Certificazioni FIMI. Lunedì alcuni brani storici della discografia italiana sono stati certificati dalla FIMI con il disco d’oro. Tra questi per esempio Sei bellissima di Loredana Berté (1976), Mare mare di Luca Carboni del 1992 e La solitudine, canzone che nel 1993 lanciò la carriera di Laura Pausini divenuta poi la nostra star più internazionale.
In molti negli scorsi giorni ci hanno scritto, sui social e via mail, per capire perché queste canzoni, entrate ormai nel patrimonio della musica italiana, abbiano ottenuto la certificazioni “minore” nonostante il successo riscosso negli anni.
Sei Bellissima, A mano a mano, La Solitudine, Sere nere (insieme a molti altri brani negli ultimi mesi) sembrerebbero superate dalle canzoni della rapstar di turno.
Questo in effetti, va detto, fa strano, soprattutto per i più giovani che sono all’oscuro di certe dinamiche e dei meccanismi riguardanti i cambiamenti avvenuti negli anni proprio riguardo all’assegnazione delle certificazioni.
In realtà sul sito della FIMI, la società che si occupa dal 2010 di conferire le certificazioni (con GfK) tutto è spiegato ma, a quanto pare, in molti non leggono e di conseguenza non conoscono.
Ci è sembrato giusto quindi dare una risposta collettiva dedicando un approfondimento alla questione sperando di chiarire i dubbi di tutti.
Certificazioni, ieri ed oggi
Partiamo da una premessa. Le certificazioni disco d’oro, di platino e di diamante vengono assegnate una volta superato un certo numero di copie vendute. Questo numero cambia, e è cambiato, per ogni paese del mondo in base alla densità e, a volte, alle condizioni del mercato discografico stesso.
Nel corso degli anni le soglie sono andate via via abbassandosi in quanto, come noto, il mercato discografico è andato a sua volta contraendosi sempre di più e il numero di dischi venduti è sceso.
Questo è avvenuto soprattutto negli ultimi trent’anni con l’avvento di internet, della pirateria e, in seguito, dello streaming legale.
Per farvi un esempio concreto il primo disco d’oro venne assegnato nel 1942 per il traguardo del milione di copie mentre oggi per conquistare questo stesso riconoscimento di copie ne bastano 500.000, in un paese enorme come gli Stati Uniti, e 25.000 in Italia.
A nostro avviso oggi, nell’epoca in cui lo streaming è diventato il metodo più utilizzato per la fruizione di musica, più che di copie vendute bisognerebbe parlare di unità. Del resto anche sugli album la certificazione è frutto dell’unione tra vendita del supporto fisico (CD) e lo streaming premium che, nell’effettivo, non è esattamente “una copia venduta”.
Le certificazioni infatti si sono tenute al passo con i tempi inglobando i nuovi metodi di fruizione musicale. Nel 2000 alle vendite fisiche sono state aggiunti i download digitali e, dal 2014 anche in Italia, lo streaming ha iniziato ad essere conteggiato come già avveniva nel resto del mondo.
CERTIFICAZIONI FIMI CRITERI DI ASSEGNAZIONE
Nel nostro paese oggi per conseguire un disco d’oro servono 25.000 unità, per un disco di platino 50.000 (e multipli fino a 9 dischi di platino) e per il disco di diamante 500.000 unità.
Nel conteggio si tiene conto, per i singoli della somma tra streaming Premium e vendite in digitale, per gli album invece si contano le vendite del cd fisico, il digital download e gli streaming Premium con un meccanismo di calcolo abbastanza complesso che trovate riassunto sul sito della FIMI (cliccate qui).
Bene, chiarito come oggi vengono assegnati i dischi d’oro, platino e di diamante, è ovvio che si sia generata un po’ di confusione dovuta a questi continui cambiamenti avvenuti nel corso degli anni e, soprattutto, all’importante svolta derivata dalla la discesa in campo della FIMI che, in questo campo come nelle classifiche di vendita, è aiutata nelle elaborazioni dalla società GfK.
Come venivano assegnati questi riconoscimenti prima dell’arrivo della FIMI? Erano le discografiche stesse a conferirle agli artisti. Certificazioni che in realtà erano basate sul distribuito nei negozi e non sull’effettivo venduto. Fino a quel momento non esisteva insomma come in America e in altri paesi un’ente preposto a controllare il tutto.
Oggi le certificazioni sono sicuramente più affidabili per quel che riguarda la vendita del cd fisico. A far vede infatti è il bar code (il codice a barre) il cui passaggio ogni volta che un disco viene venduto è rilevato nei maggiori negozi di dischi e nelle grosse catene di distribuzione.
LA RISPOSTA DI FIMI/GfK dal sito ufficiale
Rimane da rispondere però al quesito che ci hanno posto in molti, come mai canzoni come Sei bellissima della Berté e La Solitudine di Laura Pausini, entrambi due grandi successi, il secondo di caratura internazionale, sono state certificate solo con il disco d’oro?
