Tra le artiste emergenti più segnalate da parte degli addetti ai lavori, grazie a collaborazioni illustri ed un percorso non solito, fatto di scelte magari meno immediate ma più personali, Ylenia Lucisano torna a far parlare di se con un’ennesima evoluzione che stavolta l’allontana sia dai primi percorsi pop, che da quelli intrapresi poi più folk, per approdare su terreni elettronici con un nuovo singolo, Riverbero, che ce la mostra padrona anche di questo stile, sicuramente più immediato per il pubblico ma non facilissimo da interpretare.
La raggiungo per parlare assieme non solo di questa novità ma anche di quel che sarà e del percorso fatto fin qui che soprattutto, per chi come lei, è del profondo sud richiede uno sforzo ancor un tantino maggiore per riuscire ad approdare nelle cosiddette terre dalla discografia…
Ci vuole tantissima passione anche se, arrivati al punto dove sono io e cioè tutti gli anni di gavetta e di prove che ho alle spalle, la passione passa in secondo piano e diventa una vera e propria filosofia di vita.
Cosa intendi esattamente?
Che il mio scopo è diventato fare musica; quel che mi interessa è solo questo, nella riuscita e nella non riuscita. Cerco solo di fare ciò che mi rende appagata, mirando alla qualità della proposta, cercando a mio modo di fare cose nuove, differenziandomi da ciò che c’è in giro ed assecondando ciò che io sento a livello musicale e non facendo cose che si preferisca io faccia.
Cosa vuol dire per te esprimerti in musica?
Esprimermi in musica significa essenzialmente vivere per me. Tutto nella mia vita si lega alla musica, tutte le mie peripezie, le mie avventure, le conoscenze, fino alle mie scelte e cambi d’umore. Potrei dire che la musica per me è tutto ciò che mi circonda, anzi, tutto ciò che mi circonda io provo a trasformarlo in musica.
Hai alle spalle un album dal titolo Piccolo Universo. Quali soddisfazioni hai ricevuto da questo primo lavoro e magari cosa invece ti aspettavi che non è arrivato?
Nel mio piccolo non mi aspettavo nulla di ciò che di bello ed importante è arrivato grazie a quel disco. Ho avuto apprezzamenti da parte di autentici miti per me, quali Francesco De Gregori, Roby Facchinetti e diverse altre persone del settore. Come primi passi e come basi non mi è sembrato affatto male. E’ grazie a queste importanti considerazioni che mi è permesso lavorare al prossimo disco.
Però questo secondo lavoro ha un gestazione lunghissima…
Io sono molto così. Mi ci dedico tanto e cambio cose in continuazione. Pensa che lavoro al mio disco praticamente da quando è uscito l’altro; sono già tre anni ed ancora non è finito.
Come mai sei così riflessiva?
Perché è un’opportunità unica poter fare un altro album; molti giovani artisti non ce la fanno. La voglio quindi sfruttare al meglio, cercando di rappresentare me al meglio, non come quando escono dei singoli “di attesa” che servono solo a mantenere in caldo il proprio pubblico.
Quindi Riverbero rientra in questo filone?
E’ un brano molto diverso da ciò dove io sto andando e ci ho messo tempo a capirlo e capirmi nell’interpretazione che ne ho dato. Lo hanno scritto Emilio Munda e Piero Romitelli e la veste elettronica che è arrivata in studio non mi convinceva molto. Non mi ero mai ascoltata così. Ammetto che invece a lavoro finito sono molto soddisfatta di me ed il brano mi piace davvero parecchio. E poi alla fine i grandi artisti son quelli che non sono mai uguali a se stessi, quindi fare una cosa nuova e diversa dal tuo mood non poteva che farmi bene.
Come è nata la collaborazione con loro per questo brano?
Stavamo cercando autori per il disco e nella ricerca sono spuntati diversi nomi, tra cui anche i loro, e tra i brani che ho ascoltato Riverbero mi ha colpito. L’arrangiamento elettronico e quindi le difficoltà di vedermi con quest’abito sono arrivate dopo. Ma oggi ammetto che mi piace. La trovo lineare ed io sono riuscita a vedermi a fuoco.
Però non mi hai risposto alla domanda sulle cose negative di quel primo disco…
E perché in realtà per me, per quel che riguarda il mio lavoro, non ce ne sono state. Ti spiace solamente per la chiusura delle radio che non ti supportano. Se non fosse per le piccole locali noi giovani non avremmo davvero modo per far conoscere la nostra musica. Tra noi giovani ormai approdano in radio solo quelli dei Talent.
Tra le cose importanti che hai fatto c’è il concerto del 1° Maggio, il premio Lunezia che hai anche vinto… Per chi ha già alle spalle alcuni traguardi importanti, fare un talent per provare ad emergere avrebbe senso?
Sinceramente, e parlo per me, no! Ho scelto di fare una strada diversa che non si incontra con quella del talent. E’ una cosa positiva a livello di visibilità il talent ma ti da anche il bollino di “quello del talent”. Con la strada che ho scelto io al pubblico non vieni imposto, ma hai tempo di conquistartene uno tuo. E poi conosco troppi ragazzi, troppi giovani artisti che hanno intrapreso quella via e non ne sono usciti bene. Alla fine per pochissimi che ce la fanno gli altri … sono tutti dallo psichiatra!
Meglio andar piano quindi?
