Mentre i 69 artisti selezionati per le audizioni finali di Sanremo Giovani 2018 sono stati ascoltati ieri da Claudio Baglioni e dalla Commissione Artistica del Festival di Sanremo 2019, continuano le pagelle redatte dal nostro critico musicale sui 69 brani in gara. Ecco quindi la seconda parte, qui potete trovare la prima.
Cominciamo subito…
Forlenzo – Non canto jazz
Titolo forviante perché a Forlenzo fare jazz piace proprio e gli riesce pure bene, grazie ad una voce personale e sporca quanto basta. E per continuare a scherzare sull’esigenza di proporsi pop apre ad un inciso che è facilmente memorizzabile con tanto di fiati in festa a sostenere.
Sei ½
Fosco 17 – Dicembre
Ci sono delle tonalità brune in perfetto stile Tiziano Ferro, nelle strofe anche se non si raggiungono le bellissime note basse del più famoso collega. La ballata però funziona nella sua essenzialità, con buona distinzione tra strofe ed inciso e con una tematica che può impressionare facilmente cuori in cerca di ristoro ed abbiano bisogno di qualcosa di nuovo da cantare.
Sei ½
Frances Alina – Forse mi va
Un frullato di voce soul, arrangiamento in chiave new r’n’b ed inciso che diventa totalmente altro, con completo cambio registro che sposta tutto su territori elettronici ed urban. La voce è molto bella e dà la sensazione di poter spingere oltre ma preferire uscire essenziale e calda.
Sette ½
Giacomo Voli – Senza l’autotiun
Volutamente con l’errore nel titolo, è chiaramente uno sberleffo all’uso smodato di tecniche da studio per sostenere non solo i live, ma ormai anche le incisioni. Voli dice di amare uno stile preciso e questo è abbastanza evidente, ma il problema suo non è che certe cose non passino in radio, ma che il modo con cui lui le lavora sono un tantino superate… ma giusto un tantino eh, tipo dai primi anni 90! Per il resto è bravo, bravo, ma fuori tempo massimo.
Cinque
Giada D’Auria – Sola si sta bene
E’ vero che oggi, attraverso vari sistemi, anche due donne possono avere un figlio, ma non sapevo che Amalia Grè e Nina Zilli stessero assieme e si fossero riprodotte!!! Scherzi a parte, accenti blues ben elaborati per un brano che ha bisogno di più ascolti per essere però apprezzato, come spesso accade se c’è tanta qualità, e qui ce n’è.
Sette
Giulia Mutti – Almeno tre
Linguaggio pop ben sviluppato, che rende un testo in maniera chiara, ben esplicato, sorretto però musicalmente in maniera abbastanza prevedibile. Tuttavia arriva preciso, senza pretese di restare nella storia, ma solo di raccontare una piccola storia di 3 minuti o poco più.
Sei
Icaro – Vivo sopra un’astronave ( a Mina )
E’ come se a cantare questo testo fosse Mina che canta di sé ( da qui il sottotitolo ). Quanto è migliorato Antonello Carozza negli anni? Si tratta proprio della capacità d’interpretare ed all’occorrenza modulare la voce. In un brano come questo rende appieno il senso intimo, con un mood d’annata eppure efficace e perfetto per quel che si è deciso di proporre, che funziona. Stavolta funziona eccome!
Sette ½
Jole – La turista e il gondoliere nelle sfere di vetro con neve
Molto delicata sia come stile musicale che come scelta interpretativa. Indubbiamente per palati fini, con i fiati in sottofondo e nessuna concessione ad accordi soliti ed inflessioni che rimandano ad altro. Può trovare un suo pubblico.
Sette
La Rua – Alla mia età si vola
Il discorso pop dei La Rua si fa qui molto più prezioso, riuscendo a ritagliare dello stile più inflazionato di sempre, un angolo preciso, originale che sia loro. E’ la prima volta che mi convincono appieno con una loro proposta, pur non essendo mai stati disdicevoli. Ma qui sono davvero particolari.
Sette ½
La Zero – Nina è brava
Questa canzone è in realtà due occhi che raccontano un mondo, cose che osservano o che hanno visto. E’ un paio d’orecchie che sentono ed ha sentito. E’ un cuore che ha vissuto e che ha bisogno di sognare… anche un semplice zucchero filato o la più indispensabile libertà. Originalissima.
Otto
Laura Ciriaco – L’inizio
Mi ha già impressionato in passato per il suo registro assolutamente atipico per una donna e anche stavolta. E’ un trovarsi per partire assieme dopo tante difficoltà, verso un futuro apprezzato soprattutto perché visto con gli occhi di ieri, con l’esperienza, arrangiato in modalità perfetta per far suonare l’orchestra. Dopo però potrebbe avere qualche difficoltà.
