In relazione a quanto successo negli scorsi giorni tra la Mannoia e il Corriere.it (potete rileggerlo qui) penso ad Eugenio Montale, che al Corriere della Sera era, anche, critico musicale. Cosa avrebbe risposto a Fiorella Mannoia? Nulla penso. Ma so cosa avrebbe pensato e detto in privato. O cosa le avrebbero risposto altri giornalisti del Corriere della Sera. Chessò: Biagi, Montanelli, Buzzati, Pasolini o mio padre Giulio, responsabile della Cultura del Corrierone per trent’anni. Non le avrebbero risposto. Ma qualcosa si avrebbero pensato.
Ammetto che quando si attacca, sconsideratamente, Il Corriere della Sera si attacca una parte di me e della mia vita. Ripeto quando lo si attacca sconsideratamente. Gli attacchi ci stanno e sono sacrosanti, se seri e su argomenti seri. Ma non reggo gli attacchi su simili sciocchezze da bar. Massimo rispetto per Fiorella cantante. La trovo immensa. Ma non è una giornalista e non conosce questo mestiere. Tanto quanto i giornalisti, tranne rari casi e per fortuna, non si addentrano nel “cantar leggero”.
Detto questo mi pare chiaro che Fiorella può dire quello che vuole e quando vuole. E’ un’artista sempre impegnata sul sociale. Sempre in prima linea. Tantissimi la leggono sui social e condividono le sue idee. Io pure. Questa volta no. Capita. Rari sono gli artisti che si espongono sui social sul sociale. Chiedo scusa per il gioco di parole. Lei lo fa. Onore a lei. Lo faccio pure io. Che non ho il suo seguito. Libertà di opinione sempre e soprattutto. Dire sempre quello che si pensa. Si chiama LIBERTA’.
“Ho una visione molto pessimistica del futuro: ogni volta che vedo le news vorrei avere accanto uno psichiatra.” dice il regista e attore Roman Polanki.
Napoleone diceva : “C’è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette.”
Jorge Luis Borges affermava che “Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera.”
Voglio dire che un giornalista non deve mai prendersi sul serio. E spesso sbaglia. Il tormentone sui giornalisti, non inventato da lui, che mio padre ripeteva e mi invitava a dire era: “Che lavoro fa tuo padre? Suona il violino in un casino”. Piuttosto che dire che il padre era un giornalista.
Insomma mai prendersi troppo sul serio. Giornalisti. E artisti. Che a volte (guardando la storia del giornalismo) sono la stessa cosa. A mio parere.
Enrico Nascimbeni