Oggi è di nuovo on the road con un progetto discografico fresco di lancio sul mercato, un duetto importante in etere ed un tour alle porte. Lui è Paolo Vallesi, uno dei grandi protagonisti del pop anni 90, uno di quelli che ha venduto flotte di dischi e riempito i palazzetti di tutta la penisola.
In occasione dell’uscita di questo nuovo lavoro, intitolato Un Filo Senza Fine, lo incontro per voi, provando a farmi raccontare non solo come sta affrontando il ritorno sul mercato discografico, ma anche la sua storia musicale, con aneddoti e curiosità che solo lui ci può svelare.
Quasi tutti credono, ad esempio, che Paolo Vallesi abbia iniziato ufficialmente a far musica da quel fortunato Festival di Sanremo del 1991 da cui uscì vincitore con il cult Le Persone Inutili; ebbene non è così, perché gli esordi del cantautore fiorentino sono legati ad un programma che può definirsi il padre di tutti talent, Gran Premio, creato ad arte dal signore della tv Pippo Baudo…
Si rispolvera un ricordo molto breve e piacevole al contempo. Per me fu particolarmente importante perché era comunque una cosa che facevo in tv, che mi permetteva d’esser visto da diversi milioni di persone che seguivano la trasmissione. Lo hai chiamato padre di tutti i Talent, ed hai ragione, anche se io ricorderei a tutti che era nostro, tutto italiano, creato da Pippo, prodotto dalla Rai e dico questo perché poi ciò che è arrivato dopo lo abbiamo comprato dall’estero… quando in casa sapevamo farlo benissimo e con grandi risultati. Non siamo stati capaci di difendere la nostra idea.
Ed emersero tra gli altri, oltre te, alcuni personaggi che poi hanno fatto comunque storia nel nostro spettacolo…
Si, vero. Tra tutti Aldo & Giovanni di Aldo,Giovanni & Giacomo e poi i Tazenda e tante ballerine rimaste poi in Rai. Certo oggi è passato un po’ di tempo, saranno tutte ammuffite …( ride .ndr )
In quell’occasione è anche avvenuto il tuo incontro con Dado Parisini con cui da li in poi inizierai a collaborare e produrrà i tuoi dischi…
Mi ha visto li, ma poi mi ha rincontrato in giro dopo, per vari studi, visto che ho iniziato a lavorare come arrangiatore. In una di queste occasioni gli feci ascoltare il provino de’ Le Persone Inutili che a lui piacque e decise di proporre, con fortuna, all’attenzione di Caterina Caselli.
Certo che era un periodo fortunato per i musicisti toscani?
Si girava particolarmente attorno ad un grande nome che era Giancarlo Bigazzi. Personalmente non ho avuto modo di lavorarci quando ho fatto i dischi perché avevo già la mia produzione, ma la sua figura fu catalizzante in quegli anni anche per un autore come me. All’epoca non ci mettevo ancora la faccia ma lui era un riferimento per fare ascoltare cosa avevi composto e lavorando lui con il meglio del pop italiano sperare che qualche tuo brano arrivasse all’artista giusto.
Era importante per te metterci la faccia, proporti in prima linea?
Non l’ho mai vissuta come uno stress particolare. Non era di vitale importanza per me; volevo vivere di musica quello si, ma, ad esempio, anche quando feci sentire il provino di Le Persone Inutili mi bastava piacesse, anche se poi finiva ad un altro cantante. Poi è chiaro che apertasi l’opportunità ed avendo avuto la fortuna di vincere Sanremo tra i giovani ho considerato maggiormente l’idea.
Dopo una serie di successi consecutivi, ti sei preso una lunga pausa e torni ufficialmente oggi con un album Un Filo Senza Fine, che dista ben 18 anni dal tuo precedente lavoro. Tanto tempo per far le cose per bene?
