Nicolas Bonazzi, trentenne cantautore bolognese, a quattro anni dalla partecipazione al Festival di Sanremo con l’intima Dirsi che è normale, è tornato con un nuovo singolo per l’estate, che sa di mare, di sole e di passione. Un pezzo arioso, orecchiabile, dal refrain irresistibile, che si lascia ascoltare amabilmente.
All Music Italia ha avuto il piacere di raggiungerlo per parlare di Ho sempre fame, dei progetti futuri e delle esperienze passate, scoprendo il suo “porno-romanticismo” e l’adorazione per Carmen Consoli.
A fine giugno è uscito il tuo nuovo singolo “Ho sempre fame” dalle sonorità anni ’60, per il quale hai dichiarato di esserti ispirato a “Stand by me” di Ben E. King. Puoi dirci di cosa tratta il brano?
Il brano parla dell’amore al primo stadio, che ti fa provare le famose farfalle nello stomaco. Un’ossessione che ti fa stare bene quando hai accanto la persona amata, mentre ti fa stare malissimo se questa è lontana. Io mi innamoro spesso e credo di essere un esperto di queste sensazioni. Con questo pezzo, quindi, ho voluto rendere omaggio alle persone che come me cadono in questa forma di “malattia mentale”, fortunatamente temporanea, ma un po’ disastrosa.
Quando hai scoperto di avere questa vena anni ’60?
Non è una cosa che ho messo subito a fuoco. Ho scoperto qualche anno fa di amare quell’epoca, mi sento a mio agio con quelle sonorità, con quei giri armonici; perché il bello di quel periodo è che si rifà a degli schemi compositivi specifici, molto semplici, molto pop ma caratteristici, dove importante è anche l’utilizzo dei cori. Ad ogni modo non è la prima volta che faccio una citazione, ho già attinto a quelle sonorità con L’ultimo giorno del mondo e devo dirti la verità… Non è finita qua, ho scritto anche altri pezzi in questo stile.
Se potessi avere a disposizione una macchina del tempo sicuramente sceglierei di tornare indietro alla fine degli anni ’50/ inizi ’60; quello è un periodo in cui credo, almeno musicalmente, io sarei stato molto felice.
Per il videoclip di “Ho sempre fame” hai chiesto ai tuoi fan di inviare video e selfie in cui si riprendevano in scene di baci ed effusioni. Come è nata l’idea? Cosa ne è venuto fuori?
Notando un appiattimento anche nei videoclip, che ultimamente mi sembrano tutti uguali, ho voluto fare un esperimento. Ho pensato: “voglio andare in giro col telefonino e vedere se riesco ad imprimere questa forza che io noto tra le persone “. Ho fatto un po’ il paparazzo e un po’ il guardone (ride). Facevo finta di farmi dei selfie cercando di sorprendere le coppiette sulle panchine o nei parchi. Inoltre volevo anche la partecipazione volontaria delle persone che mi seguono su Facebook, quindi ho lanciato questo concorso e sono rimasto sorpreso della partecipazione. Mi sono divertito molto a montare il video, in cui ho cercato di fare una specie di compilation di tutti questi momenti, e sono soddisfatto.
“Ho sempre fame”, come i singoli precedenti usciti dopo il tuo album d’esordio sotto etichetta Sony, sono stati prodotti autonomamente da te. Hai intenzione prima o poi di raccoglierli in un EP o di lavorare a un nuovo album?
Questa è una bella domanda, una domanda che faccio spesso anche a me stesso. Il mondo della discografia è totalmente cambiato e stiamo tutti cercando di capire com’è e come bisogna muoversi. Il fatto di essere Indipendente ha dei grandissimi vantaggi, come la libertà impagabile di fare veramente quello che si vuole, dalla prima all’ultima nota, con scelte stilistiche che ti rappresentano al 100%, ma ha anche qualche svantaggio, come quello della promozione. Si cerca di dare, quindi, dei piccoli assaggi della propria musica attraverso i singoli, come sto facendo io, anche per dire che ci sono e che continuo a lavorare. Assolutamente ti confermo che l’obiettivo sarebbe quello di raccogliere queste canzoni ed altre in vista di un album, che non so quando e come, ma ci sarà.
Se dovessimo individuare le parole chiave di “Ho sempre fame” sarebbero sicuramente AMORE, POSSESSIONE, CALORE e PASSIONE. A proposito di passione, in molti dei tuoi testi parli spessissimo dell’amore carnale, del contatto fisico e del desiderio, dobbiamo pensare che sia il tuo argomento preferito o è solo un caso?
