Lucio Dalla e le dichiarazioni di Pupi Avati.
E’ strano ritrovarsi a scrivere di Lucio Dalla e non parlare di musica, di canzoni, di bellezza, di eternità artistica oltre che umana e la cosa mi avvilisce.
L’importanza che ha avuto e ha Lucio nella mia vita è tale da rivelarvi che uno dei miei desideri personali, familiari, più grandi sarebbe quello di chiamare una ipotetica figlia, che al momento non ho, Futura.
Lucio per me è sempre stato la personificazione in terra della purezza della musica, dell’arte, del fascino delle sette note e delle parole che le accompagnano.
Alla notizia della sua morte, l’1 marzo 2012, ero in diretta in radio e doverlo annunciare agli ascoltatori è stato uno dei momenti più difficili da affrontare e, di certo, uno di quelli che ricorderò indissolubilmente per tutta la vita.
In questi anni sono stati inventati format, creati programmi, video, canzoni per rendergli omaggio ed è sempre stato bello vedere l’affetto che tutta Italia ha sempre nutrito per lui.
Mai, ma proprio mai, avrei immaginato che nei giorni che portano a quello che sarebbe stato il suo 80° compleanno avrei dovuto scrivere di Lucio Dalla dopo una delle cose più aberranti mai dette e anche solo pensate.
La cosa che fa più rabbia è che a pronunciare le parole che tra poco leggerete è un uomo di grande cultura e maestria, nonché un caro amico dello stesso Lucio, cioè Pupi Avati.
le parole di pupi avati su lucio dalla
In un’intervista a La Stampa, il regista ha detto queste esatte parole:
“Lucio ha avuto una penalizzazione fisica esplicita che ha gettato nel panico la madre. Non cresceva, la mamma gli fece fare una cura a base di ormoni che in qualche modo lo ha compromesso. E non solo non è cresciuto, ma a un certo punto è diventato ispido, peloso. Non so se questo mutamento abbia avuto riflessi in ambito sessuale…”
Già basterebbe questo per chiudere tutto e smettere di leggere ma non è finita qui. Sempre nella stessa intervista, non appena capita la gravità della sua affermazione, Avati ha provato a mettere una pezza sul buco:
“A Lucio, nel periodo in cui suonavamo insieme, piacevano moltissimo le ragazze, era un assatanato delle donne, era innamorato pazzo della sorella dell’impresario Cremonini, l’attrazione per il mondo femminile era in lui presente e inequivocabile. Poi, a un certo punto della sua vita, qualcosa cambiò.”
Facciamo il punto, la parafrasi di queste parole incredibili, nonostante l’orticaria. Pupi Avati sostiene che Lucio Dalla era un Don Giovanni e che, dopo qualche pillolina, è diventato improvvisamente omosessuale.
Signore e signori, benvenut* alla sagra del pensiero italiota medievale dove essere omosessuali è una malattia ed è colpa delle medicine se si cambia orientamento sessuale.
il punto della situazione
Cerco di mettere per un attimo da parte il fastidio e provo ad analizzare la cosa con un po’ di raziocinio, scindendo il pensiero becero di Avati dal suo rapporto di stima e amicizia per Lucio che è sempre stato reale, questo è indubbio.
Parliamo di un uomo nato nel 1938, ben 84 anni fa, e che di conseguenza è cresciuto in un’epoca in cui affrontare questi temi con cognizione di causa era ancora impossibile.
Al netto di questa piccola attenuante, è altrettanto vero che far parte di un settore come quello dello spettacolo, tra l’altro dopo che si nasce e cresce in una città come Bologna, porta quasi a un obbligo non scritto e cioè che la visione della vita e del mondo diventi totalmente open mind e che si possa parlare di tutto con tutti e senza il minimo problema.
Il problema vero, però, escludendo tutto questo, è che queste parole non dovevano essere rese pubbliche. Qualche like e qualche copia venduta in più non giustificano il lanciare certi messaggi a mezzo stampa.
Sia chiaro, però, che ognuno è libero di gestire la propria azienda come meglio crede e non mi permetterei mai di insegnare il mestiere a nessuno. Dico solo che io, fossi stato direttore o editore, per una questione di rispetto umano non avrei mai acconsentito a pubblicare certe dichiarazioni perché rischiano di essere pericolose.
Non per Pupi Avati che, figuriamoci, si prenderà la sua shitstorm in questi due, tre giorni e poi andrà avanti sereno come sempre. Di certo non per il giornale che ha pubblicato l’intervista. E’ stato fatto un lavoro, per carità. Poi si può discutere sulla scelta di rendere questo lavoro pubblico o meno ma è comunque un lavoro.
Sono pericolose, purtroppo, per chi le legge e ne trae forza per avvalorare queste stesse tesi e sono pericolose, ancor di più, per tutti quegli uomini e donne che vorrebbero essere liber* ma che continuano ad avere paura di essere giudicat*.
Che nel 2023 si debba ancora essere costretti a specificare che l’omosessualità NON E’ UNA MALATTIA è aberrante.
Che nel 2023 si debba ancora fare tantissima strada verso l’uguaglianza è, purtroppo, una realtà.
Per chiudere, che nel 2023 si debba citare un’anima pura ed eterna come Lucio Dalla distruggendone il festeggiamento dei suoi 80 anni con tanta bassezza è pessimo, davvero pessimo.
Ah, un’altra cosa. Lucio non aveva mai parlato della sua omosessualità, vera o presunta. Che lo debbano fare altri, a maggior ragione amici, è ancora peggio di tutto il resto.