Oggi abbiamo intervistato Antonio Vandoni. L’occasione è di quelle ghiotte, una festa di compleanno ( sono 57 ma sfido a darglieli! ) che coincidono con i 30 anni di lavoro in radio e più in generale nello spettacolo, dove ha militato con diversi abiti, dalla promozione discografica, alla ricerca di talenti, dalla creazione eventi, alla vera e propria realizzazione degli stessi, passando ( e restando ) in forze sempre a Radio Italia e Radio Italia Tv, contribuendo a rendere il gruppo un punto di riferimento nella diffusione della musica italiana non solo nel nostro paese, ma anche all’estero, tanto da richiamare in fretta la nascita di emuli.
Antonio Vandoni è un uomo che è riuscito a vivere in questo complicato settore tutte queste vite e ad uscirne persino con moltissimi amici, quelli che popolano il suo party, tra artisti ed addetti ai lavori, che quasi ti sembra di essere dietro le quinte di un Festival importante, in mezzo al cast ed alle maestranze.
Alcuni dei nomi degli oltre cento vip presenti (per circa 400 invitati) alla festa all’Old Fashion di Milano? Citarli tutti è realmente impossibile, ma tra loro c’erano, giusto per fare qualche nome… Al Bano, Chiara Galiazzo, Elodie, Fausto Leali, Giusy Ferreri, L’Aura, Le Vibrazioni, Marco Masini, Michele Bravi, Nesli, Nina Zilli, Rocco Hunt e Simona Ventura.
E si diceva: quale migliore occasione per farci raccontare un po’ di questa strepitosa vita, che lui stesso, immediatamente riconosce come fortunatissima?
“Si, posso dirlo, sono un uomo fortunato, perché faccio ciò che ho sempre desiderato da bambino. Ho sempre amato la musica e ci lavoro nella maniera migliore possibile.”
Quale è questa maniera migliore?
Basti pensare che mi approccio alla musica non conoscendo nemmeno una nota ed essendo, tra le altre cose, pure stonato! Però amo il talento negli altri, lo riconosco, non vivo d’invidie e mi piace anzi, laddove vedo appunto del talento, aiutare chi ne è portatore ad arrivare a risultato. Non lo dico per fare il figo, ma quando riesco a far arrivare qualcuno ad un risultato mi sento realizzato come se fosse mio, è anche mio.
Dove è iniziata la tua fortuna esattamente?
Iniziando a lavorare per una casa discografica come la Ricordi, che in quegli anni era veramente il massimo. La storia della musica italiana è passata da li.
E come ci sei arrivato lo ricordi?
Lavoravo in una piccola radio milanese prima e poi a Radio Italia, e stiamo parlando di trent’anni fa. Seppi della possibilità di assunzione, feci semplici domande ed il risultato fu che mi presero in due, tanto da poter addirittura scegliere e scelsi la Ricordi.
Quale era l’altra casa discografica?
Non lo dirò mai!
Intanto negli anni 80, quando il panorama musicale era completamente esterofilo, fu una scommessa anche accettare di approdare a Radio Italia, al periodo quasi anacronistica…
La genialità fu proprio quella, l’intuizione del grande Mario Volanti, che andò contro il mondo capendo la forza invece di una proposta solo nostrana in un periodo dove invece il vento soffiava decisamente contrario. E come ogni cosa geniale è diventata una sicurezza fortissima e lui una persona a cui in tanti oggi devono dire grazie, me compreso.
E poi verso la fine del decennio anche la nascita del canale video, quando in realtà gli artisti italiani a produrre video erano pochissimi e la qualità spesso scadente… anche quella fu però una scommessa vinta…
Dici bene, fu vinta perché in realtà era qualcosa che non c’era, un vuoto che meritava di essere coperto, anche perché, il che se ne voglia dire, la musica italiana è sempre stata molto venduta e cercata all’estero ed eravamo noi italiani a preferire invece qualsiasi cosa, purché venisse da fuori. Infatti funzionava inizialmente più all’estero che qui.
Effettivamente all’epoca Radio e Video Italia venivano viste un po’ come canali per gli italiani all’estero; poi qualcosa è cambiato, sai dirti il perché?
