E siamo giunti all’ appuntamento n°35 con la rubrica A TUTTO POP.
Questa settimana vi ripropongo tre canzoni di artisti molto differenti tra loro… Ligabue, Arisa e la Steve Rogers Band.
L’obbiettivo è sempre quello di raccontarvele tra storia e curiosità che, per chi non le ha vissute, sia una possibilità di conoscere nuove cose, d’ingrandire il proprio bagaglio di altra, tanta, bella musica italiana.
E allora fatelo, buona lettura e buon ascolto.
Ligabue – A Che Ora E’ La Fine Del Mondo ( 1994 )
Fa quasi strano, nelle pagine musicali di un cantautore, trovare ad un certo punto una cover e che questa è oltretutto stata proposta come singolo ed abbia dato il titolo ad un progetto intero. Ed invece nel 1994 il rocker di Correggio, Ligabue, in piena ascesa verso una consacrazione vera e propria che arriverà l’anno dopo, pubblica il disco A Che Ora E’ La Fine Del Mondo , album composto di sole sette tracce più una versione live di Urlando Contro Il Cielo. Il brano guida sarà proprio la title track, che altro non è che la cover del pezzo dei R.E.M di Michael Stipe, It’s The End Of The World As We Know It datata 1987 e che, nonostante il titolo suoni un po’ telefonato in quanto a traduzione, in realtà non si tratta come testo completo di una traduzione vera e propria, anche se l’ispirazione è comunque comune ed è basata sul panico che scatenò in America la prima trasmissione della serie radio La Guerra Dei Mondi, dove veniva simulata l’invasione aliena della terra. Questa la linea di partenza anche se poi lo stesso Luciano Ligabue ha poi precisato che il suo di testo si è spostato palesemente su una satira politica, nata a seguito dei primi discorsi da presidente del consiglio di Silvio Berlusconi, asceso come tale proprio nel 1994 e che negava in esso che il fatto di possedere delle televisioni lo avesse agevolato nella campagna elettorale. A Che Ora E’ La Fine Del Mondo non uscì effettivamente come singolo, ma l’album da cui fu estratta ottenne ben tre dischi di platino, vendendo quasi 340.000 copie.
La frase: “Le liste del giudizio universale saranno trasmesse dai telegiornali…”
Arisa – Ci Sei E Se Non Ci Sei ( 2012 )
Non è stato un singolo ma uno dei brani che hanno composto la tracklist di Amami album che in un certo senso ha consacrato a status di grande cantante la lucana Rosalba Pippa in arte Arisa. Già perché la vocalist seppur già baciata dal successo grazie ad un primo album accolto benissimo ed un secondo che invece aveva dato già qualche segnale di stanca verso il personaggio “caricaturale” usato come prima espressione artistica, fu proprio con questo disco nel 2012 e con un Sanremo particolarmente riuscito, che fece fermare il pubblico ed esclamare collettivamente quanto fosse brava. La sua voce cristallina trova in questo disco, quasi tutto firmato dal suo ex compagno Giuseppe Anastasi, suonato al piano dal maestro Barbera ed arrangiato dal grande Mauro Pagani venne fuori grazie a testi malinconici e forse anche un po’ biografici, visto che proprio in quel periodo il suo longevo rapporto con l’autore andava rompendosi. Il disco raggiunse la n° 6 della classifica italiana ma poi, un po’ come sempre, la promozione Warner segue dei programmi non proprio condivisibili; molti infatti i dischi dei loro artisti che stoppano la promozione ad appena due singoli usciti e nel caso della cantante di Pignola forse il disco avrebbe meritato più possibilità. L’album ha ottenuto il disco di platino, vendendo circa 85.000 copie. Ovviamente Ci Sei E Se Non Ci Sei non essendo stato un singolo non ha un video a corredo, pertanto ve la si presenta mediante un’esecuzione live di pregevole fattura.
La frase: “… eppure la gloria rimane a noi due, che di due vite abbiam fatto una vita sola, ma adesso l’amore sta lì sulle sue che non capisce cosa è successo, dov’era l’orlo di questo abisso…”
Steve Rogers Band – Alzati La Gonna ( 1988 )
Nati praticamente da una costola ( ed anche più ) della band che era solita accompagnare Vasco Rossi nei live e nelle incisioni da studio, prodotti da Guido Elmi, storico produttore di Vasco recentemente scomparso e che proprio in quegli anni e per seguire la band si era da lui allontanato un po’, la Steve Rogers Band ottenne nel 1988 il più lusinghiero successo, con questa Alzati La Gonna, brano emblematico di una carriera che però poi non ha per loro avuto altri grandi quadri da appendere alla parete. Il singolo protagonista al Festivalbar è anche un importante segno dei tempi e registratore di come le cose a volte cambino sia in meglio che in peggio; se lo si legge, ci si rende conto subito infatti che un brano del genere nemmeno Vasco oggi lo potrebbe cantare senza essere tacciato di maschilismo, ed al limite persino manifesto di molestie. E’ però vero anche il contrario e cioè il profondo senso di libertà che la musica è sempre stata capace d’infondere, perché è chiaro che di canzone si tratti e che debba trasmettere leggerezza ed è ovvio che tra ragazzi la ricerca della libidine, del sesso facile è proprio base di questa leggerezza di vita che loro spetta.
Il singolo raggiunse la n° 2 in classifica e fu primo estratto dall’album a cui dava il titolo e che ha venduto circa 120.000 copie. La band purtroppo implose in fretta, perché dopo questo enorme successo si presentò al Festival di Sanremo del 1989, dove nonostante il successo fu inserita nella categoria Emergenti, sorta di limbo trai big e le nuove proposte. Quell’anno per una Paola Turci vincitrice, la band fu addirittura eliminata e l’album che uscì l’anno dopo ancora non portò alcun risultato. Un ulteriore giro di 12 mesi e nel 1991 sia Solieri che Golinelli se ne tornarono da Vasco, lasciando Massimo Riva, anche lui prematuramente scomparso, da solo, fino a che dopo un po’ anche lui tornerà dal fratello maggiore.
La frase: “Alzati la gonna per favore, non mi far soffrire, alzati la gonna e lasciati andare, facciamo l’amore dai!”