Ieri sera Laura Pausini ha riempito per la seconda sera consecutiva il Circo Massimo di Roma, prima donna ad esibirsi in concerto in questa ambita e suggestiva location.
Ma di questo si è già parlato nei mesi, nelle settimane e nei giorni scorsi. Un doppio sold out che fa rumore e mette a tacere tanti tra critici e criticoni.
Eh si, perché ci sono cose soggettive e altre che sono oggettive, e quelle oggettive sono inconfutabili.
È oggettivo che il repertorio che Laura Pausini ha costruito in 25 anni è solido e trasversale, un repertorio pop certo, e pop non è di certo una parolaccia. Canzoni che vengono cantate da un pubblico di ogni età. È invece soggettivo il fatto che questi brani possano piacere o no, che il pop cosiddetto leggero da alcuni, possa piacere o no.
È oggettivo che nessun’altra artista in Italia ha una padronanza del palco, di un grande palco che si sposta di nazione in nazione, pari a quella della Pausini… capace di riuscire a far ballare il pubblico sui pezzi più movimentati del suo repertorio come di far cantare a squarciagola e, in alcuni casi, far commuovere il pubblico sulle ballad sentimentali che l’hanno contraddistinta sin da quel lontano 1992 che la vide debuttare con La solitudine.
È oggettivo che Laura non scimmiotta nessun’artista italiana o internazionale, Laura Pausini è Laura Pausini. Punto. Semplice, eppure nessuno dei tanti esperimenti di “clonazione” avvenuti negli anni è riuscito a replicare questa “semplicità”.
Il suo pubblico la ama, incondizionatamente e lei non ha mai perso la capacità di parlare a loro nel modo nello stesso modo in cui ognuno di essi parlerebbe con lei… del resto Laura lo afferma con fierezza alla fine del concerto… “Io sono voi e voi siete me!”.
E anche per questo Laura non si nasconde. Si emoziona, si sfoga quando ricorda quante volte nei primi anni di carriera in molti la davano destinata a durare un anno al massimo. Eppure è oggettivo che la Pausini sia l’unica artista donna ad aver mantenuto inalterato il suo successo in questi lunghi 25 anni portando a casa riconoscimenti internazionali come mai nessun altro artista italiano è riuscito a fare.
Infine è oggettivo l’impegno maniacale che questa donna mette in ogni dettaglio dei suoi concerti, alzando anno dopo anno l’asticella della qualità e facendolo con la consapevolezza – ma anche con la paura – di chiunque abbia toccato la cima e si sia trovata a scoprire, volta dopo volta, che oltre la cima c’era ancora strada, che si poteva salire ancora e ancora… e si sa, più sali e più aumentano le persone che vorrebbero vederti cadere, quelle che vorrebbero essere al tuo posto.
Ma non è questo ad avere importanza per la cantante si Solarolo, quello che importa è che c’è un pubblico sconfinato, un pubblico che è sparso in ogni angolo del globo, che la ama. Ed è proprio da qui che nasce la più grande paura di Laura, quella di deludere un giorno chi ha contribuito a renderla Laura Pausini. Ed è questa paura a renderla ancora più umana e vicina ad ognuno di noi, nonostante sia una indubbiamente una star.
E´anche questa paura a far sì che quello che Laura ha regalato in questi due giorni sia stato uno show unico, uno spettacolo fatto sì di luci, fuochi d’artificio e ballerini ed effetti speciali, ma sopratutto di canzoni e parole, dette e cantate. Uno spettacolo di cui siamo sicuri, conoscendola, che Laura ha assaporato dalla prima all’ultima canzone ma di cui non sarà stata pienamente soddisfatta dal punto di vista tecnico, e non per qualche difetto qua e là ma semplicemente perché Laura è così, le appartiene la professionalità dei grandi artisti internazionali, attenti e maniacali fino all’ultimo dettaglio. Rispettosi di un pubblico che, in un momento difficile, la sceglie ancora oggi e spende i suoi soldi per poterla ascoltare e vedere. Di un pubblico che non ha tempo di schiacciare play e mettere la funzione repeat sulle piattaforme di streaming, ma che lo trova per correre da lei quando la sua musica chiama.
Ecco, questa è l’oggettività che ruota attorno a Laura Pausini. Il resto sono pareri, gusti e, troppo spesso, soggettività.
Due anni e mezzo fa ricordo che scrissi un articolo che si intitolava “Come diventare Laura Pausini in 10 anni…” (lo trovate qui) oggi potendo lo riscriverei da capo perché pi passa il tempo e più capisci che no, nessun altro potrà mai essere o diventare Laura Pausini ne raggiungere quello (e tutti quelli) che Laura ha raggiunto.. e non perché i tempi sono cambiati e nemmeno per una sola questione talento, ma anche di fortuna, perseveranza, impegno costante, sudore ed empatia con le persone.
Perché mentre qualcuno continuerà a cercare di spiegarsi il grande successo di Laura Pausini noi, tra 10 anni, saremo ancora qui a parlare di lei. Semplice no?