🇬🇪 GEORGIA: Nutsa Buzaladze, Firefighter ☆
Sono addirittura otto anni che la Georgia non vede la finale dell’Eurovision, tendenza che hanno provato a cambiare sperimentando tanti generi con risultati quasi sempre fallimentari. A questo giro si affidano a un brano pop femminile, moderno e dal sound internazionale, scritto e prodotto da Darko Dimitrov (autore eurovisivo sulla breccia da metà anni Duemila). L’artista è molto popolare in patria – ma anche in buona parte dell’Europa post-sovietica – e ha preso parte all’edizione 2023 di American Idol classificandosi dodicesima.
Sicuramente è una proposta safe e che riconduce a sonorità e situazioni “già sentite”, ma i georgiani hanno investito molto in questa partecipazione e sembra immaginabile ritrovare la nazione del Caucaso finalmente in finale (dopo la doccia fredda del 2023 quando furono eliminati a sorpresa in una semifinale abbordabile). Ad accompagnare Nutsa sul palco ci sarà anche una crew di ballerini italiani.
🇩🇪 GERMANIA: Isaak Guderian, Always On The Run ☆
Il tedesco Isaak ha vinto un po’ a sorpresa una selezione nazionale dove ha battuto diversi favoriti della vigilia grazie a un supporto esagerato delle giurie internazionali. La canzone ha forse il più grande difetto che può avere un brano che si approccia all’Eurovision: è semplicemente “carina”, nel senso che non ha nulla di particolarmente memorabile – nel bene o nel male – e per questo rischia di passare totalmente inosservata al momento del voto, pur rimanendo comunque un bel pezzo dal potenziale soprattutto radiofonico.
Di buono c’è che malgrado lo scetticismo iniziale che ha seguito la sua scelta (per i maligni, influenzata dalla voglia dei giurati stranieri di mettere fuori gioco delle canzoni che avrebbero potuto portare la Germania ben più in alto) Isaak sembra possedere i presupposti per ottenere un risultato dignitoso anche con le giurie eurovisive. Ciò potrebbe salvare i tedeschi dall’ennesimo ultimo posto, e nella migliore delle ipotesi a portare a casa un risultato decoroso con il quale iniziare ad approcciare l’edizione 2025.
🇬🇷 GRECIA: Marina Satti, Zari ☆☆☆
Ritmi mediterranei e modernità: queste le parole d’ordine per la Grecia che schiera una cantautrice molto conosciuta nel suo paese d’origine con un pezzo che mischia pop, rap e la tradizione ellenica del laïkó. In un concorso che da sempre “insegue” i trend musicali del mondo reale con una decade buona di ritardo, Zari è indubbiamente la canzone più moderna in concorso e quella che rispecchia più da vicino il panorama musicale del 2024.
Prendendo un po’ da Rosalía e un po’ dalla tradizione culturale del suo paese, Marina Satti si pone come antagonista diretta della nostra Angelina Mango: le due sono seguite dallo stesso coreografo (Mecnun Giasar, già impegnato nei tour internazionali di BTS, Madonna e appunto Rosalía) e portano due proposte che attingono più o meno allo stesso bacino di pubblico. Il palco di Malmö ci dirà chi sarà tra le due a prevalere.
🇮🇪 IRLANDA: Bambie Thug, Doomsday Blue ☆☆
Dodici mesi fa l’Irlanda, nazione decana dell’Eurovision e powerhouse assoluta degli anni ’90 ormai da un paio di decenni in quasi assoluta disgrazia, è stata raggiunta dalla Svezia al primo posto della classifica delle nazioni più vittoriose nella storia del contest. Per rinverdire i propri fasti, dopo anni di scelte safe e poco ispirate, la strada è stata quella totalmente opposta del rischio più ardito: la selezione nazionale ha premiato Bambie Thug, artista di genere alt-pop con un brano che mischia pop, rock, jazz, elettronica e metal in una sorta di delirio lungo tre minuti.
Le atmosfere dark e spettrali di questa proposta (con l’artista che ha enfatizzato questo concetto presentandosi come una vera e propria “strega” e lanciando l’hashtag #CrownTheWitch) saranno inevitabilmente divisive in un contest dove il gioco è raccogliere il più alto numero possibile di punti in 37 nazioni diverse, ma i fan dell’Irlanda sperano che Doomsday Blue abbia uno zoccolo duro di sostenitori grande abbastanza da garantirle almeno il passaggio del turno. Da lì in poi, tutto quello che arriva sarà un successo.