La domanda, assieme alla risposta, compare sul sito della FIMI…
Perché capita spesso che canzoni o album storici conquistino per la prima volta una certificazione ufficiale FIMI, pur essendo stati grandi successi da milioni di copie nei decenni passati?
La risposta ufficiale è la seguente:
Capita sovente che vengano certificati per la prima volta dei brani o degli album celebri, le cui vendite non possono di certo fermarsi alle unità rilevate dal panel di GfK: si tratta di grandi titoli che nel passato, solo in Italia, hanno venduto milioni di copie.
Qual è allora il motivo di questo tardo riconoscimento?
Con l’avvio della collaborazione tra FIMI e GfK nel 2010 sono stati introdotti i conteggi delle vendite di ogni singola registrazione, per permettere un rilevamento serio e accurato del mercato musicale italiano.
Nel passato, come è noto, i dischi d’oro e di platino venivano assegnati in Italia sulla base di autocertificazioni delle aziende e non era disponibile un sistema di monitoraggio ufficiale.
Per tale motivo può capitare che solo adesso album con una lunga storia nella musica o grandi hit del passato raggiungono le più piccole soglie: resta indubbio, tuttavia, che i grandi successi raggiunti in passato non vengono penalizzati dall’introduzione delle certificazioni FIMI, che pur costituiscono l’unico riconoscimento ufficiale agli artisti che si misurano in un mercato fortemente rinnovato con l’avvento del digitale.
Semplicemente, questi titoli – che hanno rappresentato successi storici nel mercato italiano – raggiungono le attuali soglie conteggiando le vendite esclusivamente dall’introduzione delle certificazioni ufficiali FIMI/GfK.
CERTIFICAZIONI FIMI, LAURA PAUSINI e LA SOLITUDINE… DEI NUMERI!
Insomma semplicemente il conteggio delle certificazioni è stato azzerato ripartendo nel 2010 sotto FIMI/GfK. E le migliaia di certificazioni ottenute senza streaming e, spesso con milioni di copie vendute, del passato?
Quelle vivono solo nei quadri appesi a casa dei cantanti e nelle loro stesse biografie. Ma esistono ancora e hanno il loro valore, questo è giusto dirlo.
Di questa “sparizione” di certo non si può incolpare la FIMI che, ovviamente, non avrebbe potuto né dovuto tener conto delle certificazioni precedenti. È impossibile del resto “sommare” riconoscimenti vecchi e nuovi conferiti con metodologie completamente differenti.
Il problema al massimo sta nel fatto che, seppur non siano state “cancellate”, le vecchie certificazioni sono di difficile reperibilità. E questo un problema, non prendiamoci in giro, lo crea, un problema di percezione da parte del pubblico.
Un problema che avvantaggia il nuovo nei confronti del “meno nuovo” così come lo streaming per esempio avvantaggia senza ombra di dubbio il rap nei confronti del pop.
Per esempio un ragazzo ci ha scritto quanto segue:
“Ma possibile che Happy Birthday (singolo di Sfera Ebbasta del 2018) sia doppio platino e La Solitudine di Laura Pausini solo disco d’oro?“
La risposta è no, non è che non è possibile, non è la realtà. Ma la FIMI assegna certificazioni dal 2010 e quelle comunica.
Si crea quindi un problema di percezione dicevamo:
Se oggi leggo in un comunicato stampa che l’artista XXX con il singolo di debutto ha totalizzato vendite e stream per tre dischi di platino, per quanto appassionato di musica, penso che in poco tempo questo artista ha ottenuto risultati più grandi di artisti che dominano le classifiche da trent’anni.
Questo è il messaggio che arriva al grande pubblico. E questo è sbagliato a nostro avviso, completamente sbagliato!
Nel caso specifico di Laura Pausini e de La Solitudine per esempio parliamo di un successo internazionale che già nel 1993, anno di uscita, era stato certificato disco di diamante solo in italia.
Questa canzone ebbe successo in tutta Europa (per esempio nei Paesi Bassi arrivò fino al secondo posto della classifica conquistando il disco di platino) portando il primo album della cantante a superare quota un milione e mezzo di copie vendute nel solo anno di uscita (quindi si parla di copie relative solo a Europa e Brasile, in Spagna e nel resto del Sudamerica Laura uscì solo nel 1994, dopo il suo secondo Festival).
Un disco di diamante che oggi sembra essere diventato d’oro… come si può risolvere quindi questo enorme caos?
FIMI e GfK giustamente pensano al proprio lavoro e non possono prendersi carico di qualcosa che non conoscono e che non hanno monitorato loro stessi.
Forse è compito delle case discografiche stesse tutelare l’immagine dei propri artisti, creando e rendendo pubblici degli elenchi con le certificazioni del passato.
Un passato che non può essere cancellato per rispetto a quanto fatto dagli artisti che si parli di Laura Pausini come di Mina, Renato Zero, Tiziano Ferro, Max Pezzali, Rita Pavone o Cristina D’Avena.
Insomma, ci verrebbe quasi da dire in tono ironico: “Grazie per il disco d’oro, ma ridate il disco di diamante alla Pausini!”