Il 27 ottobre è stato pubblicato per Warner Music Skyline, il nuovo singolo di Davide Petrella, brano che già sta ottenendo riscontri di tutto rispetto. E se ciò fungesse da lancio verso il Festival di Sanremo 2018? Davide è, infatti, tra i 69 (ora 67) artisti che si giocano uno dei 6 posti riservati a coloro che hanno scelto l’invio del brano tramite etichetta discografica.
Il nome di Davide Petrella non è ancora così noto, se non agli addetti ai lavori e ai fans che cercano di scoprire di chi è la firma dietro hits di successo di grandi artisti della musica italiana.
Petrella, napoletano classe 1985, ha un percorso musicale che in prima persona lo ha visto prima frontman della band Le Strisce (che nel 2012 sfiorò il Festival di Sanremo nella sezione Giovani) e successivamente firmando brani di successo insieme ad altri artisti. C’è il suo zampino nei brani di Cesare Cremonini Logico e Greygoose, ma anche nel tormentone estivo Pamplona o nell’ultimo fortunato singolo di Gianna Nannini, Fenomenale.
In occasione del lancio di Skyline lo abbiamo incontrato e ci siamo trovati di fronte ad un artista che è un vero e proprio fiume in piena e ci siamo lasciati trascinare in un universo parallelo fatto di musica, innovazione e sperimentazione.
Skyline è un titolo particolare e rispecchia perfettamente l’originalità del brano che si pone come una visione sul mondo di oggi. Ce ne puoi parlare?
Innanzitutto in questo momento sono un grande fan della collaborazione e della contaminazione sia nella musica che nella vita. Negli ultimi anni ho mischiato le carte e la fortuna di collaborare con molti artisti mi ha cambiato e così mi sono fatto trascinare e ispirare. Ho rubato qualcosa a ognuno di loro, anche nell’approccio alla scrittura di una canzone, e questo brano è una sintesi di questo percorso.
E’ un brano ben poco italiano. Forse potrebbe essere adatto anche a un rapper per l’insolita struttura musicale e sonora. Per esempio non ha un ritornello all’italiana. Mi sto sorprendendo perchè mai mi sarei aspettato di ricevere così tanti complimenti.
Credo che sia un brano che definire differente è limitativo. E’ un brano diverso un po’ in tutto. Musicalmente, ma anche nel testo. Hai scelto termini piuttosto insoliti rispetto a ciò che normalmente si ascolta nella musica italiana.
Sono molto sorpreso perchè tengo molto a diversificare il mio percorso da autore da quello di cantante. Come cantautore devo essere riconoscibile solo come Davide Petrella. Nella canzone mi sono divertito e mi sono permesso di fare accostamenti folli. Da Zuckenberg a Oppenheimer (che è l’inventore della bomba atomica). Ognuno potrà divertirsi a pensare quello che ho voluto dire. In questo brano propongo genio e follia con un linguaggio molto poco convenzionale e sono veramente contento che un’emittente come RTL 102.5 abbia deciso di trasmetterlo!
Dal punto di vista della composizione tu ti puoi definire un innovatore. E’ un dato di fatto che alcuni brani che hai firmato sono ben lontani dai classici canoni della tradizione musicale italiana. Mi vengono in mente per esempio i brani per Cremonini o anche l’ultimo singolo di Gianna Nannini.
E’ vero. Io poi tengo molto al mio lavoro di autore perchè mi permette di confrontarmi con altri artisti e da lì nascono progetti particolarmente interessanti.
Nel caso di Gianna Nannini è stata una collaborazione inaspettata e quello che mi colpisce è che il brano è realmente cucito su misura per lei. Fenomenale è un brano credibile che fa uscire la sua giusta essenza. L’artista che interpreta un brano ci mette la faccia e quindi è importante che alle spalle ci sia un lavoro di un certo tipo e a me piace mettere a disposizione il mio talento per portare un certo tipo di messaggio. Un altro brano al quale sono legato è Pamplona che ho scritto con Fabri Fibra. Sapevo che era un pezzo forte, ma non mi immaginavo che avrebbe potuto avere tutto questo successo. Anche in questo caso la chiave è stata la credibilità e anche Tommaso dei TheGiornalisti è stato straordinario. Pop Music di livello incredibile.
Qualche anno fa eri frontman della band Le Strisce e recentemente hai ottenuto successo come autore. Ora… ci metti la faccia e sei solo. Pensi che ci sarà un cambiamento nel tuo atteggiamento musicale?
Io la faccia ce l’ho sempre messa. Io vengo da una gavetta violentissima e quando per anni frequenti i palchi e le situazioni più disparate non puoi non metterci la faccia. Faccio questo mestiere da 15 anni e non credo che il mio atteggiamento cambierà. Di sicuro le esperienze e le collaborazioni faranno mutare il mio approccio, ma più che altro dal punto di vista della scrittura.
Comunque dal garage, al pub, alla birreria, al palazzetto la faccia ce la metto sempre. Sicuramente ciò che ho fatto come autore mi ha permesso di far accendere un po’ di luce sul mio progetto come cantante e visto che ultimamente scrivo moltissimo, questo mi permetterà di dedicarmi a sviluppare più idee a nuove forme e contaminazioni.
Come valuti l’attuale situazione musicale della tua città? Esiste ancora una “scena napoletana”?
A me non piace mai parlare di scena napoletana, scena romana, scena bolognese, scena milanese. La musica e musica e ben poco contano i confini. Soprattutto adesso. Magari la provenienza conta per una band che si identifica con una città, ma ormai è cambiato anche questo tipo di approccio. Per fortuna in Italia si stanno livellando le cose.
A Napoli c’è il fenomeno Liberato che canta canzoni in dialetto napoletano, ma che hanno un pubblico che è ormai nazionale.
La musica oggi è aperta ed è importante farsi contaminare e scrivere bene.
Napoli comunque vive una bella situazione. Ci sono, per esempio, i Foja o Giovanni Truppi che è un carissimo amico.
Ciò che più conta è che l’Italia ha voglia di musica e ultimamente è scoppiata la voglia di scoprire talenti anche nel sottobosco e ci sono più possibilità di entrare per tutti.
Nel 2011 con Le Strisce hai sfiorato il Festival di Sanremo. Più volte fu detto che la vostra era la canzone più bella di quell’edizione e nonostante ciò all’ultimo non andò come previsto. Ora, in vista delle audizioni per il Festival 2018 come ti senti?
Mi sento come allora. Sanremo è una bellissima vetrina e sarei felicissimo di portarci una mia canzone, ma credo che il Festival sarebbe solo un’occasione per far ascoltare la mia musica. Non voglio che il mio percorso musicale sia legato ad una sola situazione. Se ci vado, bene, ma nella mia carriera ho ricevuto tante porte in faccia e una in più non farebbe la differenza. Perchè faccio musica e va bene così.