Sei +
Laurino – Non so più chi sei
Cantautorato fresco, che mette in note quel che passa nella testa, un po’ come facevano i padri del rock ( Vasco in testa ) alla fine dei 70, inizio degli 80. Chiaramente oggi non ha quella stessa forza, perché non arriva nuovo. Inoltre nell’inciso potevano essere sprecate due liriche in aggiunta eh!
Cinque
Le Larve – Semplice
Una volta per risultare non confrome la vita la si voleva spericolata; oggi la si vuole semplice… perché sono un figlio di puttana… sono un ragazzo fragile ma non si vede bene. L’apparenza che sovrasta il contenuto e Le Larve si pone il problema di raccontarlo e lo fa in maniera contemporanea, con un linguaggio molto usato dalle generazioni giovani e una durata del pezzo che piacerà alle radio.
Sei
Le Ore – La mia felpa è come me
Tutto abbastanza sentito a livello di suoni. E’ un’elettronica abbastanza elementare che in radio può pur funzionare, ma avere qualche difficoltà in termini di resa streaming o di agognate vendite, perché siamo reduci da un paio d’annate di crisi per il pop e per distinguerti devi essere in qualche modo diverso; non basta esser carini.
Cinque =
Lelio Morra – Giganti
Trasognata ballata d’amore, che racconta delle difficoltà che si sono superate e che per tale già si meriterebbe di restare assieme. Sei quello che non sono riuscito a meritarmi, raccontato con tutti i parametri del cantautorato moderno, quello per intenderci alla Motta, Calcutta et simili. Può funzionare anche in radio.
Sei ½
Liberamenti – Datemi spazio
Strofe più interessanti di un inciso e dell’ammiccante “dubariba” messo li per cercare di restare impresso, o della variazione inutilmente rallentata, visto che la cosa migliore delle elogiate strofe è la ritmica, che si avvale di cambi, partenze, pause e ripartenze.
Cinque
Libero – Anima e gas
Si canta su una base che sarebbe stata perfetta anche per un brano hip hop, con il suo mood urban. Bella la variazione d’intenzione dell’inciso, dove in doppia linea vocale l’irruenza diventa dolcezza. Si gioca le sue carte.
Sette+
Lilian More – Antieroi
Pop rock un filino banale per una voce che ha l’impertinenza come sua caratteristica base, ma altre sfumature pressoché nulle. L’arrangiamento mi ha ricordato le prime Paola & Chiara, non raccontando nulla di nuovo. E per esteso, le sorelle le ho preferite decisamente nella veste dance successiva.
Quattro
Loomy – Coriandoli
Cresciuto molto anche Loomy, meno modaiolo e più personale in questo racconto che non è solo rappato ma gode di ampi momenti cantanti. Buona la variazione di base per l’inciso che diversifica la proposta trascinandola verso un terreno più pop e d’atmosfera. Chiusa un po’ frettolosamente, ma è una battaglia mia contro i mulini a vento.
Sei ½
Luce – Uguale a te
L’inizio fa tanto Marzo di Giorgia, possibile che nessuno se ne sia accorto? Anche andando avanti, ti aspetti da un momento all’altro che entri la frase le cose non vanno mai come credi. Tutto questo prima che l’inciso vada completamente altrove. E mi fermo a metà tra la tentazione di bocciare con una pesante insufficienza l’ingenuità o premiare la variazione assolutamente non prevedibile.
Cinque ½
Mahmood – Gioventù bruciata
Racconto personale sia a livello di testo che a livello musicale, perché Mahmood in queste sonorità, giocando col suo nome, trova il giusto mood. La voce è sempre particolare già segno distintivo, con quella vena malinconica che crea ghirigoro naturale attorno al colore black. Bello il finale che lo vede duettare delicatamente con una chitarra .
Sette
Maria – L’amore non si cancella
La voce richiama un po’ quella dell’Amoroso, appena un tantino meno piena. La canzone è un easy pop che nulla aggiunge però a quanto lo stile già ha fornito a iosa. Pur orecchiabile non è sicuramente un brano che ti lascia emergere.
Cinque
Marte Marasco – Nella mia testa
Brano finto scemo, come lo definisce anche lei, ma in realtà è un insieme di scheletri nell’armadio, di sogni e ricordi che alternano immagini fantasiose di una bambina e sapori più noir, problemi ed il ricordo dei soldi del dentista nel cassetto. Tutto cantato con quel filo di follia che un brano del genere per forza richiede e che viene esaudito.
Sette