Denuncialo è il nuovo singolo di Andrea Febo (ne abbiamo parlato QUI nei giorni scorsi) e la Redazione di All Music Italia lo ha adottato come simbolo a favore della campagna contro il bullismo lanciata dal Direttore Massimiliano Longo in un editoriale (QUI) che porteremo avanti con nuove iniziative prossimamente.
Il nostro hashtag, #IoNonStoInSilenzio ,ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani contro quella piaga sociale che sta diventando il bullismo e Denuncialo, brano contro ogni tipo di violenza, è un chiaro esempio di ciò che la musica può fare.
Per l’occasione abbiamo raggiunto telefonicamente l’autore, Andrea Febo, per parlarne con lui.
INTERVISTA AD ANDREA FEBO
Il brano “Denuncialo” fa parte di un progetto coraggioso ed è una presa di posizione decisa e marcata. Com’è nato?
Denuncialo è il risultato di un progetto molto più ampio che non si ferma solo su una canzone e su un video. E’ partito da scatti fotografici di alcuni personaggi importanti. Da cartelloni su Roma e poi in tutta Italia. Verrà anche realizzata una trasmissione televisiva. Salaria Lab ha contattato me per affrontare in musica questo tema ed esortare chiunque abbia subito violenza sia psicologica che fisica a denunciare.
Perchè oggi purtroppo la violenza è in aumento, ma il numero delle denunce no. Si cerca di mandare un messaggio importante di questo tipo. Io ho accettato di far parte di questo progetto perchè sono prima vittima di bullissimo e quindi mi sono sentito in dovere di aderirne.
Perché la musica tace? Perché gli artisti che in realtà dovrebbero schierarsi a favore di un tema importante come questo pensano ad altro?
Guarda, io sinceramente non mi soffermo mai sul compito degli altri. Cerco sempre di portare avanti il mio discorso personale. Riflettendo sulla tua domanda mi vien da pensare che magari non avendo subito nessun tipo di violenza un cantautore non è portato a raccontarlo.
Il cantautore racconta quasi sempre la propria vita. Quello che lo circonda a stretto giro. La violenza è un qualcosa di molto, molto personale e se è lontana da te, non l’hai vissuta, ma neanche sfiorata, probabilmente non ti assumi la responsabilità di raccontarla, proprio perchè non l’hai vista da vicino.
All Music Italia ha lanciato l’hashtag #IoNonStoInSilenzio. Perchè è così importante denunciare?
Denunciare è fondamentale. L’omertà non serve a nulla. Il silenzio non serve a nulla, anzi può solo aumentare le cicatrici. Nel progetto e in particolare nel video è presente il dirigente della Polizia Tiziana Lorenzo, alla quale ho chiesto: ‘Noi dobbiamo esortare a denunciare le violenza, ma non è che per caso non si denuncia perchè si ha paura di rimanere soli?‘
Lei mi ha risposto: ‘Noi siamo molto vicini a chi denuncia violenze e non abbandoniamo mai nessuno. Ho partecipato e ho messo la faccia in questo progetto perchè credo in ciò che facciamo. Se mi dovesse chiamare qualcuno che ha subito violenza, io ci starei tranquillamente a parlare e a trovare insieme una soluzione per fornire il miglior aiuto.”
Il brano è accompagnato da un videoclip altrettanto evocativo. Quali sono stati i riscontri?
Il video è uscito da pochi giorni. Quindi ancora non so come la gente lo ha recepito e percepito. E’ un video in stile fantasy proprio per usare un linguaggio più semplice che può arrivare ai più giovani.
Quindi vedremo nei prossimi giorni se questo linguaggio è efficace. Hanno partecipato anche 7 speaker radiofonici dei maggiori network italiani, proprio per amplificare il messaggio e per farlo arrivare in maniera più decisa a un pubblico giovane. Perchè poi dobbiamo ripartire proprio da lì, dai ragazzi. La responsabilità di chi è più grande è quella di far ragionare e aprire la mente ai più giovani. E’ da lì che si ricostruisce la società.