Guarda, mi hanno sempre definito un “Porno-Romantico” (ride), devo dire che sono d’accordo, è una parte di me che viene spesso fuori nella scrittura. Non saprei dire se è il mio argomento preferito, ma sicuramente mi viene naturale parlare di questo; sono sensazioni che mi predispongono bene a scrivere musica, a farmi sedere al pianoforte e comporre.
Su YouTube hai caricato un video in cui fai una sorta di mash up tra “Ho sempre fame” e “Stand by me”, accompagnato da un musicista con l’ukulele; hai in mano la chitarra, ma non la suoni. Volevo chiederti: quando hai imparato a suonare la chitarra e come è nata la volontà di suonare questo strumento?
Ho iniziato a suonare la chitarra intorno ai a 14/15 anni, perché mi serviva come supporto alla mia voglia di cantare. Il canto mi accompagna da sempre, da quando ero piccolo, la chitarra è arrivata solo successivamente. Ho un rapporto strano con lei, passo settimane senza toccarla, però poi le voglio anche molto bene. A volte mi dà sicurezza averla in mano, però poi nella canzone preferisco non suonarla, è una pazzia anche questa!
Nicolas Bonazzi e la “R” alla francese. Raccontaci il tuo rapporto con questa tua caratteristica: quanto ti ha facilitato o ostacolato nella tua carriera da cantante?
Questa è una cosa che mi ricordate sempre. Io, come puoi immaginare, non la sento e non me ne accorgo. Comunque da un lato sicuramente è una caratteristica che può farti notare fra tante voci, dall’altro può essere vissuta come un difetto. Non saprei dire se mi ha facilitato o meno, ma la mia “R” è questa!
Nel 2010 hai partecipato al Festival di Sanremo nella Categoria Giovani con il brano “Dirsi che è normale”, qual è la prima immagine mentale o il ricordo che ti arriva quando pensi a quell’esperienza?
Il ricordo assoluto e più bello è legato ad una cantante che ho amato e che tutt’ora amo, Carmen Consoli. Carmen è stata un po’ con me quella sera, prima di salire su quel palco. Se mi avessero detto 10 anni prima che sarei andato a Sanremo e ci sarebbe stata lei a tenermi la mano, mi sarebbe sembrata un’assurdità. E’ uno dei momenti che ricordo con il sorriso e che non posso dimenticare di Sanremo, che poi è un’esperienza talmente forte che nella mente la ricordi con confusione.
Facciamo un salto indietro a qualche mese fa, quando hai tentato la carta The Voice of Italy, partecipando alle Blind Audition con un brano di Tracy Chapman. Con quali aspettative sei andato?
Nessuna aspettativa, l’ho fatto per mettermi in gioco. Ogni tanto bisogna misurarsi con queste realtà, ho detto: “vediamo come può passare uno come me che ha una piccola storia cantautorale, anche se da anni nel buio, ma che lavora cercando di farsi ascoltare “.
Noemi ha partecipato al tuo stesso Sanremo nell’edizione del 2010 con “Per tutta la vita”. Ritornando alla “R” alla francese, ma anche al tuo timbro vocale, non si può certo dire che tu non sia riconoscibile: credi non ti abbia riconosciuto sul serio?
Onestamente il motivo per cui non avrebbe dovuto riconoscermi non lo trovo, visto che abbiamo passato del tempo insieme quando eravamo entrambi a Sanremo. Avevamo la stessa casa discografica e questo significa pranzare e cenare insieme. Non posso dirti quello che è successo nella sua testa, dobbiamo attenerci a quello che è accaduto. A rigor di logica le persone dovrebbero ricordarsi quando passano del tempo insieme, ma questo non posso affermarlo con certezza.
Da quando anche in Italia sono arrivati i talent show si è creata una sinergia e uno scambio continuo tra Sanremo e i vari programmi alla ricerca di talenti musicali. Se avessi la possibilità di scegliere, ad oggi, sceglieresti di nuovo Sanremo o preferiresti debuttare in un talent?
Potendo scegliere credo che si scelga sempre il Festival, perché oltre ad essere il padre dei vari talent, è sempre quel palco che in Italia rappresenta la musica.
Dopo l’esperienza sanremese sei stato invitato come ospite nella trasmissione “Io Canto” di Canale 5, dove hai duettato con Cristian Imparato, cosa ti ha lasciato quell’esperienza e cosa hai provato nel duettare con un bambino?