Tantissimo tempo in cui non sono uscito con progetti fisici, con degli album, anche se qua e là ho prodotto alcuni brani messi in vendita sulle piattaforme digitali. E poiché per me la musica è un discorso a 360°, sono stati anche anni in cui ho prodotto cose per altri, fatto il consigliere per altri ancora che si affacciavano al mondo della musica. Ho scritto alcune colonne sonore e fatto parecchi concerti. Quando mi è quindi stato proposto di lavorare ad un nuovo album ho voluto farlo in maniera completa.
Cosa è quindi per te questo nuovo lavoro?
E’ sicuramente gli inediti che lo compongono, ma è anche il bellissimo duetto con Amara che abbiamo avuto modo di presentare alla grande, ma c’è pure spazio per un pochino della mia storia, con tre brani che sono il primo grande successo Le Persone Inutili, poi Grande e La Forza Della Vita che è indubbiamente il mio brano più noto e che proprio quest’anno festeggia i 25 anni, tutti rivisitati con un’orchestra sinfonica di 70 elementi e quindi con suoni molto diversi da quelli di moda negli anni 90, quando sono nate.
Come mai la scelta di promuovere il disco è caduta su Pace, il duetto con Amara, che è si un pezzo molto importante ma che non presta particolarmente il fianco alle radio?
E’ effettivamente una canzone pericolosa perché ha un importante impatto visivo, se eseguita in un contesto come il Festival, ma può essere un po’ ostica per le radio, però non ci abbiamo pensato perché è una canzone talmente bella che … E poi oltre che al festival avremo occasione di riproporla in altri contesti. E’ un manifesto ed è quello giusto sia per il mio che per il suo di album.
Come è nata la vostra collaborazione, chi ha cercato chi?
Ci siamo conosciuti ad un concerto di beneficenza a Prato, la sua città, ed io che l’avevo già vista a Sanremo quando gareggiò tra le nuove proposte, apprezzandola particolar modo perché, in un contesto di visione tra amici e quindi abbastanza incasinata, strappò la mia attenzione, volli avvicinarla per complimentarmi. E tra i complimenti miei a lei, i suoi a me abbiamo parlato di musica credo fino alle quattro del mattino. Siamo rimasti in contatto tanto che mi fece ascoltare in anteprima Che Sia Benedetta.
E che successe?
Che mi piacque moltissimo, ma poi l’ascoltò anche Fiorella Mannoia e la fece sua. Poco tempo dopo mi fece ascoltare anche Pace ed in quel caso li fu la decisione di realizzarla assieme fu molto naturale.
Rispetto però a tanti anni fa, a quando eri più solito essere in giro, la promozione è molto cambiata. Come si combatte l’assenza di trasmissioni dedicate per promuovere un brano, un ritorno?
Non c’è granché effettivamente. Oggi è più importante semplicemente far sapere che un disco l’hai fatto per capire se le cose girano o meno dal ritorno che hai. Certo prima facevi un passaggio in tv e per settimane dopo la gente che t’incontrava ti diceva: “t’ho visto lì”. Adesso è tutto più rarefatto però essendosi abbassati i numeri di vendita ci sono artisti di nicchia che sono diventati praticamente di successo mainstream e noi, più mainstream, abbiamo trovato le nostre nicchie, il nostro pubblico fedele. Per me in particolare è sempre stato importante, se non avevo granché da dire, non pubblicare nulla, ma stare senza pubblicare non è mai voluto dire non lavorare, non fare musica.
Dove ti porterà Un Filo Senza Fine?
Ci sarà un tour in cui non potrà esserci l’orchestra ma ogni canzone avrà il suo mood, comprese alcune che saranno magari solo piano e voce che è una cosa che ho sempre amato fare.
Già hai deciso quale sarà il prossimo singolo? Diamo un’anteprima ai tuoi fans…
Ne stiamo parlando in questi giorni io ed il produttore Carlo Avarello e per paradosso posso dire che so già che ad Aprile girerò il video ma non è ancora certo per quale brano. Stiamo vagliando varie possibilità.