22 Luglio 2019
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22 Luglio 2019

Fatti sentire Festival 2019 – Le interviste a Clessidra, Cocciglia, Davide Ognibene e Libero Reina

Interviste ad alcuni degli artisti che si sono esibiti nella finale del Fatti sentire Festival. Libero Reina, Clessidra, Davide Ognibene e Simone Cocciglia.

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Fatti sentire Festival 2019. Il mese scorso a Cinisello Balsamo si è svolta la prima edizione del Fatti Sentire Festival (vedi qui), nuovo contest dedicato agli artisti emergenti.

All Music Italia, presente alla manifestazione, ha contatto tramite social tutti i finalisti della manifestazione per porre loro qualche domanda e farveli conoscere meglio.

Qui a seguire quindi trovate quattro interviste ai ragazzi che hanno risposto al nostro appello, Simone Cocciglia, Davide Ognibene, Clessidra e Libero Reina.

Buona lettura!

FATTI SENTIRE FESTIVAL 2019 – LE INTERVISTE

SIMONE COCCIGLIA

Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica e cercare di farne il tuo lavoro? Ti ricordi il periodo/momento esatto?

La passione mi accompagna fin da bambino, quando all’età di nove anni entrai prima nel coro della scuola elementare, poi in quello della chiesa del mio paese dove fui inserito come voce bianca solista: tutto partì da lì.

A cercare di farlo diventare un lavoro ho iniziato circa dieci anni fa… frequentavo ancora il conservatorio e decisi che la musica non sarebbe stata solo passione, ma anche una professione e così scrissi la mia prima canzone Enti serpenti dedicata ai miei parenti che, al contrario, mi invitavano a trovare un lavoro “vero”.

Ci racconti le tue esperienze più significative nel campo della musica fino ad oggi?

Mi salta subito alla mente la vittoria al Premio Mia Martini avvenuta due anni fa; è stato un momento memorabile che ha rotto qualcosa dentro, un segnale forte; vincere un premio dedicato ad una figura che ha fatto la storia della musica italiana, è un privilegio ed un onore.

E poi ci sono tutti gli incontri di questi anni. Quello con Red Ronnie nel suo Barone Rosso, con Roberta Giallo con cui è nata un’amicizia autentica ma anche l’inserimento dei miei primi brani, Enti serpenti e Non è così importante, in compilation importanti come Hit Mania Estate 2014/2015.

Un altro momento per me da incorniciare è sicuramente la presentazione in anteprima al Mapei Stadium davanti a 10.000 persone, durante la partita Sassuolo – Sampdoria, del mio brano Pozzanghera… un’ emozione travolgente.

La musica ad oggi è il tuo lavoro principale o svolgi altre attività?

È il mio lavoro principale, credo che si ottengano risultati e si arrivi agli obiettivi, scegliendo veramente una strada, percorrendola fino in fondo, con tutto se stesso, accogliendo a braccia aperte le gioie ma ancora di più, le difficoltà. il piano B è per chi non crede davvero nel piano A.

Quali pensi siano in questo momento le maggiori difficoltà per un artista emergente?

Mi piace cogliere e sottolineare le opportunità, anche nelle situazioni più complicate; oggi siamo fortunati, abbiamo moltissimi mezzi per esprimerci ed occasioni da poter sfruttare, i social hanno totalmente cambiato il mondo della musica e non, serve solo tanta volontà e passione, il resto, per me, sono solo scuse.

Un episodio positivo della tua carriera ed uno negativo…

Nel 2015 partecipai, insieme alla mia band, al Premio Musica Controcorrente tenutosi al Cet. La giuria era presieduta dal maestro Mogol. Fu un’emozione speciale cantare davanti a lui la sua celebre Questo folle sentimento e poi vincere il premio Omaggio a Mogol come miglior reinterpretazione.

Potrei considerare negativi i no ricevuti, le porte sbattute in faccia, le invidie e il parlar male ma con il senno del poi, vanno rivalutati anche quelli, tutto mi ha insegnato e portato ad essere ciò che sono.

Ci racconti la canzone che hai presentato al Fatti sentire Festival e come è nata?

La canzone con cui ho partecipato si intitola Indisciplinato, come l’amore. Irrompe quando meno te lo aspetti, non rispetta i contratti, non bada a schemi e restrizioni, si manifesta, squarcia i recinti, mette in discussione le esistenze.

Una canzone un po’ autobiografica e un po’ no, come tutte le mie canzoni del resto. Indisciplinato è nato guardandomi dentro e attorno, scoprendo che l’amore non segue logiche precise ma che è disubbidiente, ribelle, indisciplinato per l’appunto.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

A Settembre uscirà con l’etichetta Onda Dischi il mio primo album. Lo presenterò in anteprima nella mia amata L’Aquila e poi, a seguire, in giro per l’Italia.
Nel frattempo sono già al lavoro al mio secondo progetto.