Perché Mario è stato lungimirante. Piano piano il pubblico è tornato ad avere bisogno di ascoltare cose che capiva, io stesso ne ho un bisogno direi fisiologico di rispecchiarmi in ciò che ascolto. E poi il successo, magari partito all’estero prima, e poi nel tempo conclamato anche da noi, fino a farci diventare il terzo network mediamente più ascoltato d’Italia, con oltre 5,5 milioni di ascoltatori giornalieri, ha spinto anche gli artisti e le case discografiche a produrre prodotti video più all’altezza.
Mi sembra di capire che sei felice di esserti occupato di musica italiana…
In realtà ho seguito come promoter anche dei signori artisti internazionali quali U2 e Depeche Mode, ma devo dire che la musica italiana è da sempre nel mio cuore e che sono contento decisamente così…ed anche fortunato, ribadisco.
Spesso ti si può vedere come giudice o opinionista in vari programmi musicali, dei più disparati generi, dai talent al Festival di Sanremo, dalle targhe Tenco, ai premi Mei, fino ad essere stabilmente nella commissione di Area Sanremo. Contesti diversissimi tra loro che ti obbligano ad approcciarti anche in maniera diversa?
Della possibilità di giudicare, cosa che non mi piace già di mio, preferisco sicuramente l’opzione artisti in erba, perché cerco più che altro di dare opinioni, consigli, di esaltarne i punti di forza ed aiutarli a scoprire eventuali mancanze. Anche ad Area Sanremo, che ormai vede noi di Radio Italia partner da ben 4 anni, la mia posizione è quella veramente di fiutare il talento e per farlo, ti assicuro, commetto un sacco di sbagli.
Quale è quello di cui hai più paura?
Proprio quello basilare e cioè di non riconoscere un’artisticità. E’ capitato e purtroppo sono sicuro che ricapiterà perché per uno che ne trovi, dieci li hai mandati a casa e non è mai bello. Spesso mi accorgo addirittura che qualcuno che meritava davvero lo hai tenuto fuori mandando avanti qualche altro che poi non avresti riscelto. E’ un rischio, una responsabilità. Ci metto la faccia e forse mi piace questo lavoro anche per questo, perché mi permette anche di confrontarmi con me stesso, di accorgermi di sbagli, di riparare come posso e cosa più importante, come già detto, di provare ad aiutare.
Mi sembra che Area Sanremo ti stia particolarmente a cuore ed allora ti chiedo il perché questo concorso, quest’accademia, alla fine da spazio dopo mesi di stage, selezioni, audizioni, a soli due artisti rispetto alla compagine che arriva invece mediante una selezione web?
Grazie per questa domanda che mi fai. Effettivamente è così, però va detto che Area Sanremo sta migliorando anno dopo anno. E’ cresciuta tanto l’attenzione non solo da parte dei ragazzi che s’iscrivono, ma anche da parte dei Media e della Rai stessa. Arriveremo a risultati sempre più importanti, ma già adesso devo dire di essere orgoglioso di aver ridotto al minimo i costi da parte dei ragazzi di prendervi parte. Sono tre anni ormai che li raggiungiamo noi in varie parti d’Italia dove li selezioniamo e loro approdano a Sanremo solo per la fase conclusiva ed a costi ridotti, che per chi conosce il luogo sa che non è proprio una cosa facile.
Anche il valore mediatico della cosa mostra dei buchi. La Rai manda in onda la serata della selezione giovani inerente a coloro che si sono iscritti via web sul sito, e che poi costituiranno di fatto l’80% delle nuove proposte al Festival. Non sarebbe giusto avere anche la finale vostra in tv e che il numero dei selezionati fosse paritario?
Ci stiamo oggettivamente lavorando, ma non posso preannunciare nulla. Sicuro posso dire che nel progetto presentato quest’anno ci sono molte migliorie relative all’esposizione mediatica dei ragazzi in gara.
Ma visto che non ci sono tanti posti in Tv dove poter presentare da parte dei giovani i propri progetti, non credi che 8 nuove proposte, numero ormai stabile da una bella manciata di anni a questa parte non siano un po’ poche?
Sicuramente saliranno come numero, anche perché negli ultimi anni ormai le grandi soddisfazioni di mercato sono arrivate proprio dal settore giovani. Gabbani e Meta sono sicuro esempio di questo, a discapito di big che partecipano e che hanno in genere un peso sul mercato decisamente relativo e ciò che cercano è esporsi per avere la possibilità di andare in tour per l’estate.
