È uscito venerdì 4 settembre in tutti i negozi di dischi e digital store Niente che non va, il nuovo album di inediti di Coez, anticipato dal singolo La rabbia dei secondi, che ha ricevuto in poche ore un riscontro incisivo da parte di pubblico e critica a colpi di like e commenti.
Un album nuovo, dalle sonorità innovative che prende le distanze dai precedenti e segna in maniera definitiva il passaggio da rapper a cantautore.
Per questa occasione Coez ha incontrato alcuni esponenti delle maggiori testate online di settore, per raccontare questo cambiamento, le prime impressioni, le speranze, i progetti futuri e cosa rappresenta per lui questo nuovo progetto.
Noi di All Music Italia eravamo presenti e vi proponiamo un resoconto esclusivo di questa chiacchierata esplosiva con il cantautore.
Siamo a Milano, negli uffici di Carosello Records la casa discografica dell’artista, si prospetta una conversazione tra pochi, quasi intima: ci siamo noi, Coez e l’ufficio stampa. Visibilmente emozionato, con l’incognita di un’esperienza nuova anche per lui, il desiderio di raccontare e di raccontarsi, la voglia di riscatto da un periodo buio e contaminato da demoni con i quali ha forse imparato a convivere. Iniziamo un gioviale scambio di battute per metterci tutti a nostro agio.
Qual è stato il cambiamento tra l’album precedente Non erano i fiori e Niente che non va?
Diciamo che il primo era un album che ho scritto dopo un periodo un po’ cupo, superato quel periodo ho iniziato a scrivere una parte delle cose che mi avevano fatto stare male e ne è uscito un disco non dico negativo, ma sicuramente con un po’ di rancore dentro. In questo nuovo album c’è invece una presa di coscienza, che vuole testimoniare il superamento di determinati ostacoli. Da qui il titolo Niente che non va: c’è una doppia negazione che verte al risultato positivo finale, i pezzi strappa lacrime assumono una posizione diversa all’interno del disco rispetto al precedente.
Perché non scrivi mai niente di positivo?
Perche fondamentalmente quando scrivo c’è sempre qualcosa che mi da’ noia o comunque mi fastidio e allora ne parlo, magari in futuro imparerò a scrivere qualcosa di positivo, però non mi ci vedo… come diceva Tenco “quando sono felice non scrivo, esco”.
Ad esempio mi viene in mente Jovanotti, che in Italia è uno dei pochi che riesce a catalizzare tutta la positività, lui ha scritto Ti sposerò, mentre io Ti sposerai.. tu, non io! (risata generale ndr)
Il primo estratto è la rabbia dei secondi, ti senti un secondo o un primo?
Penso che tutti a volte ci sentiamo l’uno o l’altro, è proprio la condizione umana generale che porta a guardare quello che sta meglio di te e in quel caso automaticamente diventi secondo. Il brano vuole essere una critica a chi vuole essere sempre il primo, anche se a volte devi essere disposto a passare sopra a determinate cose, alla tua etica ad esempio. Quindi diciamo che è sia la rabbia del secondo che un’analisi del primo, con sicuramente una voglia di riscatto, che è il motore che fa fare molte cose.
.. se sei terzo forse vivi meglio, tanto saresti comunque arrivato 2 volte secondo, quindi sei meno arrabbiato e più leggero del secondo.
Passando al terzo brano: perché niente di che è peggio di niente?
Perchè è proprio peggio di niente, è bruttissima come epressione. Questo testo è uno dei primi scritti a cavallo tra i due album e forse è rimasto un po’ di veleno da sputare. È un po’ cattivello, un po’ stronzo in generale.
In Con le tasche leggere parli di qualche demone che sei riuscito a scacciare. Ma quali sono i demoni di cui ti sei liberato davvero rispetto al primo album e che ti hanno reso un po’ piu leggero?
In realtà uno non se ne libera, semplicemente ci si abitua conoscendoli e conoscendoti meglio. I periodi bui ti fanno prendere più consapevolezza. La stessa copertina del CD, un po’ criticata per essere così colorata, così pop… è stata ideata proprio per renderla più leggera grazie anche all’espressione piu rilassata nonostante i mostri ci gravitino intorno. La forma cartoon è a testimonianza di questo.