🇮🇸 ISLANDA: Hera Björk Þórhallsdóttir, Scared Of Heights ☆
Per diverso tempo era sembrato inevitabile che la scelta dell’Islanda sarebbe ricaduta su Bashar Murad, cantante di origini palestinesi la cui partecipazione avrebbe ricoperto un significato particolare quest’anno per la grandissima protesta generata dalla partecipazione di Israele. La finale del Söngvakeppnin ha visto un esito controverso, con la vittoria che è andata invece a Hera Björk (52enne cantante famosissima in patria, già rappresentante islandese e 19° classificata all’ESC 2010 con Je ne sais quoi) per poco più di un punto percentuale.
Scared Of Heights è un brano datato, che non sarebbe risultato fuori posto a un ESC di vent’anni fa ma arriva a Malmö decisamente fuori tempo massimo. Di certo non è una canzone che può giocarsi la vittoria dell’Eurovision e sembra avere bisogno di un vero e proprio miracolo anche solo per passare il turno.
🇮🇱 ISRAELE: Eden Golan, Hurricane ☆☆☆
É inevitabile che la presenza in gara dello stato di Israele genererà enormi polemiche dentro e fuori la bolla dell’Eurovision, per motivi che vanno assolutamente al di là della sfera musicale e che è impossibile riassumere in poche righe. La realtà oggettiva delle cose è che Eden Golan porta in gara una delle pochissime ballad femminili di questa edizione, e questa mancanza di concorrenza basterebbe a farla risaltare in un contest che non subisse l’ombra del conflitto che da sei mesi sta dilaniando la Palestina.
A questo si aggiunge la grandissima eco mediatica che la partecipazione di Israele sta avendo e avrà fino alla finale, raggiungendo i media tradizionali di tutto il mondo. Sarà una proposta che catalizzerà grandissima attenzione e di conseguenza moltissimi voti, perché all’Eurovision non si può “votare contro” e basta una fanbase piccola e rumorosa per catalizzare un grandissimo supporto. Israele farà molto bene e solo le giurie fermeranno Hurricane da quello che potrebbe essere un posto sul podio.
🇱🇻 LETTONIA: Dons, Hollow ☆
Fuori dalla finale dal 2016, la Lettonia porta in gara quest’anno una ballata di classe ispirata a modelli eccellenti che hanno fatto sfracelli nelle chart internazionali qualche anno fa (vengono in mente soprattutto Hozier e Rag’n’Bone Man).
La proposta lettone non è mai stata considerata molto dai fan, è passata un po’ inosservata nel giro dei pre-party ed è anche difficile immaginarsi un forte supporto per un brano del genere da chi la sentirà per la prima volta giovedì sera. Fossimo stati nell’era pre-2022 (con le semifinali decise da televoto e giurie invece che dal solo televoto) e avesse giocato nella prima semifinale (indiscutibilmente la meno competitiva tra le due) avrebbe avuto una chance concreta di passare il turno, ma nelle condizioni attuale rischia solamente di marcare la settima NQ consecutiva per i lettoni.
🇱🇹 LITUANIA: Silvester Belt, Luktelk ☆☆
Sono ormai diversi anni che la Lituania si sta configurando come una tra le nazioni più competitive fra quelle rimaste in gara al di là del Danubio, con quattro piazzamenti in top15 nelle ultime cinque partecipazioni. Quest’anno non fa eccezione: il brano electro-pop di Silvester Belt, 26enne artista emergente di Kaunas, promette di fare ballare tutta la Malmö Arena e raggiungere un piazzamento di prestigio senza troppi patemi.
La canzone è interamente in lituano e segue un solco sempre più visibile in queste ultime edizioni di Eurovision (ben 18 canzoni su 37 includono una lingua diversa dall’inglese). Le uniche perplessità riguardano la tenuta con le giurie internazionali e il rischio di venire un po’ “dimenticata” in una finale dove arriveranno tanti brani uptempo, in particolare se dovrà esibirsi all’inizio dello show.
