Ieri sera si è svolto allo Stadio San Paolo di Napoli il concerto benefico Pino è in onore del grande cantautore scomparso. Per All Music Italia si è recato ad assistere all’evento il nostro critico musicale Fabio Fiume che esordisce così: “Diciamolo subito… Ho apprezzato lo sforzo, però…”. Lasciamo la parola a lui.
…Però non mi viene di essere così entusiasta della serata meravigliosa tenuta ieri nella magica cornice dello Stadio San Paolo di Napoli, omaggio all’immenso Pino Daniele, che ha raccolto quasi tutti i più grandi esponenti della musica italiana attuale, in nome di rapporti, di amicizie con il cantore di Napoli per quasi sei ore di live, ripercorrendo la sua quarantennale carriera, scandagliandola tra canzoni emblema di periodi storici ad altre più intime, più insolite. Il gesto, peraltro in appoggio anche a due fondamentali raccolte fondi a favore della lotta a tumori in età pediatrica la prima e in contrasto alla povertà educativa la seconda, ha avuto la sua nobiltà d’animo; c’è stato impegno, sudore, chilometri percorsi per qualche manciata d’ore, prove sotto un sole cocente, con i 32° offerti ieri del capoluogo campano che mostrava in omaggio a Pino, pure lui, Un Cielo Senza Nuvole.
E sono stati quasi 50.000 i napoletani, il popolo di Pino, accorsi per questo memoriale e non solo, giacché nelle fila per entrare si consumavano accenti romaneschi, pugliesi, calabresi, finanche sardi. Perché Pino alla fine è stato di tutti, Pino è di tutti, perché la sua musica sta lì a renderlo presente ed acquista inestimabili significati man mano che passa il tempo, oltre all’indomabile fascino dei ricordi. Pino è pure di tutti quegli artisti che hanno deciso di omaggiarlo, eppure se critica musicale deve essere, il mio compito deve essere onesto! Diciamo che molti di loro potevano impegnarsi un po’ di più per imparare meglio accenti di parole sconosciute per il loro vocabolario; la cosa non era poi così difficile giacché impegnati in un sol pezzo! Giusto qualcuno ha avuto modo di esibirsi più volte.
E’ facile, mi si potrebbe dire, essendo io napoletano, ma se omaggio devi fare è necessario, se non imperativo, rendere al meglio e non biascicare parole che diventano paritarie ad un la, la, la e Pino non cantava parole buttate a caso. Inoltre parte della discografia di Daniele è piena di successi che la lingua napoletana non la toccavano nemmeno con l’intenzione, oltre ad una parte in cui invece si contavano sul palmo di una mano le parole non in lingua nazionale e per lo più erano sempre abbastanza iconiche da saperle ripetere persino se non ne conosci il significato, come ha ricordato ad esempio un centratissimo Edoardo Leo durante il suo monologo/racconto. Ci si poteva quindi buttare li ed il gioco era fatto.
Si è quindi potuto assistere a delle performance che meritano ricordo, come ad esempio una strepitosa Fiorella Mannoia che si conferma regina delle interpreti italiane con la sua versione di Senza ‘e te che quasi mi viene d’invitarla ad incidere per un suo album; la stessa rossa romana aveva già dato bella prova assieme ad Elisa in Quando e si ripeterà un’oretta dopo quando assieme a Giuliano Sangiorgi interpreterà in maniera esemplare Terra Mia, brano da molti intoccabile. La cantautrice di Monfalcone ed il salentino sono tra le altre note positive della maratona musicale, con la prima che nobilita un altrimenti troppo incerta Nannini per Je So Pazzo grazie a delle propulsioni vocali da brivido, il secondo con Mal Di Te prima e Sicily ( con Massimo Ranieri ) dopo, tra le canzoni della seconda parte della carriera di Pino da dieci e lode senza appello alcuno.
Bravi, ma comodi, Massimo Ranieri che rende teatro Cammina Cammina, scelta più insolita ma indubbiamente lodevole, J-Ax che propone Anni Amari già sua rivisitazione della bellissima Voglio Di Più ed Irene Grandi che chiaramente omaggia l’amico che scommise su di lei ad inizio della sua carriera, volendola per il duetto Se Mi Vuoi, anche se va detto che la toscanaccia ultimamente non sembrava così in forma vocalmente ed invece nella serata ha graffiato e mica poco. Che dire poi di Giorgia? La sua scelta di Questo Immenso è, scusate il gioco di parole, immensa. Eppure un appunto glielo faccio lo stesso, ma di quelli positivi e cioè perché solo un’ uscita? Passaggio positivo anche per Clementino che gigioneggia su Na Tazzulella E Cafè su cui inventa anche una barra rap, Alessandra Amoroso per cui Dubbi Non Ho sembra addirittura scritta per tonalità e Jovanotti che è talmente emozionale che non senti neppure gli “stonacchiamenti” in Putesse essere allero e che poi diventa enorme nella prestazione tutta birra e vita di A Me Me Piace ‘O Blues, dove annichilisce quasi uno smarrito Ramazzotti.