L’aereo è casuale?
No, rimanda al brano jet, all’interno del disco, che ha un testo più positivo, perchè ci sono cose positive all’interno dell’album (ride ndr).
Abbiamo letto una dichiarazione dove racconti che il disco era pronto da tempo, ma temporeggiavi per la pubblicazione in attesa di un pezzo bomba inaspettato. Questo pezzo è Niente che non va?
No, in realtà l’ultimo pezzo scritto è Dove finiscono le favole, uno dei miei preferiti, che si discosta da tutto quello che ho fatto in precedenza. Dopo questa mi sono detto: ok ora il disco può andare. Niente che non va invece l’avevo scritto tempo fa, ma ha preso forma quasi in fase di mixaggio, non ero pienamente convinto, non trovavo la giusta intenzione e in fase di mix insieme al mio produttore Ceri, è diventato un altro pezzo, che ti buca.
Ovviamente ho eliminato parecchi pezzi prima.
Tornando a Ti sposerai, hai usato la Kalimba, strumento a cui sono particolarmente affezionata avendo intervistato in passato dei produttori artigianali, mi chiedevo come un ex rapper sia arrivato a queste sonorità, a questo strumento?
È assurdo, eravamo a Trento da Stefano Ceri per una settimana che si è rivelata altamente produttiva e una mattina al risveglio un po’ in hangoover iniziamo a scherzare su un giro di accordi che aveva fatto lui e che sembrava una cosa troppo lontana, una gag solo per noi. Stefano ha avuto questa idea ed io matto ho accettato iniziando a scrivere la prima strofa con un beat diverso dall’attuale. In quel mood l’ho presa alla leggera, tanto sarebbe rimasta tra noi… un pezzo lasciato proprio a casa sua senza pensieri a riguardo. Tornato a Roma dopo una settimana invece ci sentiamo perchè forti della buona riuscita del pezzo lo abbiamo inciso. Sono contento dei postumi perchè da lucido probabilmente non avrei mai dato spazio ad una proposta del genere.
Quindi un ex rapper ci arriva così.. coi postumi (ride ndr).
Utilizzo il termine ex rapper perché il grande pubblico ti conosce come tale essenzialmente, quindi ho pensato a come sia possibile che ci sia arrivato..
Infatti è una follia inaspettata. Quando un’idea è talmente folle da stare in piedi non puoi che abbracciarla. C’è tanto di mio dentro, mi rispecchia.
Costole rotte, in una dichiarazione ti rifai alla tragedia di Stefano Cucchi, perchè tra tutti i fatti di cronaca proprio questo?
A Roma questa notizia è stata devastante, quando è successo facevo il microfonista/assistente di studio e quel pomeriggio hanno proiettato le immagini su questi schermi giganti. All’inizio non capivo nemmeno cosa stesse succedendo, non mi era mai capitato di vedere immagini così crude, non ero abituato. Uscita la notizia, i social network e alcuni miei colleghi si sono accaniti per esprimere il proprio dissenso: un ragazzo mio coetaneo, la storia drammatica della sorella, l’ospedale, le forze dell’ordine… è una storia profondamente triste e rispetto ad altri casi risolti, qui c’è ancora troppa omertà, troppo silenzio. E quel giorno, ho riproposto a Ceri un ritornello già pronto, non su Cucchi in realtà, ma generico.. una volta in studio le altre strofe sono uscite naturalmente e abbiamo deciso di incidere visto il potenziale.
Domande e risposte si susseguono naturalmente, qualche risata si alterna a momenti più seri e passiamo a domande più dettagliate su Coez come artista.
Sei diventato un cantautore a tutti gli effetti, ma in caso questa strada non avesse dato buoni risultati avevi pronto un piano B?
Penso che il piano B nella vita sia sempre alle porte, in ogni caso lavorerei come autore. Prima di firmare con Carosello Records mi sostenevo con altro, in ambito televisivo, al momento porto avanti un percorso parallelo, dando comunque priorità alla carriera artistica, dove do’ ad altri artisti il mio contributo come autore.
