9 Dicembre 2017
di Scrittore
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9 Dicembre 2017

RECENSIONE:
SOUL PIRATE ACOUSTIC – ALBOROSIE

L'1 dicembre è uscito il nuovo disco di Alborosie, principe della musica reggae. Ecco la recensione di "Soul pirata Acoustic"

alborosie
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Il 1° dicembre, giorno in cui il mondo del pop italico era in subbuglio per l’uscita del nuovo disco di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, con tanto di Mr piedi scalzi Rick Rubin alla produzione e un temporaney shop a disposizione dell’autore di Oh Vita, noi appasionati di reggae, al solito, stavamo guardando da un’altra parte.

Già perché oltre al disco del buon Jova, il primo giorno di dicembre è arrivato sul mercato un album curioso e appassionato che si candida a colorare di calde vibrazioni questo freddo ultimo mese dell’anno. Sto parlando di Soul Pirate Acoustic a firma Alborosie. Un disco che chiude con ispirazione e chiarezza un cerchio ricco di soddisfazione per uno degli artisti italiani più conosciuti nel mondo della reggae music.

A chi mi legge su queste pagine ho già raccontato altre volte la storia di Alberto, che da ragazzino si faceva chiamare Stena e militava in una reggae band bergamasca di discreto successo, i Reggae National Tickets. Proprio Jovanotti, vedi a volte le casualità della vita, ormai quasi 20 anni fa scrisse per loro la celebre canzone Il Mondo. Spinti dal successo di quel brano i RNT sembravano avviati a una carriera mainstream all’insegna del reggae annacquato che tanto piace alle nostre radio generaliste. Ma Alberto era di un altro avviso. Per lui la musica era una cosa seria, un modo di vivere e di pensare. Così decise che quel suono in levare voleva viverlo a pieno, senza compromessi, al 100%, e per farlo c’era solo un paese dove andare: la Giamaica.

Con appena 2000 dollari in tasca il giovane Alberto mollò tutto e si trasferì a Kingston dove iniziò a lottare per essere credibile agli occhi dei maestri giamaicani. Con il faro di papà Bob Marley nel cuore e tanto sale nella zucca si mise a fare il produttore e, poco alla volta, arrivarono i primi successi. Quando si sentì sicuro della propria visione, Alberto si ribattezzò Alborosie e iniziò a proporre la sua musica. E fece rumore, realizzando due incredibili hit che lo fecero apprezzare nei circuiti reggae di mezzo mondo: Herbalist e Kingston Town.
Nel 2008, dopo tanta altra gavetta e un seguito che si stava allargando a macchia d’olio, Albo uscì con il suo primo album, Soul Pirate, che fu un successo annunciato.

Da allora sono passati quasi 10 anni, il nostro ha ralizzato molti altri dischi, è diventato uno degli artisti reggae più famosi della scena, con live dal Sud America all’Australia e un seguito in continuo aumento.
Eppure l’amore per quel primo lavoro unita alla voglia di chiudere quel cerchio di cui parlavo prima e, aggiungerei, il desiderio di cantare quelle canzoni nude e crude come erano state pensate, da cuore a cuore, hanno portato alla realizzazione di Soul Pirate Acoustic. Che più che un disco è una splendida raccolta di preghiere reggae, canti devozionali a Dio, alla natura, alla forza che teniamo nascosta dentro di noi, al flusso naturale e mistico e all’amore.
Ascoltare la voce di Albo e il suono dei suoi talentuosi musicisti armonizzare brani come Diversity, Rastafari Anthem o Police emoziona a un livello profondo, con il culo che certamente si muove di meno rispetto alle versioni originali ma il cuore, vi assicuro, batte più forte.
Le due mega hit della prima edizione di Soul Pirate, Herbalist e Kingston Town, in questa versione acustica cambiano completamente pelle e si fanno più maliconiche e struggenti non snaturando il tono intimo del lavoro che, parafrasando Jim Morrison, è più una chiacchiareta fra amici che una festa a casa della famiglia del gigante.
Delle nove canzoni presenti nell’album, solo le ultime 2 non comparivano nella versione originale – Kingdom Of Zion e Johnny B. Goode.
La prima era presente nel disco Escape from Babylon to the Kingdom of Zion, datato 2010 mentre la seconda è una cover del successone di Chuck Berry qui riproposta da Albo, che spesso la esegue dal vivo. Un pezzo molto caro agli artisti reggae visto che una sontuosa versione della canzone la realizzò anche il grandissimo Peter Tosh in un suo celebre disco datato 1983.

Tornando a Soul Pirate Acoustic non possiamo che compiacerci e godere della poesia di queste bellissime canzoni ripoposte in questa nuova veste.
Nell’anno nero per la scena italiana, l’anno dove abbiamo perso la bella anima di Ale Soresini, forse il miglior batterista reggae che questo paese abbia mai partorito, questo è il disco giusto per guardarci negli occhi, alzare le nostre mani al cielo, ringraziare Dio di essere ancora vivi e ripartire, di corsa vero il sole.

BRANO MIGLIORE: Diversity
VOTO: 8/10


TRACKLIST

1. Diversity
2. Herbalist
3. Black woman
4. Police
5. Still blazing
6. Kingston Town
7. Rastafari anthem
8. Kingdom of Zion
9. Johnny B. Goode