Sono cominciate le prove della 62° edizione dell’Eurovision Song Contest, in programma a Kiev (Ucraina) dal 9 al 13 maggio prossimi, ed è finalmente il momento di andare a conoscere ed analizzare gli avversari del nostro Francesco Gabbani!
Abbiamo ascoltato tutte le 42 canzoni in concorso e siamo pronti a presentarvele nel corso di questa settimana di attesa e di passione con una breve recensione di ogni brano in gara. Seguite le tre puntate di questa rubrica per arrivare preparati all’appuntamento clou di settimana prossima, ovvero le due semifinali (trasmesse il 9 e l’11 maggio su Rai 4 con commento di Andrea Delogu) e la finalissima del 13 maggio (trasmessa su Rai 1 con commento di Federico Russo e Flavio Insinna).
Gli asterischi (***) vicino al nome della canzone vanno da 1 a 5 ed indicano le possibilità di vittoria della nazione in questione.
ALBANIA – Lindita Halimi, World *
La rappresentante dell’aquila bicefala quest’anno è la kosovara Lindita Halimi, già in top50 all’ultima storica edizione di American Idol e vincitrice morale del Festivali i Këngës (selezione albanese per l’Eurovision) di due anni fa. World è una ballatona volta a mettere in luce le sue indubbie doti vocali, ma che al momento non sembra destinata a sconvolgere il lato sinistro della classifica.
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ARMENIA – Artsvik, Fly With Me ***
Artsvik ha 33 anni, ha partecipato nel 2013 alla versione russa di The Voice e ha vinto quest’anno la selezione armena Depi Evratesil, una delle ultime rimaste sotto forma di talent show (nella quale fra l’altro era sotto la mentorship di Essaï Altounian, uno dei sei membri del supergruppo Genealogy che aveva rappresentato l’Armenia nel 2015). La canzone risente chiaramente della lezione di Jamala, vincitrice l’anno passato, per il modo in cui sembra cercare un punto d’incontro fra suoni contemporanei ed etnici – ma la sensazione è che come spesso accade nel mondo eurovisivo, Fly With Me rischi di essere l’ennesimo brano da ascrivere al filone de “la storia si ripete solo quando la si dimentica”.
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AUSTRALIA – Isaiah, Don’t Come Easy ****
Isaiah Firebrace ha 17 anni, è aborigeno ed è assurto alla notorietà vincendo l’ottava edizione di X Factor Australia – classico bacino di caccia per il paese oceanico all’Eurovision, che già aveva ottenuto grandi risultati col giudice Guy Sebastian nel 2015 e l’altra vincitrice Dami Im nel 2016. Don’t Come Easy è prodotta dallo stesso team che un anno fa aveva portato l’Australia al secondo posto, cercando di riprendere lo stile portato al successo in tutto il mondo da Sam Smith e James Bay contando sulle indubbie doti vocali del giovane performer.
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AUSTRIA – Nathan Trent, Running On Air *
Jason Mraz e Olly Murs sono invece le ispirazioni di Nathanaele Koll AKA Nathan Trent, 25enne italo-austriaco (la madre e buona parte della famiglia sono di Trieste) in gara per la nazione vincitrice del 2014. Pochissimi accreditavano Running On Air di un posto in finale, ma dopo il successo e le buone critiche ricevute negli eventi pre-contest l’allegria e la contagiosità del brano oltreché la simpatia e la professionalità di Nathan sembrano poter consegnare all’Austria una qualificazione in extremis.
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AZERBAIJAN – Dihaj, Skeletons ***
L’Azerbaijan gioca la carta indie con Diana Hajiyeva, cantautrice già popolare in patria ed assistita come da tradizione da un team svedese (anche se per la prima volta da nove anni un compositore e produttore locale, Isa Melikov, figura nella lista degli autori accreditati). Necessariamente il genere d’elezione di Dihaj viene qui un po’ edulcorato e reso più adatto alla platea eurovisiva, ma gli accenni di synth e rock sinfonico rendono comunque questa Skeletons uno dei pezzi più intriganti dell’edizione.
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BELGIO – Blanche, City Lights ***
Due anni dopo l’exploit di Loïc Nottet quarto a Vienna, il Belgio di parte francese ci riprova con la diciassettenne Blanche e l’electropop di City Lights, uno dei brani più moderni e commerciali fra quelli in concorso quest’anno. Partita a razzo nelle classifiche degli scommettitori (dove immediatamente dopo la presentazione era assurta al ruolo di prima minaccia alla vittoria italiana) Blanche si è però un po’ spenta sulla distanza, specialmente dopo aver fornito diverse performance live non all’altezza delle aspettative. Sulle sue possibilità in chiave podio resta un grande punto interrogativo, che solo le prime prove aperte al pubblico permetteranno forse di chiarire.
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BIELORUSSIA – NAVI, Story Of My Life *
Già quarti classificati nella selezione nazionale del 2016, i due componenti del gruppo NAVI portano un brano folk rock totalmente in lingua bielorussa – fra i pochi coraggiosi ad operare questa scelta in questa edizione, tanto più considerato che stiamo parlando di un paese che mai si era scostato dal rassicurante inglese nelle sue tredici partecipazioni. La canzone, presentata ancora a gennaio, è carina ma forse poco memorabile – per quanto gareggiare nella seconda semifinale, la più facile delle due, potrebbe permettere al duo di Minsk una qualificazione a sorpresa anche sfruttando il voto del blocco ex-sovietico.