Rimarresti dunque in ambito musicale?
Decisamente sì, è la mia strada.
L’8 settembre ci sarà un live insieme a Clementino, Ensi e Ghemon accompagnati dalla Urban Orchestra di Milano, hai sensazioni riguardo a questo connubio, diciamocelo, insolito?
Speriamo bene, ho sentito gli arrangiamenti e mi hanno entusiasmato, è un’esperienza sperimentale nella quale ci siamo tuffati a capofitto. Ci saranno delle sorprese, altro non posso dire.
Da cosa nasce l’idea? Da chi è arrivata la proposta?
Mi ha chiamato un giorno Ensi per coinvolgermi ed ho accettato da subito perché c’è grossa curiosità.
Del passaggio da rapper a cantautore abbiamo già parlato, ma perchè hai apparentemente lasciato la scena rap?
In realtà non ho mollato del tutto la scena rap, continuo a scrivere e a fare featuring con artisti come Marracash, Gemitaz, Achille Lauro, tutti della scena hip hop, ai quali penso sia venuta ancora più voglia di una collaborazione dopo aver ascoltato il cambiamento a cavallo tra i due album. Ho poi collaborato all’album di Lucci con molte mie strofe rappate.
Ad oggi per me fare un disco interamente rap risulterebbe molto difficile, il genere è più vincolante con un linguaggio giovanissimi e visto che mi piacerebbe mantenere questa carriera per i prossimi 10/15 anni, preferisco incidere brani come La rabbia dei secondi, che riproposto in futuro non stonerebbe.
Una scelta che si ricongiunge alla tua maturità generale quindi?
Sì, anche se fondamentalmente sono ancora un cazzone, la strofa funny ogni tanto mi viene voglia di scriverla e se sento una base rap di un amico che mi piace gli chiedo di poterci scrivere sopra. Non ho nessuna sorta di risentimento per il genere, anzi, solo che se devo fare un progetto ufficiale mi da’ più soddisfazione portare un genere personale che in Italia ancora non si è sentito.
Ci sono collaborazioni che ti piacerebbe diventassero realtà?
Sto ottenendo grandi soddisfazioni da quelle attuali, dal duetto con Marra alla collaborazione con la Machete su un pezzo di Salmo, Non esco mai con Jack the smoker e Mondo Marcio, fino a Gemitaz & Madman con cui collaboro da anni. Magari con Guè mi piacerebbe un duetto, perchè lo vedo più in linea con il mio stile.
Per inciso: mai condannato quelli bravi a rappare, qualsiasi cosa scrivano.
E che feedback ti aspetti da un pubblico abituato ad un altro Coez?
Il nodo dolente l’abbiamo superato con il disco precedente, che conteneva tutte le informazioni necessarie per capire che c’era in atto un cambiamento, in questo nuovo album è ancora più lampante.
Magari domani faccio comunque un disco rap..
Nel cantautorato contemporaneo c’è invece qualcuno che ti incuriosisce?
Dente, Brunori, Le luci della centrale elettrica, Levante, con artisti più maistream probabilmente non duetterei, fondamentalmente non mi piace si attengano ad un genere quasi a sé ormai, anche a livello di produzione e testi, al contrario di cantautori come Rino Gaetano, che passava da un testo arrangiato in chiave cupa come Mio fratello è figlio unico ad un brano più solare e spensierato come Gianna.
Ci tengo al fatto che il mio progetto sia definito musica italiana, seppur contaminato da sonorità e testi contrastanti tra loro. Proprio perché si dice che si sia già fatto e sentito tutto, devi inserire elementi nuovi. Si devono mischiare un po’ le carte.
L’intervista giunge a termine, ma c’è un ultima curiosità che non mi faccio scappare: tra tutti questi artisti, chissà se ci sarà una collaborazione femminile in progetto, la risposta giunge immediata ed è negativa, niente fanciulle al momento per Coez.
Insomma, tante collaborazioni rigorosamente maschili, progetti a lungo termine e suoni sempre più ricercati e innovativi, torno a casa con la certezza che Coez ci riserverà grandi soprese.