C’era una sigla di uno spettacolo televisivo degli anni 80 con Paolo Villaggio, cantata da Carmen Russo che diceva: “Camomillati il Venerdì, finalmente è Venerdi” celebrando la serata che dava inizio al week end. Al contrario qui ad All Music Italia il Venerdi è giorno di vero fervore, anche grazie a tutti i nuovi singoli che arrivano in radio e che il nostro critico, Fabio Fiume, analizza per voi.
Chi ce l’avrà fatta questa settimana a passare indenne trai suoi pensieri ed intuizioni? Scopriamolo assieme.
Si ricorda come sempre che si tratta del parere del solo Fabio e non di tutta la redazione di All Music Italia e che i voti al termine delle minirecensioni non mettono in relazione artisti diversi tra loro ma sono assegnati in base a come si posiziona la canzone nella carriera di chi la propone.
Almamegretta – Wop filoq
Un sound che non è un dettaglio ma che è fatto per giungere ipnotico, girando attorno a suoni campionati che poi trovano incursioni non solo vocali ma anche di altri strumenti fisici. E’ un progetto indubbiamente parallelo e non per tutti, ma quei pochi saranno affascinati.
Sette
Atmosfera Blu & Iva Zanicchi – #zingarasalsa
Mentre ascolto questo brano non posso fare a meno di pensare che all’improvviso entrerà la voce fuori campo che dirà: Ivan ZeZZeroni…e si alzino palette. La davvero troppo sentita hit di Iva Zanicchi, che ormai va per i 50 anni, è posseduta da una voce in stile Gloria Estefan e volteggia su ritmi salsa. E pure nel finale “la zaniccona” interviene come a ribadire: “la canzone è mia”! Lo sappiamo Iva, lo sappiamo… ma ce ne dimenticheremmo volentieri!
Cinque
Camille Cabaltera – Every time you’re here
Arriva anche il nuovo singolo di un’altra reduce di X Factor. Inizia come se la nostra stesse rischiando di perdere la metropolitana e poi si confonde su una base dance , con annesso inciso di quelli che fanno molto anni 90, per poi aprire a momenti più urban/rap. Non resta impressa.
Cinque
Federica Carta & La Rua – Sull’orlo di una crisi d’amore
Una canzoncina senza troppe pretese se non quella di piacere ad un primo ascolto, perché magari ti entra in testa, per finire poi con lo stancarti già al terzo passaggio. Anche musicalmente, essendo proposta da una band, dà quella sensazione che manchi qualcosa… la band appunto!
Cinque
Cosmo – Quando ho incontrato te
C’è qualcosa di Luca Carboni in questa bella ballata elettronica di Cosmo, secondo estratto dal suo nuovo Cosmotronic, almeno nelle strofe. Il ritornello è invece decisamente più nelle corde dell’artista che riesce a raccontarsi anche qui con un linguaggio interessante anche immaginabile a livello visivo, tra laser colorati e luci al neon. Riesce a tenersi abilmente fuori dagli stereotipi di stile.
Sei ½
Crossway – La ballata di san precario
San precario è indubbiamente uno dei santi più popolari del momento ed è il protagonista di questo squarcio cantato di società, quella che non trova la pace di un lavoro sicuro. Molto teatrale ed anche facilmente scenografabile per un video, è forse astruso alle ambientazioni radio, ma non credo che il duo ambisca a tanto. Musicalmente caldo.
Sei +
Miky Del Cambio – Il tuo profumo addosso
Il pezzo non è affatto malvagio, soprattutto nelle strofe dove ha una sua originalità giocata più sui bassi. Tuttavia la voce di Miky nonostante sia in grado di passaggi pregevoli di registro, è a voce piena che mostra dei reali problemi qualitativi, perché è brutta, sgraziata e poco musicale.
