Nella giornata di ieri una “non” notizia ha fatto il giro di tutto il web. Gli argomenti erano il Maestro Franco Battiato, l’amico, collaboratore e cantautore Roberto Ferri, e un male che, per rispetto, non nomineremo nemmeno, in quanto per parlare di una malattia serve una diagnosi, e le diagnosi le fanno i medici, non giornalisti e blogger attraverso le proprie congetture più o meno sensate.
La cosa più interessante che abbiamo letto sull’argomento l’ha scritta Franco Zanetti, Direttore Editoriale di Rockol, che, in un suo editoriale (lo trovate qui), ha parlato della deriva del giornalismo italiano, musicale e non, e di quanto sia ormai all’ordine del giorno scrivere notizie senza verificarle. Quando questo avviene parlando di musica e canzoni si può semplicemente alzare gli occhi al cielo e fare spallucce, quando invece gli argomenti sono la vita privata di un artista (che, tra l’altro, ha sempre e solo lasciato parlare la musica) e la sua salute, non si può fare finta di nulla.
Che Franco Battiato fosse malato non è una novità per nessuno: lo si è visto nelle ultime apparizioni televisive e lo hanno potuto constatare di persona quelli che si sono recati ad ascoltarlo nei suoi ultimi concerti. Probabilmente mancava il pretesto per parlarne approfonditamente, per creare la notizia. Eccolo servito…
Roberto Ferri pubblica sulla sua pagina Facebook una poesia intensa, carica di tristezza come solo un amico che vede soffrire il compagno di tanti viaggi può scrivere. Una poesia che in realtà era già stata pubblicata sei mesi prima, ma che solo ieri è stata notata. Quei versi diventano – per mezzo di un sito web di Ragusa che per primo lancia la notizia – la scusa che molti aspettavano per infrangere la privacy di Franco Battiato.
E così il web si è riempito di pagine e pagine di notizie, e gli stessi siti musicali si sono abbassati al livello di un qualsiasi sito di gossip. Ma non solo: quello che è mancato è anche un minimo di approfondimento su chi è Roberto Ferri. Che è sì un poeta e un cantautore, oltre ad essere “l’amico di Franco Battiato“, ma è anche qualcuno con un background musicale di tutto rispetto; e un sito che si occupa di musica non solo ha il dovere di saperlo (o come minimo di fare una veloce ricerca su Wikipedia), ma sopratutto di scriverlo, per contestualizzare quello di cui si sta parlando.
La carriera di Roberto inizia nel 1967, e lo vede impegnato tra l’altro in veste di cantante con diversi 33 giri, singoli e album all’attivo (l’ultimo, Se per caso un giorno la follia Live, del 2007) e autore. Nel corso degli anni ha firmato canzoni per Dori Ghezzi, Iva Zanicchi, Toto Cutugno, Cristiano De André, Gianni Morandi, Adriano Celentano, Alexia e Noemi, oltre ad aver scritto Sarà quel che sarà, brano con cui Tiziana Rivale vinse il Festival di Sanremo nel 1983 e, sopratutto, E dimmi che non vuoi morire per Patty Pravo insieme a Vasco Rossi e Gaetano Curreri.
Il suo rapporto lavorativo con Franco Battiato è lungo e sfaccettato, ma nessuno ha voluto approfondire questo aspetto, nessuno ha nemmeno pensato di contattarlo per sapere dalla sua stessa voce il perché di quella poesia che ha finito per fare il giro del web. Noi abbiamo ritenuto doveroso farlo, ed ecco quello che Roberto ci ha raccontato al telefono:
“Il mio è stato un momento poetico affettivo che mi ha portato a esprimere in versi un sentimento ed una amicizia che datano dal 1979; e non mi aspettavo che diventasse un fatto di cronaca. Io ho solamente voluto esprimere il dolore per un amico che soffre, un amico che mi ha sempre aiutato facendomi fare il supporter ai suoi concerti, che accettava però anche i miei consigli ( i vari Flowers sono nati dietro mio suggerimento, visto che io quel repertorio lo eseguo in lingua originale e suggerii a Franco di registrarlo in italiano )… facevamo anche le vacanze insieme, e un affetto profondo ci univa e ci unisce, e con noi anche mia moglie Marinella. Abbiamo addirittura un inedito scritto insieme, lui la musica e io il testo. Io sono il traduttore francese della sua La Cura, della quale esiste una mia versione in francese che, come mi disse Franco, era la preferita di Sgalambro, e di cui Battiato stesso curò l’introduzione.”
Quindi probabilmente la “colpa” di Roberto è stata quella di peccare di ingenuità, di sottovalutare il potere dei social, ormai cassa di risonanza per ogni tipo di notizia, e la capacità di interpretazione (o distorsione) delle parole di chi sembra non conoscere regole né possedere una propria deontologia professionale.
Il cantautore, dopo quando avvenuto, è rimasto amaramente colpito dall’episodio, e la sofferenza si avverte nella sua voce mentre parla:
“Certamente ho fatto un errore nel volere rendere pubblico un sentimento di amicizia che ognuno ha voluto interpretare a suo modo, ma io rispondo per quel che dico e non per quello che gli altri capiscono.
Sì, Franco sta male, come avete potuto vedere voi stessi in televisione e nei concerti, e questo mi fa stare male. Questi versi li mandai già mesi fa alla nipote di Franco, per me rappresentavano un omaggio alla sua famiglia“.
Ad uscirne male da tutto ciò è chi di lavoro scrive e dà notizie. Abbiamo assistito ancora una volta alla dimostrazione palese di come il rispetto sia qualcosa che non ci appartiene più. Il rispetto per l’arte, per la musica, per la privacy e, più semplicemente, per l’essere umano. Perché non importa quale malattia affligga il Maestro, quel che importa è che è diritto di ogni essere umano di decidere o meno se parlare delle proprie condizioni di salute, di ciò che appartiene solo a noi e ai nostri più cari affetti.