in discoteca dove tutto t’aspetteresti, tranne vedere sul palco l’idolo dei bambini anni ’80 e ’90 salire sul palco.
Metti che su quel palco ci salga Cristina D’Avena con le sue gonne lunghe da principessa ed il sorriso di chi, su quei bambini, ci ha costruito (e ha saputo reinventare) un’intera carriera.
Mettici pure i Gem Boy a completare il palco di uno spettacolo che, in un attimo, ti riporta indietro a quando Paolo Bonolis aveva come spalla un pupazzo rosa di nome Uan.
E così, in un attimo, il parterre dell’Alcatraz, discoteca con 3000 persone di capienza, si ritrova a saltare.
Pollon combina guai, L’incantevole Creamy, Lady Oscar, tutte quelle hit della nostra infanzia fossilizzate nella mente di ognuno di noi.
Perché è proprio vero, quello che impari da bambino non te lo scordi più.
Così, quelle 3000 persone (la serata era sold out) hanno cantato e ballato senza sosta per 2 ore, accompagnando all’unisono ogni canzone. Ogni parola di ogni singola sigla.
Perché, come dice Cristina D’Avena, le sigle dei cartoni animati non sono solo sigle, sono diventate un genere musicale.
Le sigle dei cartoni animali sono speciali, perché partono e arrivano al nostro cuore.
E Cristina, energica e sempre sorridente, ha la voce, l’atteggiamento e lo sguardo brillante perfetti per arrivare al nostro cuore.
Due ore senza sosta, intervallate solo da esibizioni dei Gem Boy per dare tempo del cambio d’abito alla signora della serata. E poi di nuovo, fino al gran finale.
Il pubblico che richiede a gran voce Rossana (poi eseguita a cappella) e altre amatissime sigle. Tantissime quelle che compongono la discografia di Cristina, impossibile eseguirle tutte in un’unico concerto. Ce ne vorrebbero altri ancora.
Un gran successo di pubblico e non solo.