Quanto la tua esperienza di vittima di bullismo ha contribuito ad aumentare la tua sensibilità e renderti artista?
Senza ombra di dubbio, il fatto di aver subito queste violenze psicologiche da ragazzino, mi ha portato a sfogare la rabbia, l’inquietudine, le mie debolezze verso qualcosa e ho scelto la musica. Mi sono avvicinato alla musica intorno ai 12-13 anni perché ero un ragazzino molto chiuso e non comunicavo molto. In più subendo violenza mi sono chiuso ancora di più. La mia valvola di sfogo era diventata la musica. Il mio mondo era la musica e lo è tuttora. Cercavo di comunicare tramite la musica. E non è retorica. Sembra una frase fatta, ma la musica mi ha salvato davvero.
Nella tua carriera non ti sei fatto mancare nulla. Sanremo come cantautore e come autore e un album con l’etichetta di Eros Ramazzotti. Cosa non rifaresti e cosa invece vorresti rifare, ma non te lo permettono?
Sinceramente rifarei tutto, ma con la testa di oggi! Affronterei delle cose in modo diverso. Quando ho fatto Sanremo nel 2002 vinsi l’Accademia e fui catapultato su quel palco. Non ero pronto perché anche se avevo fatto live, concerti, suonato a destra e sinistra, ero uscito troppo poco dalla mia cameretta nella quale mi rifugiavo per scrivere canzoni. Sanremo era un’esperienza veramente grande. Oggi la affronterei in modo mentalmente più organizzato.
L’esperienza con Eros è stata meravigliosa, ma non è finita. Continuiamo ad avere un grande e ottimo rapporto di amicizia e di sicuro torneremo a fare qualcosa insieme!
Cosa ti ricordi di quel Sanremo? Tra l’altro tra le firme del tuo pezzo c’è anche quella della giornalista e scrittrice Alessandra Carnevali…
Con Alessandra avevamo già scritto alcune cose anche prima di Sanremo. Il mio primo produttore è Stefano Profeta, il compagno di Alessandra e per quello con loro vivevo una dimensione molto familiare. Ci ritrovavamo, scrivevamo canzoni, lei il testo e io la musica, in modo molto spontaneo. Ho un bel ricordo di quel periodo.
Hai vinto come autore il Festival di Sanremo come autore del brano di Ermal Meta e Fabrizio Moro. Come hai vissuto la questione del presunto plagio?
L’esperienza di autore al Festival non è stata facile… All’inizio l’ho vissuta male perché stava passando un messaggio sbagliato. Il plagio che poi è diventato autoplagio… Sono stato accusato di aver dato in mano a Fabrizio ed Ermal una canzone nascondendo il pregresso. Invece poi sono stati accusati loro perché avrebbero dovuto dichiarare prima che la canzone aveva una parte non inedita… Tutte teorie che alla fine non erano corrette.
La storia era molto più semplice. Abbiamo scritto una canzone che proveniva da una costola di una mia canzone precedente. Il regolamento di Sanremo lo permette, ma noi abbiamo fatto tutto alla luce del sole nel senso che lo abbiamo dichiarato fin dall’inizio. Successivamente le indagini della Rai hanno stabilito che il brano poteva stare tranquillamente in gara. Per fortuna! Noi, nonostante fossimo sicuri di tutto questo, temevamo potesse passare un messaggio sbagliato. Questo fa male. Ti fa male e ti colpisce nella tua dimensione umana e non solo in quella artistica. Perché quando sei in buona fede cerchi di farlo capire a tutti. Soprattutto a chi ti segue e ti vuole bene. Quindi con il senno di poi e vedendo come è andata a finire, rifarei mille volte anche questa esperienza! E adesso pensiamo all’Eurovision!
Foto dai Social di Andrea Febo
[amazon_link asins=’B07BGFHDFD’ template=’CopyOf-ProductAd’ store=’allmusita-21′ marketplace=’IT’ link_id=’01874c9f-30e8-11e8-bbe6-71db9b6fada5′]