É sempre più l’Eurovision del crollo delle certezze. Dopo l’Azerbaijan escluso martedì sera, altre due nazioni che non avevano mai mancato la qualificazione non superano le forche caudine della seconda semifinale: si tratta di Russia e Romania, che per diversi motivi non avevano convinto fin dalle prove. Passano invece tutte le favorite, sorprende la Serbia e soprattutto la Slovenia, che centra una storica finale in barba agli scommettitori che fino a poche ore prima della diretta la davano al 17° posto su 18.
Ecco in ordine di annuncio le 10 qualificate di ieri sera:
SERBIA – Sanja Ilić & Balkanika, Nova deca
MOLDAVIA – DoReDos, My Lucky Day
UNGHERIA – AWS, Viszlát nyár
UCRAINA – Mélovin, Under The Ladder
SVEZIA – Benjamin Ingrosso, Dance You Off
AUSTRALIA – Jessica Mauboy, We Got Love
NORVEGIA – Alexander Rybak, That’s How You Write A Song
DANIMARCA – Rasmussen, Higher Ground
SLOVENIA – Lea Sirk, Hvala, ne!
PAESI BASSI – Waylon, Outlaw In ‘Em
In un anno dove l’unica vera nazione del blocco post-sovietico passata in finale è l’Ucraina, a festeggiare è tutto l’ovest europeo ed in particolare la Scandinavia che piazza in finale 4 nazioni su 5 (fuori solo l’Islanda martedì). Norvegia e Svezia dentro secondo copione, mentre i pochissimi dubbi che in sala stampa aleggiavano sul danese Rasmussen e i suoi vichinghi si sono sciolti una volta vista la sua esibizione. La Danimarca è stata una delle nazioni più gradite dal pubblico italiano e c’è da aspettarsi che il televoto possa dare loro una mano anche sabato sera.
La sorpresa (positiva) della finale è ovviamente la qualificazione della slovena Lea Sirk, che riporta in finale i nostri vicini di casa a distanza di tre anni in un’edizione dove nessuno l’aveva mai seriamente considerata come candidata alla finale. Hvala, ne! è una canzone televisivamente difficile ma presentata in modo furbo (in particolare per il trucchetto del finto blackout dopo il secondo minuto) e non si può dire che il passaggio del turno non sia stato meritato per questa favorita della sala stampa. L’altra sorpresa della serata è la Serbia, ma si poteva immaginare come una proposta del genere non avrebbe avuto problemi a guadagnare consensi all’interno del blocco balcanico.
Delusione Polonia: dopo quattro qualificazioni consecutive cade la proposta di Gromee e Lukas Meijer, sicuramente l’esclusa più difficile da pronosticare fra le otto canzoni rimaste fuori. L’eliminazione della Russia e di Yulia Samoylova, pur storica, era stata messa in conto da buona parte della sala stampa, mentre è lecito aspettarsi una punta di rammarico da parte dei romeni The Humans che ieri sera hanno offerto la migliore prestazione in tutta la settimana eurovisiva. Niente da fare anche per il montenegrino Vanja Radovanović e per le sanmarinesi Jessika e Jenifer Brening: entrambe le nazioni restano fuori dalla serata che conta per il quarto anno consecutivo.
Il sorteggio delle due metà di finale fra le dieci finaliste regala gioie a Danimarca, Moldavia, Paesi Bassi, Australia, Ungheria e Svezia, che pescano tutte una posizione nella seconda parte di show. Si esibiranno invece nella prima metà Norvegia (che dice addio a buona parte delle sue chance di vittoria), Slovenia, Serbia e Ucraina.
Durante la notte è poi stato presentato il running order completo della finale di sabato, costruito dal Reference Group dell’EBU in base a valutazioni di livello artistico e alle metà pescate da ogni nazione. I nostri Ermal Meta e Fabrizio Moro si esibiranno al numero #26, l’ultimo della scaletta (tradizionalmente un’ottima posizione perchè la più vicina al momento in cui si aprono le linee del televoto), mentre sarà l’ucraino Mélovin ad aprire lo show. Tra le favorite, un po’ mortificate le proposte di Lituania (#4) e Norvegia (#7), si salva in corner la Francia (#13), ottime posizioni per Svezia (#20), Israele (#22) e soprattutto Cipro (#25). Crollano le chances di Repubblica Ceca (#14, schiacciata tra Francia e Danimarca) e della finlandese Saara Aalto (#17 subito dopo la pausa pubblicitaria).
(Foto: Andres Putting, Thomas Hanses/EBU)