Si sa, il confine tra musica e società, musica e politica- se escludiamo le cosiddette canzoni d’amore- è labile e in certi momenti sparisce fino a intrecciare campi che sono tutt’altro che inconciliabili. Si chiama musica impegnata. I cantanti che la fanno si dicono cantanti impegnati.
Gente do sud è il titolo del brano di cui stiamo parlando e già dal titolo non farete certo fatica a immaginare l’argomento principale.
La canzone di protesta, dicevamo. Se dovessimo scegliere tra i cliché di cui più si sente parlare nel nostro paese, nelle prime tre posizioni, forse subito dopo i migranti e i politici che rubano, metteremmo la cosiddetta rivalità tra nord e sud. Stiamo parlando proprio di questo, o quantomeno di un forte sentimento identitario che è possibile leggere già nel nome del progetto: Terroni Uniti.
Un collettivo di artisti che in meno di una settimana autoproduce un brano “contro il razzismo”. Il tutto nasce da un’idea di Massimo Jovine che, in occasione della visita dell’11 marzo a Napoli di Matteo Salvini (leader della Lega Nord, per i pochi ai quali questo dettaglio fosse sfuggito), ha pensato bene di mettere insieme tutte le voci discordanti, tutte le frustrazioni e le impotenze, e di raccoglierle in una canzone, Gente do Sud, appunto.
Si tratta di un progetto corale, al quale hanno preso parte ben trenta artisti che vanno dai nomi che hanno fatto la storia della musica napoletana, fino alle nuove leve come: Massimo Jovine (99 Posse), Ciccio Merolla, Enzo Gragnaniello, James Senese, O’ Zulu’ (99 Posse), Eugenio Bennato, Speaker Cenzou, Valentina Stella, Daniele Sepe, Franco Ricciardi, Dario Sansone (Foja), Valerio Jovine, M’Barka Ben Taleb, Pepp-Oh, Francesco Di Bella, Simona Boo, Tommaso Primo, Andrea Tartaglia, Tueff, Gnut, Nto’, Roberto Colella (La Maschera), Dope One, Gianni Simioli, Carmine D’Aniello (‘O Rom), Oyoshe, Djarah Akan, Joe Petrosino, Massimo De Vita, Giuseppe Spinelli, Alessandro Aspide (Jovine), Sacha Ricci (99 Posse).
Gente do Sud non è solo un brano che ha messo insieme un’importante fetta di musicisti del Sud, ma è un progetto che ha unito diverse realtà imprenditoriali che operano nella città di Napoli. Etichette, studi di registrazione, professionalità diverse, scese in campo con l’unico scopo di dar vita ad un progetto importante destinato a diventare esempio per le generazioni future, un inno contro tutte le forme di razzismo, un invito a restare umani. Da tutto questo fermento è nata una compilation, formata da brani degli artisti del collettivo Terroni Uniti, i cui proventi saranno devoluti ad Alarm Phone di Watch The Med, istituito nell’ottobre del 2014 da reti di attivisti e rappresentanti della società civile in Europa e NordAfrica.
Una canzone nata quasi per caso, quindi, che ha tuttavia alle spalle un sentimento forte e radicato che ha dato vita a un progetto importante, non solo per il Sud, ma per la sensibilità di ognuno di noi. Con la speranza, oggi più che mai sempre più lontana, che un giorno questi progetti non ci siano più, semplicemente perché non ce ne sarà più bisogno.
Articolo di Luca Aveta per All Music Italia