Amedeo Minghi è in gara nella serata dei duetti insieme a Rita Pavone. I due artisti presentano sul palco del Teatro Ariston il brano 1950, che partecipò al Festival di Sanremo nel 1983.
Il cantante, arrivato in Sala Stampa Lucio Dalla, si dice onorato di essere a Sanremo, che è un Festival importante e che esprime la realtà musicale italiana.
Che cosa pensa dei nuovi generi presenti oggi al Festival di Sanremo, che sono lontani dai generi dei Festival cui ha partecipato?
Questi ragazzi di oggi sono bravissimi, hanno le idee molto chiare su come gestire la loro professione. Sono in grado di gestire molto bene le loro carriere. Spesso, sanno come muoversi nel mondo, parlano le lingue, conoscono i sistemi telematici. Circa i generi musicali, Sanremo è una manifestazione nazional-popolare e tiene conto anche dei cambiamenti. Mi sembra un Festival molto ben riuscito, tutti i generi sono ben rappresentati. Poi, c’è la serata dei duetti che equilibra la situazione.
Maestro, qual è il suo rapporto con Rita Pavone?
Con Rita c’è una antica amicizia, ci siamo incontrati anche 2-3 volte sul palco. Lei ha avuto questa idea di cantare insieme; e quando mi ha chiamato, ho deciso di accettare subito. Mi è sembrata un’idea brillante. La nostra conoscenza è risalente nel tempo e si è rinnovata nel tempo. Quando mi ha invitato, ho accettato proprio perché il suo entusiasmo mi ha coinvolto.
Non le sembra che la figura del cantautore sia un po’ in crisi e non sia valorizzata nel mercato musicale odierno?
Lei ha questa impressione? Diciamo che il cantautore classico, sicuramente, non risponde ai canoni di oggi. Anche noi cantautori però siamo aperti a collaborazioni e contaminazioni, anche per dare nuove chance al nostro lavoro. Stare molto chiusi non fa bene alla musica. Bisogna portare avanti le collaborazioni con i giovani. Il lavoro del cantautore non è rimasto fermo.
Qui di seguito potete invece vedere e ascoltare la nostra video-intervista ad Amedeo Minghi.