E’ stata una bellissima esperienza, ho un ricordo piacevolissimo di quell’atmosfera: c’è tutto un lavoro da parte della produzione per trasformare il backstage in un grande parco divertimenti per far stare bene i bambini, e alla fine anche noi ospiti ci ritrovavamo a giocare e scherzare con i bimbi, è stato divertente.
E’ stato anche molto emozionante, devo dire. Io ho duettato con il vincitore che è un fenomeno, è stato un duetto che mi ha messo a dura prova, è come cantare con una personalità molto forte. In quella situazione ci si misura con i bambini come se fossero dei professionisti, che poi lo sono facendo quelle cose; quindi tanto di capello.
A proposito di duetti, hai avuto modo di cantare con Simonetta Spiri nel brano che hai scritto per lei, “Lontano da qui”. C’è un big della musica italiana con cui ti piacerebbe duettare?
Ce ne sono tanti, ma devo ammettere che aspetto il momento in cui potrò finalmente duettare con la mia adorata Carmen Consoli.
In “Lontano da qui dici”: “non è questo il posto dove crescere un sogno”. Ti riferisci al nostro Paese, giusto?
Si,e purtroppo… Aggiungo. Questo è un tema che ho trattato spesso nelle mie canzoni, anche in quelle ancora inedite. E’ una tematica che mi tocca perché credo davvero che questo non sia più il posto dove crescere un sogno. Posso parlare del mondo della musica ma anche del mondo del lavoro in generale. Non è un Paese in formissima il nostro, e si fa fatica a mantenere l’ottimismo. Molti miei amici sono partiti, non so se hanno avuto il coraggio di partire o non hanno avuto quello di restare, ma di fatto sono andati a cercare un futuro migliore e il 95% di loro l’ha trovato; e altrove stanno crescendo il loro sogno. Questa è la cosa che mi fa più rabbia perché il nostro, dico una banalità, è un Paese bellissimo che ha tutte le carte in regola per far crescere i nostri sogni belli grassottelli.
Il tuo “Lontano da qui” è New York, in cui torni spesso e volentieri e a cui hai dedicato anche una canzone del primo EP. Cosa ti piace di NY che non trovi in una città italiana?
Quel posto è IL POSTO. Credo sia il fattore umano a piacermi, questa moltitudine di persone che si incrociano continuamente, che si trovano lì di passaggio e stanno andando da qualche parte, con in braccio un sogno da crescere. New York la vedo così, come un’insieme di persone che vanno a destra e a manca con questo neonato, che è un piccolo sogno, cercando di fare del loro meglio come genitori di un sogno.
Salvatore Gabriele Valerio, componente degli Studio 3, su YouTube ha reinterpretato la tua “L’ultimo giorno del mondo”. Come ti vedi nei panni di autore, scriveresti ancora per altri artisti? Ti piacerebbe scrivere un pezzo per gli Studio3?
Non metto limiti alle provvidenza e alle possibilità. Mi piace l’idea di scrivere per altri artisti, come è successo con Lontano da qui composta per Simonetta e nata da un’amicizia personale e da una conversazione sul tema. Credo nella figura dell’autore, ma mi piace che l’autore sia in contatto empaticamente con il cantante. Ci sono persone che scrivono meccanicamente e magari sono bravissime, io non riesco, ho bisogno di rimanere molto attaccato all’interprete.
Quali sono le canzoni più ricorrenti nell’ultimo periodo nelle cuffiette di Nicolas?
Ultimamente sto ascoltando una cantante che ho scoperto da pochi anni, chi mi sta aprendo dei mondi pazzeschi, ed è Sade.
Noi di All Music Italia siamo solito concludere le interviste con un giochino, si chiama “A chi rompi il disco” ed è una sorta di gioco della torre. Sei pronto?
Certo, ci provo.
Rompi il disco a…. Mariah Carey o Whitney Houston?
Lo rompo a Whitney…
Francesco De Gregori o Lucio Dalla?
Mi dispiace ma a De Gregori, Lucio è troppo l’anima della mia città, risuona ovunque… Nelle piazze, sotto i portici.
Simonetta Spiri o Micaela Foti?
Questa è una domanda cattiva, non posso romperlo a nessuna delle due perché sono mie amiche e in più le stimo moltissimo come artiste, quindi non potrei mai.
Noemi o Giusy Ferreri?
Beh, non c’è neanche bisogno di dirlo!! (ride)
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