“…Un momento che era meglio partire e quella volta che noi due era meglio parlarci
c’è un tempo perfetto per fare silenzio, guardare il passaggio del sole d’estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando è l’ora muta delle fate…”C’è tempo – Ivano Fossati
Quando è scoppiata l’emergenza Covid-19 e, mai ce lo saremmo aspettati, l’Italia intera è stata messa in quarantena, la musica e gli artisti hanno fatto quello che fanno sempre.
Tutti hanno teso la mano, provando a ringraziare la gente per il proprio sogno realizzato cercando di non farci sentire soli. Sono partite le dirette, il sostegno alle campagne di beneficenza e tanti live sui social.
Noi stessi con Rockol e altri siti di musica abbiamo messo a disposizione i nostri spazi per creare un calendario di questi eventi (raccogliendo nel nostro piccolo, insieme ai nostri colleghi, 43.000 euro per l’ospedale Niguarda di Milano).
Questo è quello che gli artisti fanno molto spesso nelle situazioni di grandi difficoltà (e non solo), provare a non far sentire sole le persone in modo concreto e non solo “artistico”.
Così è stato con Amiche per l’Abruzzo, il più recente Musica che unisce e tanti altri eventi nel corso degli anni.
Sono centinaia le dirette con cui gli artisti ci hanno tenuto compagnia. Nel frattempo la crisi si è allungata e se ne è capita la vera portata.
Una crisi che danneggerà irrimediabilmente il mondo della musica, tra live cancellati e la lavorazione dei dischi fermata.
E allora la musica, lo spettacolo in generale, ha chiesto per la prima volta un aiuto concreto. Lo ha fatto Tiziano Ferro per primo e, a seguire, Laura Pausini e Fiorella Mannoia con un accorato appello (vedi qui) a cui si sono uniti decine e decine di artisti italiani.
Non è servito. Per una volta che la musica ha chiesto, lo stato non ha risposto e, anche nel discorso dell’altro ieri, il Ministro Dario Franceschini ha parlato del turismo ignorando la musica.
Ed ignorare il “tracollo” della musica, come hanno spiegato bene Laura e Fiorella, significa ignorare la situazione di disagio economico di decine di migliaia di persone che lavorano perché un concerto possa aver luogo o un disco possa prendere forma. Le cosiddette maestranze.
Artisti italiani, è ora che la musica gratuita si fermi
Per questo è arrivato il momento che la musica si fermi. Basta dirette in cui si canta gratis e si fa passare il messaggio che la musica vive anche senza tutto “il contorno”, perché così non è.
Gli artisti si sono presentati con umiltà e con tutti i propri difetti nei live streaming, senza nemmeno un ingegnere del suono, figura indispensabile perché la musica esca con la qualità che le spetta.
Oggi, visto che lo stato italiano non lo fa, bisogna rendere rispetto a quell’ingegnere del suono e a tutte le altre figure indispensabili smettendo di suonare.
Perché purtroppo il grande pubblico non capisce, non comprende appieno. E così, come un tempo scaricava in maniera illegale su Emule con il sorriso felice non capendo di star ascoltando un brano senza qualità, così oggi molta gente non capisce che quel live che sta ascoltando in una diretta è vero e sincero ed è fatto per farci compagnia, ma non rende giustizia alla musica stessa.
Lo hanno già scritto diversi giornalisti e testate, ma ribadirlo una volta in più non è mai un male.
Per rispetto alle maestranze, ignorate nelle loro difficoltà dallo stato fino ad oggi, è giunto il momento di rimanere in silenzio.
Un silenzio che, ribadiamo, non sarà mancanza di rispetto nei confronti del pubblico, ma un gesto di vicinanza a chi pensava che avrebbe potuto lavorare nei mesi a venire e invece resterà senza un lavoro.
Il nostro è un appello a tutti gli artisti, ne citiamo alcuni, Laura Pausini, Emma Marrone, Tiziano Ferro, Fiorella Mannoia, Alessandra Amoroso, Francesco Renga e tutti quanti a seguire.
Siamo consci che in passato vi abbiamo chiesto di suonare il più possibile per non farci sentire il vuoto di questa quarantena e per spronare la gente ad aiutare il prossimo.
Ora la gente non è più in grado di aiutare e va aiutata, maestranze comprese. Per questo vi chiediamo di rimanere in silenzio, non con le parole, ma con la musica.
E in quel “Andrà tutto bene” che sentiamo continuamente pronunciare speriamo ci sia spazio, da parte dello stato italiano, anche per chi lavora nel mondo dello spettacolo.