Per me si… poi non è detto che non si vada dallo psichiatra lo stesso eh! ( ride ndr ). Alla fine le problematiche di questo lavoro, dal punto di vista psicologico sono tante. Ti misuri sempre con attese e giudizi, ti chiedi di continuo se hai fatto bene o potevi far meglio. L’unico vantaggio è che non devi cavalcare un’onda, un successo improvviso e cercare di non perderlo. Puoi darti il tempo di crescere e di abituarti a lui, se ti arriva, e ad i suoi alti e bassi.
Qual è stato, in carriera, il “si” più bello che hai ricevuto fino ad oggi ed il “no” più brutto?
In realtà sono entrambi arrivati alla stessa domanda; in sequenza prima il no e poi il si. Poiché quel che vorrei fare come cantante è comunque legato al folk, alle tradizioni, alla world music, mi sono trovata davanti alla proibizione della cosa. Dovevo fare il pop. Non è che la cosa mi dispiaccia, però la paura per me era quella di esser conformata a ciò che fanno tutti. Su quel filone li si è mosso il primo album. Adesso invece, parlando apertamente di cosa volessi realizzare per il secondo disco e quanto per me fosse importante esprimermi al meglio seguendo ciò che volevo essere, senza guardare a cosa tira in generale, è arrivato un bel si. Ed adesso il filone con cui si sta lavorando al mio nuovo disco è ciò che davvero voglio io.
Quindi Riverbero, che è invece un uptempo elettronico, non farà parte di questo album?
Non lo so. Il disco è un work in progress. La considero un extra album perché l’ho fatta uscire, come dicevo prima, per tenere viva l’attenzione visto che mi ci voleva ancora un po’ di tempo per finire l’album. Forse si, forse no, ma non mi interessa. La cosa importante è che sia fuori oggi, adesso anche come video.
Che è girato dove?
A Milano ed è stato girato in due fasi, perché una prima è stata preparata per Sanremo, dove ero candidata avendo vinto Area Sanremo e quando sei al rush finale per sapere se sei tra le nuove proposte in gara, devi aver pronto anche il video. Adesso abbiamo realizzato nuove riprese ed integrate alla prima versione. E’ molto particolare, sensuale; ci sono giochi di luce proprio per rappresentare il riverbero ed essere vicini al contenuto del testo.
Ti sei fermata a un passo dall’Ariston. Cosa avrebbe significato per te esserci?
Una possibilità in più. Non dico chissà cosa perché anche li non è che hai tutte ste possibilità. I miei colleghi, Braschi e Valeria Farinacci, che tra l’altro mi piacevano molto, sono stati eliminati alla prima esecuzione e quando questo accade diventa anche difficile dopo promozionare il brano, avere spazi.
E se t’avessero presa come la mettevi con l’album ancora ai lavori, dovevi affrettare il tutto?
Ma il disco era già finito. Col fatto che non sono passata ho solo potuto prendermi più tempo per modificare alcune cose, eliminare qualche brano di cui non ero convinta a pieno ed aggiungerne altri. Io sono davvero un work in progress reale; se mi lasci li a pensare io cambio le cose in continuazione.
Tra gli autori di Riverbero abbiamo nominato Piero Romitelli che già ha scritto anche per altri artisti molto famosi. Chi altro autore sarà presente nel tuo disco?
Non posso rivelarlo.
Ma come?
E perché se poi cambio idea? Vabè uno lo dico: ci sarà sicuro Pacifico che c’era già nel mio primo disco e l’ho assolutamente rivoluto nel prossimo. Per me è un grandissimo e persino se mi desse il suo pezzo più brutto lo inciderei lo stesso perché per me niente è brutto di ciò che fa.
Qualche altro tuo artista mito?
Indubbiamente Francesco De Gregori.
Con cui sei riuscita anche a collaborare…
Si, ho aperto alcune tappe del suo tour, ho cantato con lui, ma soprattutto ho avuto l’onore di esser chiamata da lui personalmente e la cosa ci ho messo tempo prima a capire non fosse uno scherzo.
Ora devi raccontare, lo sai vero?
E cosa posso dire? Lui ha esordito dicendo : “Ciao Ylenia, sono Francesco” ed io… Hai presente quando una voce ti sembra di conoscerla ma non pensi mai possa essere una cosa del genere? Ecco io stavo così. “Francesco chi?” gli faccio, e lui “De Gregori”!. Un nuovo attimo di silenzio. Non so cosa mi abbia mantenuto dal rispondere :”Ma vai a prender per il culo qualcun altro”!
E come l’hai svoltata?
Sai cosa? Francesco è uno di quelli che parla come canta, quindi dopo questi attimi di panico ho capito che era lui. Mi ha detto di aver ascoltato il mio disco tramite avuto tramite il mio produttore ed aveva piacere se fossi stata proprio io ad aprire alcuni suoi concerti. Il bello è che poi continuava a dirmi di non sentirmi emozionata o in riverenza, perché lui stava aiutando me, ma anche io stavo aiutando lui. Un grande.
Ma la tua produzione ti avrà dato un tempo massimo in cui smettere di fare cambiamenti e consegnare il disco finito? Un “Ylenia basta, non rompere i ….” ?
Bravo! ( ride ndr )La data precisa non la so, ma so il periodo in cui non mi sarà concesso più rompere i … ( ride ndr ) ed è entro Giugno!
Non ci resta quindi che attendere l’album e frattempo ascoltare Riverbero come sua ( chissà ) anticipazione.