DAVIDE OGNIBENE

Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica e cercare di farne il tuo lavoro? Ti ricordi il periodo/momento esatto?

Credo di aver avuto da sempre una qualche predisposizione nel DNA anche se il vero colpo di fulmine l’ho avuto a 10 anni quando presi in mano una chitarra classica che mi era stata regalata.

Non nascondo che il primo approccio alla musica è stato quasi svogliato, mi accorsi, però, che da autodidatta progredivo con incredibile velocità, mentre gli altri dovevano studiare. Per me con gli strumenti è sempre stato così, imparo a suonarli in modo naturale come se in fondo già lo sapessi fare.

Non ero mai stato particolarmente bravo in nulla fino ad allora. Come si dice, ho trovato il mio posto nel mondo!

Ci racconti le tue esperienze più significative nel campo della musica fino ad oggi?

In tanti anni con la mia storica band ho suonato davanti a 35.000 persone, ho aperto concerti di big italiani e ho lavorato nei migliori studi di registrazione del nostro paese. Da solista invece ho appena cominciato e direi che aver cominciato davanti ad una piazza gremita come quella del Fatti Sentire Festival 2019 sia stata una partenza coi fiocchi.

La musica ad oggi è il tuo lavoro principale o svolgi altre attività?

Lo è in parte. Lo è stata per quasi dieci anni poi ho scelto di integrare il mio lavoro di autore e musicante ad altro perché cover band e matrimoni, fonte di sostentamento se sei emergente, mi davano uno stipendio ma stavano spegnendo il fuoco artistico che avevo dentro. E in qualche modo bisogna portare la pagnotta a casa!

Quali pensi siano in questo momento le maggiori difficoltà per un artista emergente?

La mancanza di cultura. Viviamo in un contesto storico e sociale dove la cultura è vista come una “cosa da sfigati“. Ai tempi di mio padre il musicista faceva tendenza, univa le masse e faceva rivoluzioni. Oggi meno sei impegnato più puoi funzionare.

Anche se devo dire che il cosiddetto movimento Indie, recentemente diventato mainstream, è uno spiraglio di luce importante.

Un episodio positivo della tua carriera ed uno negativo…

Un episodio positivo è stato quando, con la band, siamo entrati nelle radio regionali e nazionali per la prima volta e la gente della nostra città iniziava a riconoscerci. E’ stato un super periodo!

Uno negativo quando sono cominciati i litigi con quelli che per me erano fratelli. E’ vero che le band nascono per sciogliersi, ma è anche vero che sono come un matrimonio e si soffre quando le cose non vanno.

Ci racconti la canzone che hai presentato al Fatti sentire Festival e come è nata?

Questo brano è l’ennesimo prodotto del sodalizio con Simone Pozzati col quale scrivo ormai da anni.

E’ il racconto dell’evoluzione del rapporto tra Davide, che non sono io ma è solo omonimia, ed Eleonora. Due ragazzi che hanno condiviso un percorso ma che ora non si amano più.

Dentro questo testo ci sono i sentimenti, le reazioni e i pensieri di questi ragazzi. Io e Simone siamo molto orgogliosi di questo testo, volevamo fosse pieno di immagini, come per proiettare un film nella testa dell’ascoltatore e che si rifacesse a quel cantautorato immortale che tanto amiamo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto lavorando con impegno al mio primo disco. Ammetto di essere ancora in alto mare ma questo non mi preoccupa perché desidero davvero uscire con un prodotto di spessore. Voglio provare ad arrivare al mio limite massimo e vedere che cosa ne esce.

Per quel che riguarda il live invece sarò costantemente a zonzo qua e là a suonare come ho sempre fatto. Quindi basta seguirmi sui social per poi trovarmi dal vivo

CLESSIDRA (Jlenia Alessi)

Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica e cercare di farne il tuo lavoro? Ti ricordi il periodo/momento esatto?

Mi è sempre piaciuta la musica (tutta) ma la vera passione è nata quando nel 2006 mi sono iscritta alla scuola popolare di musica Jazz di Palermo. Il vero innamoramento è nato da un’esigenza personale di scoprirmi in quello che più mi piaceva fare ovvero cantare!

Il momento esatto lo ricordo benissimo e fu quando andai al mio primo concerto di musica pop, un concerto della strepitosa Elisa che è stata per me pura ispirazione. Ricordo che chiudevo gli occhi e mi immaginavo su un palco a cantare come lei!

Ci racconti le tue esperienze più significative nel campo della musica fino ad oggi?

Le esperienze più significative sono state in ambito jazzistico. La più importante in assoluto è avvenuta nel 2017 quando, sono stata scelta per cantare a Washington DC per il Gran Galà di un’associazione di italiani in America. Quel giorno mi sono ritrovata a cantare insieme all’orchestra della figlia di Louis Prima, un’esperienza indimenticabile.