Artisti big che hanno un peso relativo sul mercato… ma da vecchia volpe del settore, mi sai dare una reale spiegazione del perché è così difficile convincere i veri big della musica italiana a prendere parte a quello che è comunque l’evento della nostra musica in tv?
Sostanzialmente perché la gara, con anni in cui c’era pure il pericolo eliminazione, mette gli artisti nella condizione di avere paura di subire un abbassamento dell’attenzione su di loro a fronte proprio di un’eventuale eliminazione. La vedono come una sconfitta vera ma io non sono dello stesso parere. E’ una gara e come tale un gioco; un anno può andar male, l’anno dopo benissimo. Non faccio nomi e cognomi ma ci sono artisti, tanti, che in realtà dopo un’affermazione importante, son loro a cambiare atteggiamento verso la possibilità di partecipare a Sanremo, salvo poi fare carte false per tornarci se un loro album fa flop.
Non trovi che in quel caso andrebbero presi a pedate e rispediti a mittente?
Effettivamente…
In tanti eventi importanti che hai organizzato, mi sai indicare la volta che ti sei tolto la più grande soddisfazione e la volta in cui invece hai temuto che le cose non andassero?
Come soddisfazione devo dire che questi 6 anni di organizzazione del concerto di Piazza Duomo a Milano ( quest’anno il 16 Giugno .Ndr ) , cosa che ovviamente non faccio da solo ma con tutta Radio Italia, sono in genere una grandissima soddisfazione. E’ un evento che è sempre più importante e che richiede praticamente un anno di lavoro e che ha solo come punta dell’iceberg la formazione del cast giusto. E poi l’orchestra, i duetti da ideare dal nulla… tutto, è tutto molto appagante. Invece come difficoltà devo dirti che non ne ho avuto granché, tanto meno delusioni.
Dai che non è possibile!
Giuro, non mi viene in mente nulla e se non mi viene vuol dire che seppur ci siano state non erano così importanti da vincere il tempo dei ricordi.
Domani Antonio Vandoni deve organizzare un evento da solo per cui ha budget enorme, piazza, ritorno in termini di sponsor, tutto organizzato! L’unico compito di Vandoni è formare un cast che sorregga questo enorme esborso. Chi sarebbero i primi tre nomi che proveresti a convincere a prendervi parte?
Il primo è sicuramente Marco Mengoni che è un artista cresciuto in maniera esponenziale e che è proprio artista in sé, un fuoriclasse capace di attirare le folle, completo da soddisfare una piazza, un talento vero, capace di migliorarsi di continuo.
Un altro sarebbe Cesare Cremonini che è per me un compositore immenso, una penna delicata ed efficace che non rincorre la visibilità ma che si affida alla gente che sempre di più lo scopre. Ed infine mi piacerebbe consacrare un artista che per me, nonostante i suoi successi li abbia avuti, ne avrebbe meritati ben altri è Tiromancino, Federico Zampaglione che ha scritto dei capolavori non solo per sé ma anche per altri ed io lo piazzereiad occhi chiusi nella top 5 dei migliori artisti italiani contemporanei.
Noto che non hai citato alcuna donna…
E ma mi hai detto solo tre artisti! Ci sono almeno un’altra dozzina che chiamerei per un cast magico.
La diffusione video via internet secondo te lima e di molto le possibilità delle tv tematiche?
Assolutamente no. Internet ha una dimensione completamente diversa. Se ci pensi, ad esempio, ci sono sempre più radiotv, perché il video contribuisce a dare una faccia, una dimensione visiva a qualcosa che stai ascoltando. E’ un valore aggiunto. Sono però due percorsi diversi; internet è la prima conoscenza, la curiosità di cosa succede in giro, ma la consacrazione la da sempre la tv.
Se invece approdassi ad una tv generalista, porteresti più musica in tv?
Assolutamente si. Questo è dovuto ad una diffusione dati di anni fa che parlava di ascolti al ribasso per la musica, ma ultimamente la tendenza dice il contrario. Quindi sicuramente si, investirei per nuovi programmi musicali in tv.
Cosa vorresti dire Antonio che non ti ho chiesto in quest’intervista?
Che sono fortunato e l’ho già detto ma che sono anche grato alle tante persone che ho incontrato per strada e che mi hanno dato la possibilità di fare tutto il bello che ho fatto.