Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto dall’ufficio stampa Goigest un comunicato redatto da Tattica S.r.l., società associata a Renato Zero, in cui si informava che SCF, società di gestione dei diritti connessi, era stata condannata a risarcire Tattica S.r.l.. Contestualmente, abbiamo letto una replica da parte di SCF sulle pagine dei colleghi di Rockol.
Per fare chiarezza sulla vicenda, abbiamo chiesto il parere del nostro legale di fiducia, l’Avvocato Fabio Falcone, già curatore della rubrica Dillo all’Avvocato sul nostro sito.
Lasciamo quindi la parola a Fabio che approfondisce per noi la recente Sentenza che, va detto, potrebbe avere un impatto significativo nel mondo della musica, soprattutto per produttori e artisti indipendenti.
Il Caso SCF vs Tattica S.r.l.
L’8 dicembre 2024, il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che ha visto coinvolte SCF, la principale società italiana di gestione dei diritti connessi per i produttori fonografici, e Tattica S.r.l., una società di produzione musicale associata all’artista Renato Zero.
La controversia è nata dal fatto che SCF avrebbe trattenuto una commissione del 19% sui diritti connessi maturati da Tattica, senza che quest’ultima avesse conferito un mandato per la gestione di tali diritti.
La Sentenza del Tribunale
Il Tribunale di Milano ha dato ragione a Tattica S.r.l., condannando SCF a restituire la somma di 145.000 euro, oltre agli interessi legali.
La Corte ha stabilito che l’imposizione di una commissione per la gestione dei diritti connessi, in assenza di un mandato esplicito, è illegittima (qui trovate un mio precedente articolo su All Music Italia che spiega meglio i Diritti Connessi)
Cosa significa questa Sentenza ?
Tattica ha spiegato che questa decisione è importante perché per la prima volta una Collecting è stata condannata per aver trattenuto somme senza mandato: «Questo precedente apre la strada a tanti altri produttori e artisti che potrebbero rivendicare i propri diritti».
Secondo i portavoce di Tattica, molti non sanno di avere diritto a compensi oppure rinunciano a reclamarli perché considerano le somme troppo basse rispetto ai costi da affrontare. Questa prassi ha portato a una dispersione dei diritti connessi.
La replica di SCF
SCF non ci sta e ha risposto con una nota ufficiale.
La società sostiene che la sentenza non tiene conto del loro ruolo legittimo nella gestione dei diritti connessi, anche per i produttori che non avevano conferito mandato. SCF afferma che il loro operato era conforme alle leggi italiane ed europee e che i compensi trattenuti servivano a coprire le spese di gestione, senza fini di lucro.
SCF ha inoltre sottolineato che il loro lavoro ha permesso di evitare la dispersione dei diritti spettanti ai produttori “apolidi”, mettendo a disposizione tutte le informazioni sui compensi non reclamati in un’apposita sezione del loro sito web.
La società ha inoltre annunciato che presenterà ricorso in Appello contro la decisione del Tribunale.
Perché questa sentenza è importante
La decisione del Tribunale di Milano potrebbe rappresentare un punto di svolta per tanti artisti e produttori che scelgono di non affidarsi a una Collecting. Il caso ha sollevato questioni importanti sulla trasparenza e la correttezza nella gestione dei diritti connessi.
E tu cosa puoi fare per tutelarti?
- Controlla i tuoi contratti: Verifica di non aver dato mandato a una Collecting senza esserne consapevole.
- Monitora i tuoi diritti: Assicurati che i compensi a te spettanti vengano versati integralmente.
- Chiedi aiuto: Se hai dubbi o pensi che i tuoi diritti siano stati violati, consulta un avvocato esperto in diritto d’autore.
Ricorda, la gestione dei diritti connessi è fondamentale per proteggere il valore del tuo lavoro.
Alla prossima!