10 Aprile 2017
di Scrittore
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10 Aprile 2017

RECENSIONE:
FENOMENO – FABRI FIBRA

Il re del rap è tornato. Ecco la recensione di "Fenomeno" il nuovo disco di Fabri Fibra in cui il rapper mette le cose in chiaro!

fabri fibra
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Fenomeno, nuovo disco d’inediti di Fabri Fibra, rimette le cose a posto nel mondo del rap nazionale dimostrando, ai tanti che ultimamente l’avevano dubitato, chi è stato, chi è e chi probabilmente sarà ancora per parecchio tempo il re delle barre in Italia.
Dopo il parziale insuccesso di Squallor, Tarducci si è chiuso in se stesso e ha deciso di ascoltarsi veramente, trovando il tempo per scavare a fondo nel proprio forziere più intimo e personale. Il risultato di questo intenso sabba interiore è un disco amaro, teso, complesso ma anche fruibile a tutti, un lavoro capace di raggiungere quella sintesi che ricercano tutti gli artisti. Parliamo del perfetto punto d’incontro fra quello che intimamente sentono e la capacità di farlo arrivare intatto e ispirato al proprio pubblico. Quando questa magia avviene il successo, giocoforza, è doppio.

Dopo un caustico skit iniziale Fenomeno si apre con Red Carpet: acida, violenta, dura come un martello; si torna, per intenderci, dalle parti del Fibra di Mr Simpatia, quello che raccontava i nostri tempi con tutta la ferocia che, ahimè, li contraddistinguono.
La title track, già scelta come primo singolo, è un passaggio intelligente e ballabile, dal sapore autenticamente nineties. Quando il pezzo parte non puoi fare altro che muoverti, che tu abbia tre anni o settantatré. Il testo, al solito ironico ma carta vetrato, riflette sul piattume della cultura italiana, dove si è costretti a giocarsela come grandi fornai per sperare di raccogliere una manciata di briciole e, possibilmente, mentre si ‘fenomeggia’ riprendere il tutto e metterlo in rete. Più tutta una lunga serie di varie ed eventuali.
Su una base ultra chill out di ottima fattura firmata Bassi Maestro si snoda invece l’introspettiva Money for Dope, dove Fabri incomincia a mettersi a nudo, fra riflessioni sul reale peso del denaro, integrità artistica e le sue immancabili polaroid sull’esistenza tout court, il tutto condito da un pizzico di malinconia.
Pamplona, che vede il feat dei TheGiornalisti, presumo sarà uno dei prossimi singoli, un po’ per la base paracula, un po’ per il ritornello smaccatamente estivo cantato da Tommaso Paradiso; d’altronde il connubio rapper/popstar in estate premia sempre, dai Dogo con Giuliano Palma fino a J-Ax e il Cile, senza dimenticare Giusi Ferreri/Baby K, e di certo dimentico qualcuno. Perlomeno qui il testo è di ben altro livello.
Ancora calci e pugni sulla società e i suoi nuovi miti nella bastardissima Equilibrio, una lunga e inesorabile discesa nelle nostre miserie di facciata: instagram, la politica marcia, i tatuaggi, la follia, il nulla spacciato per contenuto. Tutto tanto amaro quanto vero.
Si ride, si riflette e si muove il culo anche nella successiva Cronico, pezzo anti proibizionista alla millesima potenza, benedetto anche da uno skit di Roberto Saviano, che quando non delira su argomenti che mal conosce, vedi la politica cubana o la questione palestinese, dice anche cose intelligenti.
Stavo pensando a te credo sia il primo pezzo interamente d’amore scritto da Fabri Fibra in 20 anni di carriera. Certo la storia è un po’ offuscata, Fibra gioca sempre con quel suo modo di dire e non dire, ma è certamente una canzone d’amore. Storta e bellissima, tra l’altro.
La brutale sincerità di questo lavoro ruggisce ancora in Lascia Stare, che si scaglia contro tutti gli haters, quelli che ti dicono che non ce la farai mai, che cercano di affossarti. Queste ombrose figure di cui non si fanno mai nomi e cognomi fanno parte della mitologia di ogni rapper, onnipresenti… anzi, si può dire che se non ce l’hai non vali un cazzo… quindi giovane rapper che stai leggendo, appena hai imparato a chiudere la tua prima rima corri immediatamente a guadagnarti qualche haters su facebook e incomincia la tua scalata al successo.
Dipinto nel blu è il secondo feat del disco, stavolta Fibra ospita il rapper di origini sierraleonesi Laioung, appena uscito col suo disco d’esordio per Sony. Niente d’eccezionale, utilizzo smodato dell’auto-tune, base da balera del futuro che tanto va in questo periodo e tutti a casa con la benedizione di un ritornello facile.
La base e il flow è di ben altro livello nella successiva Invece No, dove il rapper di Senigallia svela le proprie ombre con corrosiva sincerità. Da qui in avanti il disco si fa, se possibile, ancora più oscuro, intimo e personale.
Ogni Giorno è un’altra vomitata in faccia all’italico music business, ai tanti che non capiscono il rap, a questo sistema di pazzi che ti da valore solo se hai un’etichetta attaccata, possibilmente con un prezzo scribacchiato sopra.
Il songwriting si mantiene potente e centrato anche in Le Vacanze. Non vi fate forviare dal titolo, qui più che sulla spiaggia ad ammirare culi sodi bevendo rum cooler sembra di essere nella dark city di Alex Proyas. Un passaggio sfocato, tinteggiato di noir, strano eppure suggestivo nel raccontare la depravazione della noia in un ricordo.
Ed eccoci al gran finale: Nessun Aiuto e Ricordi. Questi ultimi due brani in scaletta sono autentico fuoco, di quello che brucia, segna e lascia tanto, troppo odore di rimpianto.
Nella prima Fibra chiarisce i problemi con il fratello Nesli, nella seconda invece parla del terrificante rapporto con la madre… Mia madre mi soffoca da quando sono nato / Mi vorrebbe morto dopo quello che son diventato / Per lei è difficile accettare che ora sono grande / Prendevo botte fino a quando non usciva il sangue.
Capito l’aria che tirava a casa Tarducci?
Parole sofferte su un dramma mai risolto, ricordi orribili di un figlio mal digerito in una suite di musica e parole claustrofobica, infinitamente triste ma assolutamente emozionante.
E finisce così…
E smarrisce così…

A quarant’anni suonati, il Mr Simpatia della musica italiana è più vivo e in palla che mai. Con Fenomeno dimostra una vivacità intellettuale degna degli esordi a cui si unisce un’insolita voglia di raccontarsi senza filtri o maschere, cosa mai fatta così nitidamente negli ultimi lavori. Tutto fila, tutto funziona, tutto a bersaglio in uno dei dischi più riusciti dell’intera discografia del nostro.
Il risultato, parafrasando un suo noto successo, non può quindi che essere: Applausi per Fibra.

BRANO MIGLIORE: Money for Dope
VOTO: 7,5/10

TRACKLIST

1. Intro
2. Red carpet
3. Fenomeno
4. Il tempo vola (skit)
5. Money for dope 2017
6. Pamplona feat TheGiornalisti
7. Equilibrio
8. Considerazioni (skit) feat Roberto Saviano
9. Cronico
10. Stavo pensando a te
11. Lascia stare
12. Dipinto di blu feat Laioung
13. Invece no
14. Ogni giorno
15. Le Vacanze
16. Nessun aiuto
17. Ringrazio