E poi insolite ma sul pezzo Teresa De Sio & Paola Turci assieme in Lazzari Felici, emozionali per 2/3 di formazione quelli de’ Il Volo di cui uno dei tre non rinuncia a fare il professorino lirico/impostato proponendo O Sole Mio. Buona la loro performance successiva con Mario Biondi in Notte che se ne va.
Ma, come si diceva in apertura d’articolo, ci sono anche diverse note dolenti. Sono inspiegabili, a mio avviso s’intenda, le passerelle, anche se con annesse storie motivanti, di Francesco De Gregori ed Antonello Venditti che cantano brani loro, Generale il primo, evitando di puntare il dito sulla stonatissima versione di Anema e Core ( ma non il pezzo di Pino, ma il classico napoletano ) proposta con la moglie, e Notte Prima Degli Esami il secondo. Possibile che non ci fosse un brano, uno, che potesse essere nelle corde dei due cantautori romani e veramente amici di Pino?
Vogliamo poi parlare di Gianna Nannini, dapprima sorretta come già detto da Elisa, e poi in solitaria per Anna Verrà in cui, ammetto, mi ha emozionato per intenzione, ma su cui proprio non riesco a perdonarle errori sui tempi della canzone. E’ riuscita a sbagliare tutte e tre le uscite dall’inciso, col povero chitarrista che doveva correrle dietro perché in anticipo. Da una grande queste cose non me le aspetto. Quella che poi per tanti è la sua controparte giovane, Emma, avrebbe forse dovuto giocare meno di spinta, perché nonostante il suo vocione imponente, è stata capace di far capire poche parole messe in croce delle sue interpretazioni, sia in Quanno Chiove che meritava magari più delicatezza, che in Musica Musica duettata con Francesco Renga il cui passaggio è decisamente da co-primario, e finanche in Io Per Lei dove duetta virtualmente col maestro. Antonacci pure anima diversi momenti, bene dal punto di vista dello spettacolo ma senza mai perdere il vizietto di lasciar cantare al pubblico quando va in difficoltà. Troppo facile, troppo comodo. Ornella Vanoni è una signora che non si discute per classe ed Anima, il pezzo che ha scelto, è proprio uno di quelli che più si sarebbero adattati anche alla sua di discografia. Tuttavia l’accoppiata con Federico Zampaglione, alias Tiromancino in alcuni momenti è davvero imbarazzante con lui che stona a più riprese e lei che per andargli dietro inciampa più volte.
Che dire poi di Eros Ramazzotti e Claudio Baglioni? Il trasteverino/milanese, tralasciando le pronunce di cui prima, fa fatica a stare dietro alla cosa essenziale di Pino che è sempre stata il ritmo ed il romano de’ Roma invece riesce ad emozionare per il pathos messoci… ma è un po’ che fa difficoltà a restare in note, soprattutto quando sale.
Resta poi da raccontare dei napoletani. Primeggia su tutti James Senese voluto a più riprese nelle esibizioni di molti artisti, lui ed il suo sax che potrebbe essere veramente un osso aggiunto al suo scheletro, una protuberanza in più normalmente non prevista dalla specie. E poi Avitabile che ha compito arduo assai, quello di eseguire Tutta Nata Storia, tra i pezzi più complicati dell’amico fraterno. L’abbassa di tonalità ma le rende comunque giustizia. La Nuova Compagnia Di Canto Popolare con Raiz e Tony Cercola sono nel loro con Donna Cuncetta mentre tutto il resto della storica band del nostro giganteggia persino quando qualche cantante gioca a fare il citofono. A tal proposito perché non concedere un brano anche loro soli, magari con le voci di Tullio De Piscopo e Tony Esposito? D’altronde assieme loro avevano proprio inciso Anema E Core ( quella di Pino però ) circa dieci anni fa; poteva essere un’idea ahimè sfumata.
Vabè, visto che stiamo in confidenza, diciamocelo pure che sto a guardare il capello! Sto puntualizzando su una serata che alla fine mi ha fatto scendere pure qualche lacrima, con i filmati d’epoca, da Troisi, Minà, De Filippo, lo stesso Pino, il monologo di Salemme, quello di Siani in apertura, il coraggio di leggere in napoletano di Panariello, uscito tra gli applausi e quello ardito di Brignano che partito tra i fischi, inciampando più di una volta su battute che sembravano più fare il verso a Napoli che tributarle un applauso, ha dovuto inseguire una performance più per recuperare che per andarsene confortato da un sincero applauso.
E gli occhi lucidi vengono anche per la bellezza di alcune canzoni e quelle di Pino che provocano queste sensazioni sono davvero molte. Stasera non importa come, le hanno ricordate in tanti e se qualcuno non l’ho trovato all’altezza, pazienza! Come direbbe Pino: “Nun ce scassat ‘o cazz”.
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