Oggi intervista a La Pankina Krew.
Linfa vitale a Napoli! Eh si, si respira effettivamente un nuovo risorgimento musicale di cui si parla tanto in giro e che sconfina nei vari stili musicali, trovando però nell’hip hop, e le sue più svariate declinazioni, un momento particolarmente fertile di scrittura e proposta che si muove all’ombra di ritrovati, e mai persi a dire il vero, grandissimi della musica nata sotto al Vesuvio, Enzo Avitabile in testa.
Tra i vari nomi sta muovendo parecchia polvere dai palcoscenici di locali e piazze La Pankina Krew, trio composto dagli Mc Ivanò e MasterProd, che è anche producer e la vocalist Donix, cantante dotata di una voce con ampie sfumature retrò che con questa sua prerogativa è riuscita a trascinare il progetto su un mirabile incrocio di hip hop, urban, new soul e perché no, anche melodia.
I live della band si stanno muovendo a supporto del nuovo disco 4 Life che, grazie al passaparola tra addetti ai lavori e fans, è già prossimo alla prima ristampa, cosa non facile se ti muovi fuori dai circuiti mediatici soliti. Viene spontaneo quindi cercare di saperne di più:
Descrivete in tre aggettivi, uno a testa, La Pankina Krew?
I: Hardcore, cattivi fuori e belli dentro.
D: Freschi, non uguali a nessuno.
MP: Mostruosi perché siamo forti a prescindere dal genere musicale.
Avete radici lontane che partono dal 2003, anche se la lineup attuale è quella nata dall’arrivo di Donix nel 2011..
I: E’ stata un’evoluzione quasi normale, che ha avuto un’ accelerata quando MasterProd ha iniziato ad avere esigenza di produrre cose che andassero al di là del nostro hardcore iniziale.
M: Mi piaceva l’idea di essere affiancato da delle coriste, sperimentare la scrittura in italiano e facendo una banale chiacchierata tra amici è venuto fuori che Donix aveva questa voce nascosta davvero affascinante e così il corso da seguire è venuto abbastanza naturale.
D: La fanno facile adesso ma ho fatto un regolare provino eh!
Nel 2014 il vostro vero primo album, One Love, grazie al quale siete saliti come supporter su palchi importanti al fianco di star come Clementino, Salmo, Almamegretta. Come è stato fare questo passaggio?
I: Per me e per MasterProd, avendo fatto anche teatro non è stato particolarmente complicato. La differenza era solo l’esigenza del pubblico che aspettando magari la star non se ne fregava nulla di te e quindi l’attenzione la dovevi strappare, te li dovevi conquistare.
D: Il paradosso però è quando davanti c’è meno gente. La folla ti fa salire l’adrenalina, mentre quando ci sono poche persone è come se le guardassi una ad una e cerchi di capire le reazioni di ognuno. Li mi viene l’ansia.
Quali sono stati i vostri artisti di riferimento?
M: Rakim su tutti grazie al quale ho iniziato a scrivere. Se devo guardare all’Italia invece penso a Speaker Cenzu e Neffa prima maniera.
D: Da bambina le cantanti italiane iconiche come Mina, Mia Martini ed Anna Oxa, mentre all’hip hop e soul mi sono avvicinata grazie a Lauryn Hill ed Erikah Badu.
I: In Italia Kaos One, Speaker Cenzu e la Famiglia. Su tutti invece Method Man, leader dei Wutang Clan.
Adesso è tempo di 4 Life. Quali differenze tra il lavoro su questo nuovo disco rispetto al passato?
M: Sicuramente proprio il lavoro, inteso che è un disco molto lavorato. Gran parte dei pezzi è arrivata con un’idea già chiara in testa.
All’interno dell’album ci sono le collaborazioni sia con Valerio Jovine che con Clementino. Come sono arrivate?
I: In maniera molto naturale. Con Valerio nacque già per l’album precedente, grazie alla nostra partecipazione alla festa di compleanno di O Zulù dei 99 Posse. Masterprod in quell’occasione lavorava alla console e Valerio, tra gli invitati, gli si avvicinò dicendogli se gli andasse di lavorare alla produzione di un suo pezzo e così fu. E’ stato così naturale chiamarlo anche per questo disco e lui ha risposto positivamente subito. Con Clementino ci conosciamo da quando ai live non faceva nemmeno 100 persone e posso dirti che oggi che riempie locali e palazzetti non è cambiato di una virgola. Eravamo magari più noi intimiditi dal suo successo ed invece trovato il coraggio e chiestoglielo, ci ha stupiti ancora una volta, dicendo che non poteva dirci di no perché noi eravamo come i suoi fratellini più piccoli.
Come scelta promozionale nei vostri singoli colpisce l’immagine visiva sempre originale che date. Anche per il video “La Primavera” uscito ad anticipare l’album, c’è questa scelta di interpretare una storia vera e propria, da attori, rinunciando al playback che avrebbe forse snaturato lo storyboard…
D: Fa piacere che si noti la cosa. Secondo noi è proprio importante associare alla canzone un’immagine che sia particolare, che ci differenzi da tutti gli altri. C’è indubbiamente una ricerca.
I: Che poi delle riprese col playback esistono ma per scelta, in accordo con i videomakers, abbiamo deciso di non inserirle.
A quale brano del disco siete singolarmente più legati?
M: Alla title track che forse in un modo anche un po’ più tosto rappresenta lo specchio sia del disco che della Pankina Krew, che proprio di noi nella vita reale.
D: Sono legata molto a Per un Momento che è stato uno dei primi che ho scritto e poi Pare ca nun ce caniscimme perché mi piace proprio da cantare. E poi Verità.
I: Mi accodo a MasterProd con 4 Life che inizialmente nemmeno doveva finire nell’album. Penso che la strofa che ho scritto per quel brano è la migliore che abbia mai scritto.
Quanto tempo ci avete messo per comporre la tracklist?
M: Non poco, circa tre settimane, perché un disco deve scorrere, essere fluido e farti quindi venire la voglia di ripartire da capo. E quando l’avevamo decisa, la mattina dopo volevamo cambiarla di nuovo, ma fortunatamente qualcuno ci disse: “basta, il disco è chiuso così”…Altrimenti stavamo ancora a cambiare la tracklist sicuramente!
Come è nel 2017 far parte dell’ambiente hip hop napoletano e come sta proprio l’ambiente?
I: Ci sono tanti pregi e anche tante pecche. Io credo che ci si dovrebbe supportare di più tra di noi ed invece non è così.
Qualcuno vi critica?
D: In realtà parecchi ci hanno un po’ additato per questa scelta di fare comunque hip hop con la cantante. Ma esiste nella storia dell’hip hop, basta pensare ai Fugees che avevano in Lauryn Hill una cantante eccezionale e nessuno certo si permetteva di non considerarli hip hop. Anche il nuovo lavoro di Snoop Dog si muove per queste strade. Noi siamo hip hop al 100%
Come sarà l’estate musicale de’ La Pankina Krew?
D: Speriamo piena di concerti. Fortunatamente Giugno è già pieno. Abbiamo poi in programmazione il video per il secondo singolo.
Cosa non vi ho chiesto in questa intervista che invece vorreste che si sapesse?
M: Facciamo che ci pensiamo?