Laura Pausini è viva e vegeta (è opportuno specificarlo dopo la bufala corsa negli scorsi giorni sui media spagnoli che davano l’orgogliosa contadina di Solarolo per deceduta) e si appresta a girare ancora una volta il mondo con il The Greatest Hits World Tour per celebrare i 20 anni di carriera.
La cantante sta girando come una trottola. Dopo aver fatto incetta di premi al Festival di Viña del Mar, il Sanremo sudamericano, si è spostata in Messico dove tra l’altro ha condiviso il palco con Francesco Renga ed è in questi giorni nel continente nordamericano per una serie di tappe che la portano da Miami a New York fino a Toronto e in autunno toccherà anche Los Angeles e Las Vegas. A giugno sarà poi la volta dell’Australia con Melbourne e Sydney e della Russia con Mosca e San Pietroburgo.
Proprio queste ultime due date hanno fatto accendere la miccia. Laura sbarcherà in una terra al centro delle polemiche, dilaniata agli occhi degli stati esteri e non solo da una politica, quella di Vladimir Putin, che calpesta i diritti umani e in particolare i diritti del popolo LGBT. Una terra che a detta di molti andrebbe boicottata, soprattutto da parte di personaggi dello spettacolo che hanno spesso espresso opinioni favorevoli nei confronti dei gay e hanno sposato le loro battaglie. La Pausini non si è mai tirata indietro di fronte a questi temi e per questo motivo la decisione di planare in Russia lascia un po’ l’amaro in bocca.
D’altra parte però sono tante le opinioni che giustificano, in un certo senso, la scelta della cantante. Un paese e i suoi abitanti non possono scontare in toto le scelte di una politica che per ovvie ragioni non può abbracciare i sentimenti della popolazione in toto e non sarebbe giusto togliere ai fan russi della cantante la possibilità di assistere ai concerti del loro idolo.
Di certo alla base di tutto vi sono gli interessi economici (non vuole essere una critica alla Pausini ma un’affermazione che si riferisce in generale al mondo dello showbiz in cui il lucro è l’obiettivo fondamentale e c’è ben poco spazio per i sentimenti puri). D’altronde sono state molte le icone gay a piombare in Russia con i loro show e non sono stati in silenzio. Elton John, Madonna, Lady Gaga hanno lasciato a loro modo il segno allietando i fan con la loro musica ma allo stesso tempo dichiarando apertamente e senza paura di ritorsioni la loro avversione nei confronti del potere.
Sarà anche il caso di Laura Pausini? Si limiterà a cantare alla Crocus City Hall di Mosca e alla Oktyabrskiy Big Concert Hall di San Pietroburgo o troverà il modo di lanciare il suo pensiero fregandosene delle politiche restrittive del paese che la ospiterà?
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