Sei + ( alla canzone in sé )
Daniela Ferrari Boschi – Ferrari in salotto
Swing ed orchestre che una volta popolavano i salotti milanesi permettono alla Ferrari di giocare anche col suo cognome, perché la Ferrari in salotto sarebbe lei, per chi non l’ha capito. Musicalmente non ha granché da raccontare se non una bravura dell’artista; la canzone è tuttavia abbastanza inutile, solo un esercizio di stile che dopo che hai applaudito una volta ti ha già stufato.
Quattro
Fre – Il cielo con un dito
Più trap in questo singolo, Fre si lascia prendere da effetti vocali che però alla lunga stancano perché simili a tanti. Nonostante la citazione di Modugno la canzone scorre via un po’ tutta uguale. Avrebbe avuto bisogno di una variazione nella base, che creasse un nuovo punto d’interesse, che inevitabilmente, non essendo il nostro una voce, scema durante l’ascolto.
Quattro ½
Vegas Jones – Malibu
Lo slang è giovanile ovviamente, e la sua trap mostra persino qualche variante su tema, come avere dei cambi durante il pezzo, inusuali nello stile. Tuttavia è deprecabile cantare cose come: “penso al modo per andarmene, ballo un mambo con la morte”…a queste generazioni di cui lui stesso fa parte, così facilmente influenzabili ed in un certo senso deboli.
Senza Voto
Maneskin – Morirò da te
Anche in italiano la band mostra tutto il suo carisma non indietreggiando in quanto a sfacciataggine ed altrettanta padronanza dei propri mezzi. E non era così facile trovare un brano in italiano che suonasse esattamente secondo le loro prerogative, che restano quelle di una seduttiva verve rock, di quelle che fanno però anche tanto musical, trucchi esagerati e corpi che trasudano passione
Sette
Alessio Marucci – Un miglio da te
Fai pace con te stesso e poi potrai provare a stare bene con gli altri. E’ questo il messaggio di questa ballata abbastanza quadrata, suonata per davvero e proposta da una voce che però è un filo anonima, senza particolari caratteristiche che le permettano di essere ricordata.
Sei =
Miriam – Da domenica a Sabato
Pop/rock con piccoli interventi elettronici convincente e ben integrato in una contemporaneità che non tradisce la parte suonata di un pezzo. L’inciso funziona e se appoggiato da qualche network potrebbe esplodere, anche grazie all’intelligenza stilistica finale che integra nella ritmica dei suggestivi fiati.
Sette+
Simona Molinari – Maldamore
Ritmi accelerati, una scanzonatura che le è congeniale, citazioni di brani importanti in questo ritorno ironico. La sua capacità vocale è sempre da sottolineare, così come quella di stare sul tempo attraverso mode che arrivano dal passato; eppure nonostante la piacevolezza del brano, alla Molinari continua a mancare il brano della vita. Non è questo sicuramente.
Sei ½
Nesli – Immagini
Ormai cantautore ispirato che ha penna riconoscibile e che può mettere al servizio anche di altri fornendo prove di buona qualità. Perché Nesli può anche non piacere ma ha una capacità di scrittura fotografica, che ti trasporta nei luoghi in cui ti fa vivere le storie che racconta. Le sue “immagini” sono nitide, ci vorrebbe solo qualche colore nuovo nell’interpretazione che è sempre troppo in linea.
Sette
Nevruz – Ibrida
Non somiglia più a quello che avevamo conosciuto Nevruz, che aveva difficoltà a cantare canzoni con una melodia lineare e tipicamente italiana. Eppure li è finito, anche se di tanto trasgredisce alla regola con urli rock e poco in linea con la proposta. Nonostante sia interessante la ritmica che ha variazioni non così scontate, il brano appare un po’ confuso in linea generale. Bisogna un po’ decidere che si vuole fare, diciamo così.
Cinque
Nitro – Ho fatto bene
Non passa quasi per nulla in radio Nitro ed adesso forse prova a vincere la reticenza con questo brano che pure non fa granché concessioni al motivetto facile, anzi; canta di sé su base abbastanza scarna e che è intonabile solo nel brevissimo passaggio d’inciso. E’ comunque personale e non è poco.