La musica ad oggi è il tuo lavoro principale o svolgi altre attività?

Ad oggi la musica è il mio unico lavoro e fonte di sostentamento. Al contrario di quello che chiunque mi ha detto finora, cioè “trovati un vero lavoro perché di musica non si campa” io ho sfidato il mondo e me stessa riuscendo ad essere una musicista e cantautrice.

Non nego sia difficile e delle volte anche quasi impossibile ma mi piace pensare di essere una delle poche che ci è riuscita.

Quali pensi siano in questo momento le maggiori difficoltà per un artista emergente?

Rischiando di essere impopolare (ma in realtà voglio proprio correre il rischio) credo fermamente che l’avvento di tutti questi talent-show sia una della maggiori difficoltà che un’emergente possa incontrare.

Il fatto di essere buttati su di un palco ed essere totalmente manipolati e giudicati a piacimento per far crescere l’audience televisivo credo che poco possa giovare a chi scrive musica e lo fa col cuore, bisognerebbe dare invece più spazio a chi ancora ha qualcosa da dire tramite la propria musica.

Un episodio positivo della tua carriera ed uno negativo…

L’episodio negativo per eccellenza accadde quando avevo 18 anni. Cantai per la prima volta su un vero palco, con dei veri musicisti e un vero pubblico, in un paesino della mia bella Sicilia e mi resi conto, solo tramite il feedback post serata di mio padre, che avevo stonato per l’intero concerto. Fu un vero incubo riascoltare le registrazioni di quel live.

L’episodio positivo l’essere chiamata dal pubblico da uno degli ultimi pianisti jazz ancora in vita Barry Harris per cantare insieme a lui uno dei suoi più bei vocalese di sempre.

Ci racconti la canzone che hai presentato al Fatti sentire Festival e come è nata?

Ti va? Nasce nel 2018 durante l’esperienza di Sanremo Giovani. Dopo aver passato le semifinale ed essermi fermata tra i 200 selezionati, in treno al ritorno ho scritto di getto il testo.

Ti va? parla di una donna intraprendente e libera che ama la vita e non si nega la possibilità di scegliere per se stessa senza seguire quindi le convenzioni ancora presenti sulle donne!

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Premettendo che non mi piace fare progetti, so per certo che continuerò a scrivere perché è l’unico modo che conosco per rimanere viva! Voglio incidere il mio primo disco e metterci dentro tutto quello che sono.

Sicuramente riproverò con Sanremo Giovani, una manifestazione che amo da sempre e poi voglio provare presto ad aprire gli occhi e vedermi, stavolta realmente, su un palco da cantante famosa come sognavo qualche anno fa!

LIBERO REINA

Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica e cercare di farne il tuo lavoro? Ti ricordi il periodo/momento esatto?

A 16 anni, quando un mattino mio padre mi chiese: “Lì, ma tu che vuoi fare nella vita?” Penso che la risposta sia stata chiara!

Ci racconti le tue esperienze più significative nel campo della musica fino ad oggi?

Dal 2009 scrivo brani per altri artisti mentre dal 2015 il Dedalo Festival mi ha fatto crescere tantissimo come interprete delle mie canzoni.

Ho pubblicato due album da indipendente: Alien Passengers nel 2016 e 9TERRE nel 2019. Questi dischi sono stati preceduti da 4 singoli con videoclip.

Ho avuto Residenze Artistiche in Toscana, collaborato con film-maker per colonne sonore, e quest’anno assieme a Giovanni Gaetani siamo arrivati in Svizzera, al prestigioso Vision Du Reel in selezione ufficiale, e poi tante, tantissime piccole cose, ma mai meno importanti, esperienze che continuano a farmi crescere.

La musica ad oggi è il tuo lavoro principale o svolgi altre attività?

Diciamo che tutto quello che faccio richiede e si basa sulla creatività.

Quali pensi siano in questo momento le maggiori difficoltà per un artista emergente?

Riuscire a capire che non deve essere la copia del momento musicale in cui vive!

Un episodio positivo della tua carriera ed uno negativo…

Positivo sicuramente quello di essere riconosciuto per strada! Di momenti negativi invece non ne ricordo. Tendo a fare miei solo i momenti da cui trarre forza per fare sempre meglio.

Ci racconti la canzone che hai presentato al Fatti sentire Festival e come è nata?

Binnajaah è una parola araba che si può tradurre in Buona Fortuna. E’ un messaggio di speranza rivolto a tutti i popoli, a tutti noi.

E’ nata a San Vito Lo Capo, in occasione del Cous Cous Fest: Vi immaginate di assaggiare il cous cous tipico di ogni nazione del mondo? Come puoi non colmarti d’amore?

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Nel breve periodo sicuramente quello di promozione del mio nuovo album. Quindi ci vedremo live!