Il cast dei big del Festival di Sanremo 2018 è servito. Claudio Baglioni, (senza mai apparire sul palco) ieri nel corso di Sarà Sanremo, ha comunicato le sue scelte e scatenato il popolo del web ma non solo.
Che cast è quello del Sanremo di Claudio Baglioni?
La prima cosa che mi verrebbe da dire, erroneamente, è che è un cast alla Fazio. Questo perché alcuni dei nomi in gara ricordano le scelte estreme (ma in alcuni casi piacevoli) dell’amico presentatore di Claudio. Per esempio troviamo, in un momento storico in cui le barriere tra indie e mainstream stanno venendo meno, anzi non hanno proprio più senso di esistere, la presenza de Lo Stato sociale. Quella cosiddetta “indie” è una parte sempre più significativa e affermata nella musica italiana che Carlo Conti aveva deciso di ignorare completamente nella sua gestione.
Troviamo poi Renzo Rubino, cantautore dotato di grande talento che però guarda caso ha avuto modo di dimostrarlo fino ad oggi solo nei Festival di Fazio, il primo da nuova proposta, il secondo tra i big “ai danni” del vincitore Antonio Maggio.
Potrebbe sembrarlo ma no, non è un cast da Fabio Fazio. Ma allora che cast è?
Pare essere semplicemente il cast di Claudio Baglioni, un cast imprevedibile per almeno metà dei nomi presenti (l’altra metà più o meno l’avevamo azzeccata tutti…).
E´un cast che come non mai dà spazio ai gruppi musicali, realtà che a dirla tutta negli ultimi anni trova riscontro più nei live che nelle vendite… ci sono i Decibel, Elio e le storie tese che tornano dopo aver annunciato lo scioglimento, Lo Stato sociale, Le Vibrazioni e, per far contenti i più giovani (e Rtl), i The Kolors.
E´un cast che dei giovani e dei social se ne frega totalmente… Kolors a parte, l’unica altra presenza del cast che ha un seguito in questa fascia di pubblico è Annalisa. Insomma citando un gran bel film, se questo non è un paese per vecchi, Sanremo 2018 non è sicuramente un festival per giovani. E lo dimostra anche la totale assenza del genere musicale più ascoltato del momento (lo streaming parla chiaro), ovvero la musica rap. Non pervenuta eppure di proposte ce ne sono state.
E´un cast in cui le donne, realtà molto florida nella musica italiana, dalle interpreti alle cantautrici, vengono quasi completamente ignorate… solo quattro in un cast di 20 nomi (più duetti vari): Noemi, Annalisa, Nina Zilli (tre che al Festival sembrano, nel bene e nel male, aver fatto un abbonamento) e nostra signora della musica italiana, Ornella Vanoni (accompagnata da Bungaro e Pacifico). Tenendo fuori dal discorso Ornella, nessuna di queste è in attesa di un rilancio in grande stile come fu l’anno scorso per Paola Turci, piuttosto ci troviamo davanti a tre artiste che da anni cercano una sistemazione, una collocazione solida.
E´un cast che tiene sicuramente conto del valore storico degli artisti, come dimostra la presenza di quasi tutti i Pooh (Roby Facchinetti e Riccardo Foglii e Red Canzian), di Luca Barbarossa, di Ron, di Enzo Avitabile con Beppe Servillo e che allo stesso tempo cerca di stupire con qualche nome di qualità che però big non è che, vedi Rubino ma anche Diodato e Giovanni Caccamo.
Le uniche certezze sono che Max Gazzè da Sanremo ne esce sempre bene e porta sempre materiale che unisce qualità e radiofonicità allo stesso tempo, e che la coppia Ermal Meta e Fabrizio Moro mette e metterà d’accordo tutti.
Per il resto spiace vedere ignorate completamente le realtà musicali indipendenti che rappresentano la musica pop e che negli ultimi mesi si stanno facendo spazio con molta fatica tra radio e web ottenendo riscontri e che meriterebbe supporto… che siano realtà d’autore come nel caso di L’Aura, o puramente pop (che non è una parolaccia Claudio, lo sai?) come Le Deva.
Del resto, come si dice ogni anno, contano le canzoni e noi le canzoni non le abbiamo ancora ascoltate. Si potrebbe dire a questo punto che le chiacchiere stanno a zero e che Claudio Baglioni per la prima volta ha scelto solo in base alle canzoni? Forse.
Quello che sicuramente mi lascia esterrefatto è quale sia il vero obbiettivo di questo festival, e non ditemi la bella musica, risposta scontata. Sanremo è anche l’unica possibilità musicale per tanti artisti, l’unica vetrina, il solo modo per dire “io esisto e questo è quello che faccio”, è uno show televisivo e allo stesso tempo un patrimonio da conservare (e rinnovare) se non ci si vuole ritrovare completamente in balia dei talent.
Questo cast sulla carta non farà vendere dischi, al punto che le tiepide vendite dell’edizione 2017 ci sembreranno miracoli. In fatto di vendite punto su Ermal Meta, Fabrizio Moro, Max Gazzè, Annalisa e poco altro.
Queste canzoni sulla carta non le sentiremo in radio, certo onore ai nomi in gara, ma poi cerchiamo di essere realisti e meno ipocriti, gli artisti di questo cast trasmessi in radio in questi anni sono pochi e, salvo sorprese, dopo Sanremo ci sono molte probabilità che i brani passati saranno 5/6 al massimo.
Sarà un grande show televisivo? Farà ascolti? Questo dipende dalla formula che metterà in piedi Baglioni, quel che è certo è che i giovani non lo guarderanno e i social lo snobberanno.
Il Festival di Sanremo 2018 quindi è o un estremo atto di coraggio, o un suicidio annunciato, a voi l’ardua sentenza.