E’ uscito Siamo Stati l’America (Honiro Rookies), il nuovo album di Cannella, artista che lo scorso mese di dicembre ha partecipato a Sanremo Giovani portando sul palco del Teatro del Casino il brano Nei Miei Ricordi (Qui la nostra videointervista)
Abbiamo contattato telefonicamente Cannella per parlare con lui di questo album d’esordio.
INTERVISTA A CANNELLA
Buongiorno Cannella: Bentornato su All Music Italia. Ci ritroviamo sei mesi dopo Sanremo Giovani. Immagino sia stato un periodo particolarmente intenso…
Sanremo è stata un’esperienza molto forte che mi ha coinvolto al 100%. Anche nei mesi precedenti a Sanremo Giovani mi sono ritrovato con mille cose da fare, molti impegni, brani da preparare in fretta. A Sanremo Giovani avevo determinati obiettivi e so che ognuno di noi va per fare il suo.
Al termine dell’esperienza mi sono ritrovato a scrivere nuove canzoni, alcune delle quali siamo riusciti a inserirle in extremis nel disco, tra cui l’ultimo singolo Spazzolino. C’è comunque stato un mese di calma piatta e poi dai primi di febbraio ho ricominciato a lavorare per ultimare l’album e i lavori sono terminati poco tempo fa.
Ho tenuto alcuni live, presentando in anteprima alcuni brani del disco e pubblicato due singoli. Inizialmente, quindi, è stato un periodo di riassestamento.
Quale è stato l’aspetto più positivo e quello più negativo della tua partecipazione a Sanremo Giovani?
Quello positivo, a prescindere dalla grande visibilità, è stato l’aspetto umano. Sono ancora in contatto con molte delle persone conosciute a Sanremo. Ci siamo visti spesso e con alcuni ho anche collaborazioni in atto. Ma anche le cose più stupide, tipo le serate passate lì nei pub. Sono cose che mi hanno arricchito tanto.
Quello negativo devo dire forse le aspettative che vengono poi deluse. Ognuno va lì per fare il meglio, ma è normale avere determinate aspettative e non raggiungere un risultato ti può deludere. Per qualche settimana sono rimasto in uno stato confusionale, poi risolto, ma penso ci possa stare.
Passimo al tuo album, Siamo stati l’America, dal punto di vista dei testi si tratta di un disco sincero, in cui ti mostri con tutte le tue fragilità. Quando hai capito che nella musica essere semplicemente te stesso sarebbe stata la strada migliore?
Faccio musica da tanti anni, avevo 13/14 anni quando ho cominciato. È stato un processo di maturazione. All’inizio tendi a emulare i tuoi miti, a ispirarti anche dalla musica di tendenza. Poi c’è stato un momento in cui ho sentito di dover parlare della mia vita in maniera sincera, come ho fatto in questo disco. Credo di esserci riuscito.
Riascoltandolo io ritrovo il mio vissuto di questi 2 anni ed è una cosa che mi rende fiero. Di sicuro c’è stato il momento in cui ho capito che dovevo raccontare di me, magari anche storie intime e personali. È un disco che mi rispecchia al 100% e credo sia la strada più giusta, almeno per me musicalmente parlando.
Musicalmente è un album vario e con numerose influenze. Quanto c’è di tuo nelle scelte produttive?
Veramente tanto. Ho lavorato con Matteo Costanzo sull’80% dei progetti e con Enemies per un altro paio di brani: Nei miei ricordi e la titletrack. Il brano dove ho lasciato proprio carta bianca ai producer è Siamo Stati l’America. Infatti secondo me si discosta molto dagli altri a livello di produzione, è molto esplosivo.
Mi hanno proposto questa sperimentazione, anche per dare al disco un taglio diverso con questo brano e mi sono affidato a loro. Per il resto ho seguito in maniera maniacale i lavori, come da mia abitudine. Sono sempre stato in studio.
Come mai hai deciso di aprire l’album con il brano “Campo Felice”?
L’ho deciso per prima cosa perché ha aperto il mio percorso come Cannella, quindi per omaggiarlo. Resta il primo singolo che è arrivato al pubblico, nonostante le mie aspettative! L’ho scelto anche per andare controtendenza. Molti dei dischi che ascolto tendono ad avere un brano incalzante in apertura, quello che si immagina per l’apertura del concerto. Io invece volevo coinvolgere l’ascoltatore, volevo si lasciasse trascinare. È un brano nato di getto, con chitarre sporche, voce registrata in one take, ma credo fosse logico per me usarlo come apertura.
In genere parli di te stesso. Così non è in “Chiara”. Ci puoi parlare del brano?
Chiara è uno dei pochi brani in cui non parlo di me in prima persona, ma ho scelto di farlo perché era la persona che avevo accanto e mi ha ispirato tanto, così ho deciso di raccontare questa storia. Chiara è persona normalissima, con i suoi problemi. Soffre di attacchi di panico e a scuola viene emarginata. Questo è il concetto. Il ritornello parla di andare al mare, sfogarsi. E’ un brano che mi è venuto in maniera spontanea, osservando mentalmente questa persona mentre lo scrivevo. Devo dire che è una delle mie preferite nel disco.
“Maggio” è uno dei brani più evocativi dell’album perché ha un sound estivo e coinvolgente ma in il contrasto con un testo forte. Com’è nato?
Maggio, il nuovo singolo, è un pezzo molto triste. Abbiamo fatto una scelta precisa per renderlo rap. Lo abbiamo provato in studio e il risultato è una bomba. Grazie anche al mio zampino!
Hai in programma qualche concerto di presentazione o showcase per presentare l’album?
Sì, stiamo chiudendo diverse date. Quest’estate suoneremo parecchio, ma ancora abbiamo annunciato nulla. Sicuramente suonerò il 1° giugno per presentare il disco sempre a Roma e poi pubblicheremo il calendario estivo.