2 Aprile 2020
di Interviste, Recensioni
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2 Aprile 2020

Intervista a Dolcenera: “Non sono controtendenza, sono semplicemente libera”

Si parla del nuovo singolo, "Wannabe", con Laioung, di Sanremo e dell'esordio musicale avvenuto quasi per caso

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Dolcenera intervista a cura di Fabio Fiume.

Intervistare Dolcenera ( per me è stata la prima volta ), si è rivelata una sorpresa uguale a quando ti arriva una sua cartolina digitale; quando infatti mi arrivano i suoi brani, non so mai cosa aspettarmi.

Sono però certo sempre di una cosa: mi piacerà o meno, lei sarà sempre capace di raccontarmi qualcosa di nuovo con la sua musica, di non somigliare mai a sé stessa, meno che mai alle altre cantautrici.

Il nostro chiacchiericcio, che parte forse un filo prevenuto ( da parte sua ), ma che dopo appena due minuti diventa una valanga di aneddoti, risate, fatti nostri che quasi mi sembra di conoscerla da sempre.

Il pretesto per incontrarla e permetterle di raccontarsi a noi in maniera curiosa è l’altrettanto curiosa nuova uscita Wannabe, singolo che l’avvicina a sonorità rap/trap, che la vede collaborare con una delle figure in veloce ascesa del settore, cioè Laioung.

La curiosità è chiaramente da dove arrivi questo ennesimo cambiamento, questa nuova virata di stile, che è, a mio avviso, intraprendenza artistica che sfida le paure di un risultato magari contrario, se ne sbatte a dire il vero, in favore di una cosa di cui l’artista dovrebbe essere sempre sano portatore: la libertà…

Dolcenera intervista

Wannabe è in realtà stata scritta nel 2018, nello stesso periodo di Un Altro Giorno Sulla Terra. E’ rimasta per un po’ nel cassetto…” così esordisce Dolcenera nel parlarmene.

Mi sfugge qualcosa, ma nel 2018, tu già ti muovevi su questo territorio musicale?

Non so se ricordi, era un momento in cui mi divertivo via social a realizzare cover di pezzi rap e trap…

Si è vero…

… e la cosa, nata davvero per gioco, è diventata virale. In questo modo ho conosciuto comunque diversi protagonisti di quella scena e tra questi con Laioung è nato subito un feeling, tanto da iniziare una collaborazione. E’ un artista che stimo.

Cosa ti ha colpito in particolare di lui?

Il suo essere autentico e multietnico.

Nell’inciso dici una frase che mi ha colpito in particolare: “non credo ai miracoli”. Quali sono i miracoli in cui non credi?

Non credo nella salvezza che arriva dal cielo. Non parlo di fede però. Parlo delle persone che credono sempre che ad aiutarli arrivi qualcuno e non s’impegnano invece in prima persona, non ci provano abbastanza.

Sono loro quindi i Wannabe?

Si. Anche coloro che si accodano, perché hanno paura di sentirsi diversi. Non bisogna invece avere paura di essere se stessi.

Questa è la tua ennesima evoluzione musicale…

Cerco semplicemente di fare ciò che mi piace. Non faccio calcoli, ma solo ricerche.

Pensa che più volte mi è stata proposta una gabbia d’oro per entrare nel sistema di quelli che ci sono sempre. Sarà però stato forse per ragioni karmiche, ma quando ho percepito che attorno a quell’oro c’era appunto la gabbia, ho sempre girato i tacchi per tempo.

Questo ti sarà costato non poco però?

Perché? Io non ho mai sentito l’esigenza d’esserci per forza. Non ho mai desiderato, nemmeno da bambina, di fare la cantante.

La domanda arriva spontanea allora: come è che è arrivata la musica nella vita di Dolcenera?

L’esigenza di esprimermi si è sempre manifestata in musica. Ho sempre suonato e scritto su ciò che componevo.

Poi negli anni 90, in una delle prime chat che comparivano su internet, su un social musicale ( presumo MySpace ndr ) incappai in uno che ascoltò alcune cose che avevo pubblicato. Non sapevo facesse il produttore.

Mi chiese comunque se mi andava d’iniziare una collaborazione con lui. Dissi di si, ma non pensavo mica di arrivare da qualche parte…

Ed invece?

Invece mi fece ottenere dei lavori in televisione, come corista, come arrangiatrice di voci. Uno di questi lavori è stato La Notte Vola, la trasmissione sugli anni 80 presentata da Lorella Cuccarini.

Poi è arrivato Destinazione Sanremo e da lì poi il vero e proprio Festival, tra l’altro vinto con Siamo Tutti Là Fuori, il tuo primo successo. Una volta per tutte, però, vogliamo dirlo perché, come regolamento avrebbe voluto, non hai partecipato tra i big l’anno successivo?

Perché arrivò una nuova direzione ( Tony Renis ndr ) che se ne fregò della regola non scritta e semplicemente non mi prese. Io ero già pronta.

Eppure quello fu un festival con diversi problemi per mettere assieme il cast; pochissimi big liberi da contratti con le major e tantissime nuove proposte in un girone unico. E Dolcenera che voleva esserci no?

E Dolcenera no! Sinceramente poi non mi ricordo nemmeno chi ci fu in quel Festival.

Il pezzo pronto era Mai Più Noi Due?

Per Sanremo? No! Era Il Mondo Perfetto, che poi all’album in cui era inclusa Mai Più Noi Due diede il titolo.

