A meno di un anno di uscita dal suo album d’esordio La Voce Umana il cantautore milanese Francesco Sacco è tornato venerdì 16 aprile con il singolo Pioggia d’aprile, un brano che, senza temere i tabù, grida alla voglia di riprendersi la propria vita e di sfogare tutte le energie accumulate durante quest’anno di restrizioni.
Per l’occasione All Music Italia lo ha intervistato per farsi raccontare la storia di questo brano e per farci spiegare un po’ meglio lo sfaccettato mondo in cui vive e lavora.
Pioggia d’aprile, il tuo nuovo singolo, è ricco di riferimenti letterari, e allo stesso tempo è contaminato di suoni e influenze molto diverse. Raccontaci come è nato questo brano!
Pioggia d’aprile è un brano nato come sfogo, un flusso di coscienza legato a vicende personali degli ultimi mesi. In generale le mie canzoni sono molto autobiografiche, quindi anche la mia scrittura ha accusato il colpo di una vita sociale ridotta ai minimi termini. Poi è successo qualcosa leggendo una quartina di Omar Khayyam, il poeta persiano che nomino anche nel testo, caro anche a Guccini, che lo cita in Via Paolo Fabbri 43. Una voce così lontana da noi ma così contemporanea, che incita a un vero e proprio risveglio sensoriale: bevete, fate l’amore, godetevi la vita. Questa lettura ha in qualche modo “tolto il tappo” al mio bisogno di raccontare: né è uscito questo fiume di pensieri, desideri ed esperienze, che ho immediatamente messo in musica. Una gestazione molto veloce, liberatoria.
Come lo inquadri rispetto al tuo album d’esordio “La voce umana”?
Lo vivo come un prosieguo molto naturale. Negli scorsi mesi ho scritto anche cose molto diverse dai brani contenuti ne “La Voce Umana”, mentre questo riprende molte cose presenti nel disco. Una specie di condensato, un brano di transizione che mi porterà in altri luoghi: c’è tanto cantautorato, tanto vissuto, ma anche elementi nuovi, come un ritornello molto presente, cosa che avevo quasi evitato nel disco precedente. Credo sia un brano apparentemente più semplice, ma che contemporaneamente offra la possibilità di scavare ancora più a fondo.
Com’è nata la collaborazione con Alessandro Deidda de Le Vibrazioni per questo singolo? Con chi ti piacerebbe collaborare della scena italiana?
Ale è innanzitutto un amico, quindi è nato tutto in modo molto naturale: lui è uno di quei musicisti duri e puri che vive con lo strumento in mano, nel suo caso le bacchette. Ha sempre voglia di suonare, anche dopo otto ore di studio, quindi nascono continuamente jam session, improvvisazioni, idee. Nel caso di questo brano gli ho fatto sentire il provino praticamente finito ma ancora con una batteria midi, gli è piaciuto e il giorno dopo mi ha mandato tre linee di batteria diverse. Essendo tutte molto belle non è stato facile scegliere, per cui in certi parti di strofa ci sono due linee sovrapposte. Della scena mi piacerebbe molto collaborare con Francesco Bianconi dei Baustelle, uno chansonnier molto coraggioso e raffinato, oppure con Morgan. In generale mi piacerebbe confrontarmi con i gradi autori della generazione precedente.
Club e teatri sono ancora chiusi. Hai detto che più volte hai dovuto rimandare il tour. Inoltre fai parte anche del collettivo “Cult Of Magic” con tua moglie Giada Vailati. Quale credi sarà il futuro della cultura in Italia nei prossimi mesi? Le persone torneranno ad andare ad ascoltare live, al teatro, al cinema?
Ovviamente è un augurio che ci facciamo tutti: l’assenza di live ha creato mancanze immense, i certi casi veri e propri problemi di sussistenza. Sicuramente ci auguriamo un futuro prossimo regolamentato nel quale si possa riprendere presto a lavorare: in fondo rispettare le norme è molto più facile in un teatro o in un cinema piuttosto che in un supermercato. Ci auguriamo che le istituzioni siano ragionevoli in questo senso e che potremo presto tornare a fare spettacoli dal vivo.
Oltre alle arti performative hai anche un’esperienza come musicista nel campo della moda. Com’è stato lavorare per brand del calibro di Marni e Rambaldi? Come è diverso il processo creativo tra il Francesco solista del singolo e il Francesco compositore per performance e spettacoli?
Sono due persone diverse che ogni tanto si incontrano: il Francesco cantautore si esprime innanzitutto con le parole, l’altro usa solo note, suoni, accordi. Comporre per performance e spettacoli è sempre molto stimolante, e nel mio caso c’è sempre alle spalle un processo drammaturgico in cui il senso viene prima del risultato.
La moda invece è più veloce e parla un’altra lingua ancora. Un incontro molto bello è stato quello con Luz Maria Jaramillo di Marni, che è diventata un confronto davvero importante. In generale tutto ciò che non è catautorato.
Foto di Giovanni Battista Righetti