🇱🇺 LUSSEMBURGO: Tali Golergant, Fighter ☆
Il Lussemburgo torna all’Eurovision dopo 31 anni e lo fa con un’artista di origini israeliane (ma cresciuta musicalmente negli Stati Uniti) e un brano uptempo in inglese e francese firmato anche dal nostro Dardust, uno dei produttori più affermati del panorama musicale italiano ormai da diversi anni. La presenza in gara del Granducato pare non essere uno sforzo estemporaneo e sembra volere porre le basi per una partecipazione di lungo respiro, se non altro per le risorse messe in campo nella produzione della selezione nazionale e nella promozione del brano.
É difficile valutare quanto il pubblico possa supportare una nazione piccola, con pochi “amici” nominali e che non prende parte all’Eurovision da oltre tre decadi. Allo stesso tempo, Tali è stata piazzata in chiusura della semifinale meno competitiva, la posizione migliore per cercare quella che dovrebbe essere una qualificazione più che a portata di mano. In finale, poi, il Lussemburgo potrebbe beneficiare del supporto di tante giurie desiderose di “premiare” il loro ritorno (un po’ come successo all’Italia nel 2011).
🇲🇹 MALTA: Sarah Bonnici, Loop ☆
La maltese Sarah Bonnici prende ispirazione da SloMo di Chanel Terrero (3° classificata all’Eurovision 2022 per la Spagna) e mette in scena un pezzo pop femminile con influenze latine/mediterranee ma firme quasi totalmente nordiche (tra loro Joy e Linnea Deb, vincitori del contest nel 2015 per la Svezia come autori di Heroes di Måns Zelmerlöw).
Inizialmente la proposta maltese non è stata particolarmente considerata, sia perché la piccola isola mediterranea ha fatto molta fatica in queste ultime edizioni a raccogliere consensi al televoto, sia soprattutto per l’inesperienza della cantante e il fatto che fin da subito ha deciso di presentarsi con una dance routine molto complessa. É pur vero però che nel giro delle settimane Sarah è migliorata tantissimo e che abbiamo visto nelle ultime edizioni come ci sia evidentemente un mercato per questo tipo di proposta, abbastanza da garantirle perlomeno di giocarsi le sue carte in chiave qualificazione.
🇲🇩 MOLDAVIA: Natalia Barbu, In The Middle ☆
Dopo svariate partecipazioni all’insegna del folklore e del divertimento, la Moldavia ha deciso di premiare una proposta più “conservativa” e riportare all’Eurovision Natalia Barbu, che prese parte alla competizione 17 anni fa con Fight e si classificò in decima posizione in quel di Helsinki. La canzone è una pop ballad trainata dai violini, caratterizzata da vaghi accenti etnici e un mood introspettivo e vagamente misterioso.
Per quanto (come abbiamo già detto) la prima semifinale sia meno competitiva e lasci la porta aperta a potenziali inserimenti da parte di proposte meno pubblicizzate, sembra abbastanza chiaro che i moldavi siano i primi a non credere particolarmente nelle proprie chance e che si siano abbastanza rassegnati alla prima eliminazione in semifinale dal 2019.
🇳🇴 NORVEGIA: Gåte, Ulveham ☆☆☆
La Norvegia presenta un gruppo folk rock attivo da 25 anni e una canzone ispirata alla tradizione musicale norrena, il cui testo ha dovuto essere riscritto in norvegese corrente per evitare problemi di violazione del copyright nei confronti di quella che è una ballata medievale del Duecento (comunque accreditata come “Tradizionale”). La vittoria di Ulveham al Melodi Grand Prix norvegese non era scontata ed è arrivata battendo di stretta misura i KEiiNO, il supergruppo che con Spirit In The Sky ha vinto il televoto e ottenuto il 6° posto finale all’ESC 2019.
Il punto forte di questa proposta è sicuramente la performance live, con la cantante Gunnhild che si pone come punto focale di un’esibizione pensata per coinvolgere e catturare il pubblico a casa. Inizialmente partiti tra i favoriti, le chance dei Gåte sono un po’ scemate con il trascorrere della stagione – ma la canzone e l’esibizione continuano ad avere una grande presa e potrebbero caratterizzarsi come una delle vere sorprese nella classifica finale di questo 69° Eurovision Song Contest.