Sei ½
Silvia Olari – There’s something about you
Torna all’inglese Silvia Olari e lo fa con questa canzone che sembra strappata dal repertorio della prima Alicia Keys. Quello è il mondo sonoro di Silvia, dove riesce bene. Resta un po’ confinata in un mondo adult che potrebbe avere difficoltà a scoprirla, ma tant’è. Il pezzo le è congeniale e non lo si può negare.
Sette
Pier Paperoni & Alice – It takes a fool to remain sane
Il celebre cult degli svedesi The Ark rivive in una chiava elettrodance per mano del noto produttore Pierpaolo Peroni, che qui lascia cantare la sua adolescente figlia ( sua e di Syria ) Alice. Il risultato stupisce perché la canzone, che aveva un appeal glam, trova nella nuova veste una sua paritaria dignità, non perdendoci nulla, ma guadagnando una nuova linfa vitale.
Sette
Samuel Pietrasanta – Deja vu
Intro che fa tanto Craig David dei primi anni 2000, apre poi ad un inciso melodicamente e tipicamente più nostro. La voce è interessante per colore e viene fuori nel gioco vocale della variazione, prima dell’ultimo inciso dove le riprese vocali sono sue. Produce la Carrà, basterà? Per il momento non male.
Sei
Ridillo – Pianeta terra
Un po’ di effetti Daft Punk allo start, poi un po’ di sound che fa tanto Dirotta Su Cuba nei ’90, ed infine un inciso che fa tanto sigla di Sanremo, di quelle che avrebbe concepito Baudo con il sussidio del maestro Pino Caruso. E’ comunque un positivo inno a superare le diversità usando l’alieno come metafora del diverso. Tutto sommato mette allegria e fa tanto estate.
Sei
Rio & Fabio Troiano – Startup
L’attore interviene in questo brano del ritorno del gruppo che ha profumi lontani dal loro rock fm solito e sposa delle melodie decisamente più pop e modalità, almeno nelle strofe, addirittura contemporaneamente rap… in maniera semplicistica. Ci sono nel racconto riferimenti di cronaca e fatti storici, come la strage della stazione di Bologna. Carina ma… manca qualcosa, forse la personalità solita della band.
Sei
Giovanni Scarciolla – Il mio ego
Mamma mia che voce piena di riferimenti già esistenti, manierismi non richiesti, sospiri, ghirigori davvero inutili. L’arrangiamento scelto, volutamente scarno, fa tanto amico con la chitarra alla braciata di fine estate. Inoltre il brano viene troncato i maniera poco professionale.
Quattro
Tedua – Acqua
Sceglie una base che ha suoni ipnotici ad accompagnare un beat ripetuto anche questo selezionato tra sonorità pop che fanno tanto ambient. Lui sa raccontarsi con naturalezza, riuscendo a non sembrare artefatto come diversi colleghi che paiono più cercare l’abito vocale giusto per apparire. Acqua è un racconto che non si presta nemmeno granché al mondo radio e quindi sincero rappresentante del mondo stilistico di Tedua.
Sette
TheGiornalisti – Questa nostra stupida canzone d’amore
Una dichiarazione d’amore che dell’indie degli inizi della band non mantiene proprio nulla, ma è pop di quelli che possono tranquillamente non essere nemmeno sottolineati. Ed il testo alterna qualche frase che è bell’arredamento di una quotidianità di coppia, ad altre invece che, una volta dette, potrebbero al massimo condurre al divorzio. Mah!
Quattro ½
Stefano Virga – Tu sei
Più attenzione la cattura la musica che il testo abbastanza banale ed ancor più la voce, più adatta a provinare le canzoni che ad inciderle come prima voce. Come a dire che si può essere un buon autore, ma cantare è un’altra cosa. Intelligente comunque la variazione.
Quattro
Gloria Zaccaria – Eroi dimenticati
Esistono padri soli che vengono dimenticati e Gloria qui ce ne racconta su un sound pop/rock non particolarmente orginale. Il testo poi avrebbe potuto un po’ più lasciar intendere che esser invece reso con la semplicità dei pensierini dei bambini.
Quattro ½