Nei prossimi giorni, per la precisione l’8 dicembre, terranno il loro primo live a Milano. Per l’occasione abbiamo raggiunto gli Urban Strangers per fare con loro il punto della situazione su una carriera che sta arrivando ad un fase di grandi cambiamenti.
Protagonisti di X Factor 2015, poi delle classifiche sia con l’EP successivo Runaway, premiato col disco d’oro, che con l’album uscito nel 2016 dal titolo Detachment che, pur non avendo ricevuto certificazioni, è salito fino al n° 4 della chart degli album più venduti, vendendo quasi 12.000 copie (qui la nostra recensione), gli Urban Strangers, si sono conquistati un posto non trascurabile tra la giovane musica italiana, quella che non si accontenta di melodie solite e di arrangiamenti pop da saldi di fine stagione, ma che è in continua ricerca per metter un timbro di personalità che risulti però sempre in movimento, mai statica.
Adesso a distanza di più di un anno dall’uscita dell’album, il duo napoletano è pronto a mettere un punto sulla sua promozione con un concerto evento ormai quasi sold out che si terrà in terra di conquista milanese, al Memo Music Club, nel giorno festivo dell’ Immacolata. Si tratta di un evento unico che, per Alex The Bug e Genn Butch, rappresenta una sorta di re-start come loro stessi mi raccontano in questa esclusiva intervista…
Si, più che un punto lo definiremmo un punto e virgola. Avevamo si il bisogno di concludere, diciamo così, il capitolo legato non solo all’ultimo disco Detachment, ma proprio agli Urban Strangers come si son visti e sentiti fino ad adesso, per iniziare un nuovo capitolo che parte sempre dalle nostre convinzioni base ma che magari evolva in altre direzioni non ancora esplorate con la nostra musica.
Quindi il pubblico, già sold out, potrà aspettarsi da subito nuove cose nel concerto dell’ otto Dicembre?
No, in quell’occasione no. Sarà proprio il sunto degli Urban Strangers fino ad oggi. Ci saranno le cose dei nostri due lavori, il disco ufficiale più l’EP post X Factor, alcune altre cose che abbiamo già proposto live e che vengono proprio dalla tanta esperienza in giro maturata anche prima. Siamo al lavoro sul nuovo disco, in fase di scrittura e pensare di provare nuove cose, ora come ora, non ci riusciva materialmente.
Come mai l’idea di realizzare questo concerto di chiusura, chiamiamola così, proprio in una data festiva così importante e proprio a Milano?
In realtà è tutto nato quasi per caso, sia la data che il luogo. Diciamo che è partito tutto un po’ via social con una serie di richieste del nostro fandom che poi sono state accolte sul web da Massimiliano Longo, il vostro direttore, da sempre nostro sostenitore, che ha voluto ascoltare i nostri fan e ha montato il tutto con la collaborazione del Memo Music Club. Noi ovviamente siamo ben lieti e questa cosa ci ha ridato nuovi stimoli.
Perché, ve ne stavano mancando?
Eravamo in una fase un po’ particolare. Sai noi alla fine siamo nel mondo della discografia da poco tempo e quindi capire certi ragionamenti non è stato facile, così come vedere che certe cose in cui credi profondamente non vanno come speravi, anche se comunque i nostri risultati li abbiamo avuti.
E’ la storia del bicchiere mezzo pieno, mezzo vuoto?
Non letteralmente. Di nostro saremmo contenti anche di avere solo 15 persone che ci seguono, ma chiaramente per la discografia non funziona così e nemmeno per gli spazi promozionali. Adesso forse lo sappiamo, prima no.
Voi siete contenti del vostro percorso? Da dove parte esattamente la vostra scelta di essere musicalmente diversi, diciamo così?
Alex: In realtà io ad esempio nasco con ascolti molto più pop che poi chiaramente crescendo si sono scontrati anche con altri mondi musicali che ignoravo o quasi.
Gen: In questo gli incontri con Rufus che produce i nostri lavori e Casa Lavica che ci ha dato il supporto per partire sono stati fondamentali. Ci hanno aiutato ad aprire le menti, a proiettarci e scoprire sound completamente diversi dal nostro background. La scelta poi di “risultare” elettronici e se vuoi un po’ cupi, dark, poi è dipeso da un approccio lavorativo di tutti e tre assieme, io, Alex e Rufus alla produzione ed arrangiamenti.
Il vostro lavoro in studio nasce sempre assieme oppure ognuno di voi porta delle sue idee e ci si lavora assieme?
Un po’ e un po’. Spesso dei suoni, delle basi, li elabora proprio Rufus in produzione. Poi ce li fa ascoltare e si inizia magari noi a farsi venire delle idee. Alcune invece sono magari idee, pezzi di testo o musicali che vengono in mente singolarmente. Poi in studio però ci completiamo a vicenda.
Siete sinceri tra voi al punto anche di dirvi quando qualcosa pensata dall’altro proprio non vi garba?
Assolutamente si, anche se sempre con un certo garbo.
Siete in fase di scrittura per il vostro nuovo disco. Proverete al suo interno anche a strizzare l’occhio verso i veicoli promozionali che prima avevate ignorato?
Si, indubbiamente si. Noi vogliamo sempre essere personali ed in movimento, in ricerca, però vogliamo anche aumentare il bacino di chi ci segue. A prescindere non siamo contrari certo al brano che sia radiofonicamente più appetibile quindi. Basta essere sempre convinti di quel che si fa.
Ci sarà quindi anche spazio all’italiano?
Stiamo provando a scrivere anche in italiano. La cosa ha le sue difficoltà ma le sfide ci piacciono ed in fin dei conti anche questa è una crescita, una ricerca per noi.
E la domanda venne spontanea: c’è un vostro brano presentato a Sanremo?
Eh, cosa? Mah, chi può saperlo!
Salutando Alex e Genn vi diamo appuntamento per l’8 dicembre al Memo Music Club di Milano a partire dalle h 22. Gli ultimissimi biglietti sono disponibili qui.
Foto di copertina: Daniele Baracco