Parliamo proprio di Mai Più Noi Due, che può considerarsi nella tua carriera il pezzo della svolta. Ma tu quando l’hai composta, incisa e poi proposta all’interno di MusicFarm, ti eri resa conto della sua potenza?

Assolutamente no, davvero. Ma non perché non mi accorgessi delle reazioni degli altri, anche dei colleghi stessi lì, ma perché ero decisamente immatura.

In realtà io sono sempre stata un po’ immatura, nel senso che non ho mai viaggiato al pari con i miei anni. All’epoca ne avevo già 27, ma non ero assolutamente una ragazza di 27 anni.

Però oggettivamente quel pezzo è diventato un evergreen. E’ stata una ripartenza velocissima.

Come decidi a quale brano dare il peso di lanciare un nuovo progetto discografico, è un lavoro di team o preferisci far da sola?

Faccio da sola. Mi prendo sempre le mie responsabilità.

E che tecnica usi?

Scelgo il pezzo in base a quale rappresenti di più tutto quello che ho creato come discorso nell’album.

Pensa che a volte ho scelto canzoni che sicuramente erano meno d’impatto rispetto ad altre contenute nel disco. Ma non riesco a farmene un problema. Voglio sempre sentirmi rappresentata.

Ho persino fatto un Sanremo con un brano come Ora O Mai Più che è tutto il contrario di quello che si cerca nella canzone italiana.

E cosa si cerca nella canzone italiana?

Una riconoscibilità facile, un inciso che apra, che si lasci canticchiare subito. Quel pezzo invece proprio nell’inciso implodeva. Aveva poi all’interno il gospel che di certo non ci appartiene.

Eppure mi ha dato grande soddisfazione suonarlo li, con tutta l’orchestra. Addirittura non ricordo chi mi fece un complimento bellissimo…

Cioè?

Che sembravo un’ospite straniera.

Manu ( ormai siamo in confidenza ndr… ), ti sei mai chiesta come mai la gente, i fans in particolare, ogni anno vorrebbero vederti nella lista degli artisti a Sanremo?

Beh li capisco. Proprio perché sono una che tende a sparire, a stare anche diverso tempo senza esserci. Ripeto però, non ne sento strettamente il bisogno.

Però per i fans è anche ovvio che ti vogliano vedere sul palco più guardato d’Italia, in una settimana dove non si parla d’altro. Quelle luci, quel palco, quel glamour, è chiaro che volendoti bene, vogliano vederti alla ribalta…

Sento che c’è un però…

Però a me il meccanismo non riesce a piacere più. Si scontra con quello che io ricerco. Di certo quando ci ho partecipato l’ho sempre voluto io, ma adesso… Mi rendo conto di sembrare in controtendenza ma non lo sono.

Cosa intendi?

In controtendenza è chi non guarda alla realtà. Io invece mi sento libera, che è diverso.

Il tuo nuovo disco esce in Autunno?

E chi può saperlo? Il nuovo disco è pronto da due anni, come Wannabe. In questo tempo si è tramutato, si sono aggiunte cose, altre sono rimaste, ma c’è, è pronto.

Solo che dicono che gli album non servono più, servono i singoli. Si vuole ogni tanto una canzone nuova… figurati.

L’Estate scorsa sei uscita con un singolo intitolato AmareMare in collaborazione con GreenPeace. Avendo la possibilità di entrare nel loro mondo, cosa hai capito?

Non uso eufemismi: siamo nella merda! Ha detto bene il Papa nella sua omelia. Ma pensavamo davvero di poter continuare ad essere sani in un mondo malato?

Questa cosa che sta accadendo mette tutti alle strette, non può esserci davanti sempre l’economia, senza fregarsene di ciò che succede.

Hai letto i dati che vogliono che nel mondo, da quando siamo paralizzati, l’inquinamento si è ridotto non poco?

Certo, persino che a Venezia sono arrivati i delfini. Ma anche qui ( Dolcenera è Pugliese ma risiede a Firenze ndr… ) l’aria è pulita, si vedono uccelli che prima non c’erano. Questo è un fatto.

Inevitabile chiedere come stai vivendo la “reclusione” forzata?

Come tutti, con la paura che anche se stai bene non sai se per caso sei portatore sano, se puoi far del male a chi vuoi bene semplicemente vedendolo e quindi rispetto le restrizioni.

Certo è stato un po’ più difficile farlo capire ai miei o ai genitori del mio compagno, che anche se gli si fa la spesa, più di lasciargliela sul pianerottolo non si può. Ci stanno facendo l’abitudine pure loro.

Tu sei nota pure per essere una che non le manda a dire! Come va con Marracash e Anna Tatangelo?

Che mi è dispiaciuto troppo con entrambi. Marra l’ho sempre trovato figo; è stato solo un misunderstanding. Ma anche con Anna.

Avevo ripromesso a me stessa di non farmi tirare più dentro il gossip, da quel lontano 2005 ( anno di MusicFarm… ndr ), ed ero stata abbastanza brava.

Poi m’invitano in televisione e “bam”, una domanda stupida ed una risposta fraintesa sono diventate cibo per un certo “giornalettismo” sempre a caccia di uno scoop da creare ad arte, di una rivalità. Ma con Anna non c’è nessuna rivalità, nella maniera più assoluta.

Concludo sempre, in maniera un po’ “marzulliana”, cosa non ti ho chiesto in questa nostra chiacchierata, che invece ti andrebbe di far sapere ai nostri lettori?

Che sono una cantante davvero per caso. Che non sgomito per esserci, che è fondamentale per me essere libera e credere in quello che faccio, sentirmici rappresentata. Ma credo che tutte queste cose le abbiamo dette già…