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BULGARIA – Kristian Kostov, Beautiful Mess *****
Nato a Mosca da padre bulgaro e madre kazaka, il diciassettenne Kristian è il primo interprete della storia dell’Eurovision ad essere venuto al mondo nel ventunesimo secolo. Malgrado la giovane età, Kristian entra nel mondo eurovisivo con un curriculum di alto livello (la partecipazione alla prima edizione di The Voice Kids Russia, nella quale era guidato dal vincitore dell’Eurovision 2008 Dima Bilan, e il secondo posto nella quarta edizione bulgara di X Factor) oltre ai galloni di secondo favorito dietro il nostro Francesco Gabbani. Beautiful Mess è una ballad electro-pop con tocchi etnici, scritta dallo stesso team svedese/bulgaro che l’anno scorso aveva portato la nazione balcanica al miglior risultato della sua storia (il 4° posto di Poli Genova) e quest’anno sembra intenzionato a fare ancora meglio grazie anche alla presenza di personalità collaudatissime all’interno del progetto, come ad esempio la coreografa svedese Sacha Jean-Baptiste. Fondamentale per il successo di Kristian sarà conquistare i voti della Russia, quest’anno assente, e dei paesi limitrofi ad essa – storicamente meno inclini di quanto ci si potrebbe aspettare a sostenere la Bulgaria, ma potrebbe andare diversamente quest’anno con un cantante nato e cresciuto all’interno dei confini della grande madre del blocco sovietico.
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CIPRO – Hovig, Gravity *
Finalista nella sconclusionata selezione cipriota del 2015, il cipriota di origini armene Hovig Demirjian – già settimo classificato nella seconda edizione di X Factor Greece – partecipa quest’anno con una canzone scritta dallo svedese Thomas G:son (una leggenda eurovisiva con all’attivo tredici partecipazioni da autore, coronate dalla vittoria nel 2012 con Euphoria di Loreen) e chiaramente ispirata a Human di Rag’n’Bone Man, forse la maggiore hit europea dell’inverno 2016. La qualificazione alla finale appare in salita, ma proprio per la citazione a un brano così di successo potrebbe fare meglio del previsto.
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CROAZIA – Jacques Houdek, My Friend *
La lezione de Il Volo ottiene la sublimazione dopo due anni nella partecipazione per la Croazia di Željko “Jacques” Houdek, 35enne croato conosciuto in patria come Mr. Voice, che in questo inno all’amicizia riesce nell’impresa di interpretare da solo l’introduzione parlata, la strofa in tonalità da voce bianca e il ritornello tenorile in un italiano da Google Translate. L’aspetto novelty sicuramente non la farà passare inosservata nel mare delle proposte, ma le reazioni a questo originale esperimento sembrano al momento essere tutto tranne che entusiastiche.
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DANIMARCA – Anja, Where I Am **
L’ennesima edizione miserella del Dansk Melodi Grand Prix (anche se ricordo volentieri Johanna Beijbom, una sorta di Anastacia dei poveri che era arrivata terza con una canzone fatta tutta di acronimi) ci ha regalato comunque una degna vincitrice in Anja Nissen, 21enne danese/australiana già seconda nel 2016 dietro i Lighthouse X poi epurati in semifinale a Stoccolma. Where I Am è un classico midtempo senza grandi picchi ma prodotto bene che potrebbe riportare la Danimarca in finale dopo i disastri delle ultime due partecipazioni.
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ESTONIA – Koit Toome & Laura, Verona **
Due ex partecipanti tornano in gara quest’anno per l’Estonia: Koit Toome rappresentò il paese baltico nel 1998 arrivando dodicesimo, mentre Laura Põldvere partecipò nel 2005 all’interno del gruppo Suntribe e fu tagliata in semifinale. Ora uniscono le forze in questo pezzo dedicato a Verona, la città scaligera che ancor più di Roma e Firenze rappresenta a quanto pare in Europa un ideale tutto italiano di amore e passione (il più delle volte legato a Shakespeare, anche se Romeo e Giulietta nella leggenda originale venivano da tutt’altra parte). Verona è uno dei fan favorites dell’edizione, ossia è inserito fra i preferiti dei fan accaniti dell’evento – e potrebbe essere proprio il voto dei fan la molla necessaria a consentirgli il passaggio del turno.
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FINLANDIA – Norma John, Blackbird **
Il duo Norma John prosegue sulla strada “alternativa” già tracciata quest’anno da diverse delle nazioni favorite e lo fa con la delicata Blackbird, un brano pop orchestrale molto leggero ed elegante che ha avuto il pregio di mettersi dietro all’interno della selezione finlandese pezzi da novanta del calibro di Gunther (sì, quello di Ding Dong Song) e la favorita dei fan Emma, uno dei più grandi rimpianti della stagione per il popolo eurovisivo. La battaglia di martedì 9 per la qualificazione rischia di lasciare la Finlandia sul campo delle sconfitte, ma se i Norma John riuscissero a staccare il biglietto poi potrebbero aprirsi le porte di un piazzamento nella prima metà di classifica grazie all’abbastanza scontata approvazione delle giurie.
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FRANCIA – Alma, Requiem ***
La cura del nuovo Head of Delegation, l’italiano Edoardo Grassi, sembra continuare a funzionare in casa transalpina dopo la top10 guadagnata l’anno passato da Amir – sesto classificato e migliore delle Big 5 a Stoccolma 2016: quest’anno la Francia propone Alma, ventottenne cantante emergente di Lione che porta in gara un pezzo french pop in inglese e francese volto a catturare l’attenzione della stessa fascia di pubblico che spinse J’ai cherché nella metà alta della classifica ormai dodici mesi fa. Un’altra top10 continuerebbe il trend positivo della Francia, assieme all’Italia decisamente la “big” che ha dimostrato di credere maggiormente nell’Eurovision durante questi ultimi anni.
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